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Dal mondo

Paesi Bassi, società di comodo
partita aperta per 4.500 miliardi

I dati sui flussi finanziari che utilizzano l’Olanda come tappa intermedia per sfuggire al Fisco globale

mappa paesi bassi
Nel 2016 erano 4.500 i miliardi detenuti nei Paesi Bassi da società finanziarie “speciali” (Sfi, Special financial institutions), quelle aziende multinazionali che hanno spesso solo un indirizzo e nessuna reale operatività all’interno del territorio statale. Il dato relativo alle “letter box companies” rientra tra le informazioni contenute nel rapporto realizzato dalla Seo Amsterdam Economics per conto del Ministero delle Finanze olandesi. In seguito alla pubblicazione dello studio, il governo dei Paesi Bassi ha aperto spiragli sulla lotta all'elusione fiscale. La prima mossa riguarda una piccola fetta di quei 4.500 miliardi: 22 miliardi verranno riportati a tassazione a partire dal 2021 attraverso l’applicazione delle ritenute alla fonte su interessi, royalties e dividendi. La situazione però è più complessa di quanto potrebbe apparire e cambia significato a seconda del punto di vista da cui la si guarda.
 
Il flusso di dividendi, royalties e interessi
La Seo ha censito nei Paesi Bassi un totale di 15.000 aziende (dati relativi all’inizio del 2018) che rientrano nella definizione di Sfi. In pratica sono tutte quelle società con un proprietario straniero e la preminente funzione di facilitare lo scorrimento dei flussi finanziari provenienti dall'estero (sotto forma di dividendi, interessi e royalties) per farli poi confluire in altri Paesi. Sulla base dei dati tratti dai bilanci presentati nel 2017, è risultato che queste aziende gestiscono flussi finanziari per 4.500 miliardi di euro. Di norma le imposte vengono applicate solo per i pagamenti effettuati per i dividendi, gli interessi e le royalties, che nel complesso  ammontano a 199 miliardi di euro. Pertanto, è questo il flusso di denaro che, su mandato del Ministro dell’Economia, la Seo ritiene debba essere esaminato attentamente. C’è da dire che la stragrande maggioranza di questi spostamenti di denaro, per un importo pari a 177 miliardi di euro, lascia i Paesi Bassi per raggiungere Paesi in cui si applicano aliquote ordinarie (non di favore), come gli Stati membri dell'Unione europea e gli Stati Uniti. Gli altri 22 miliardi, invece, si dirigono verso giurisdizioni a bassa tassazione in modo da ridurre o evitare la tassazione. Sono questi i miliardi su cui si sta aprendo una prima timida partita.
 
199 miliardi in movimento
Le ragioni perché 177 miliardi di euro attraversano i Paesi Bassi e si indirizzano verso altri Paesi dell'Unione europea e verso gli Stati Uniti non sono affrontati nel report. Un comunicato del Ministero delle Finanze olandese ipotizza che dietro ci sia la volontà di attuare una strategia di elusione fiscale. Lo stesso Ministero ricorda che la comunità internazionale sta affrontando questo problema attraverso le disposizioni anti-abuso e lo scambio di informazioni. Ciò che il Consiglio dei ministri di Amsterdam ritiene inaccettabile è quella quota di denaro che attraversa i Paesi Bassi con destinazione le giurisdizioni a bassa  tassazione, poiché ciò significa che quasi nessuna tassa viene prelevata su questi capitali né in Olanda né altrove. Al governo olandese quindi interessano 22 miliardi di euro che eludono l’erario. Al resto del mondo dovrebbero interessare i restanti 4.478 miliardi.

Soluzioni locali a un problema globale
Per quanto riguarda i 22 miliardi che al momento viaggiano al riparo delle imposte, pertanto, a partire dal 2021 il Fisco dei Paesi Bassi applicherà una ritenuta alla fonte su interessi, dividendi e royalties. Per fugare eventuali dubbi, un portavoce del governo ha precisato che una cosa sono le aziende che contribuiscono all’economia dello Stato (che sono le benvenute), un’altra quelle che si servono dell’Olanda esclusivamente per trasferire denaro in paradisi fiscali. L’applicazione della ritenuta alla fonte, a parere del ministero delle finanze di Amsterdam, è il sistema per affrontare le pratiche elusive in maniera mirata.
Che il problema non può che essere affrontato a livello europeo è però dimostrato dalle iniziative legislative presentate dalla Commissione a fine aprile di quest’anno. Destinatarie della controffensiva di Bruxelles le società registrate in uno Stato che svolgono l’attività economica in un altro territorio (allo scopo di ottenere illeciti vantaggi fiscali). Come ha ricordato la Commissione, sono 17 gli Stati membri dell’Unione che forniscono una procedura completamente online per la registrazione delle società. In caso di approvazione del nuovo quadro normativo da parte del Parlamento europeo, le aziende potranno registrarsi e creare nuove filiali ricorrendo a un registro telematico valido per tutti gli Stati membri. Allo stesso tempo le nuove regole europee dovrebbero permettere di verificare sia i casi in cui le imprese si spostano per motivi leciti, sia i trasferimenti transfrontalieri attivati per fini meramente abusivi. La partita europea sull’elusione delle società di comodo è solo al calcio d’inizio.
 
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