Esistono luoghi della mente che racchiudono strati emozionali dei ricordi, un humus emotivo informe da cui affiorano i pensieri come effimere apparizioni che scompaiono, così come il senso della poesia che si percepisce anche senza spiegarla. Un’intima emozione quasi inafferrabile, un attimo di percezione sfuggente.

Brani di vissuto e stati d’animo che Federica D’Amato cerca di racchiudere, ordinare come il poeta fa con le parole, entro geometrie; struttura razionale che circoscrive gli elementi visivi – tessuto, boccioli e petali di rosa – attraverso cui l’artista cerca di dare concretezza a qualcosa di intangibile, sospesi su un fondo dove il colore è steso lasciando intravedere l’altro che c’è sotto. Una superficie cromatica vibrante, strati di colore lasciati dal tempo per impedire che anche le sensazioni più intense sbiadiscano. La mente instancabilmente le ricerca, deve fermarle perché restino immobili, immutabili e quindi perfette: “ è quel momento, quella rosa che va’ colta “.