Spazio colore e profilo colore

La fotografia digitale cattura informazioni dal mondo reale e, per trasferirle su un supporto digitale, le trasforma in numeri. Per poterlo fare occorre un modello matematico di riferimento, e ne sono stati elaborati diversi a seconda dello scopo finale. Li chiamiamo spazi colore.

È possibile convertire le informazioni luminose in valori numerici basandosi su:

  • Una estrapolazione della fisica delle onde luminose;

  • Una estrapolazione biologica della nostra percezione del colore;

  • Una estrapolazione meccanica di come le stampanti utilizzano l’inchiostro per creare i colori.

Gli spazi colore hanno poi bisogno di un profilo colore affinché le informazioni vengano comunicate correttamente tra un dispositivo e l’altro.

Ogni modello è utile per il suo scopo, ognuno con le sue peculiarità.

RGB è un modello di riferimento per il mondo digitale, si serve dei tre colori primari rosso, verde e blu che, con sintesi additiva possono essere miscelati per creare tutti gli altri colori. Il modello di sintesi additiva prevede che l’unione dei tre colori primari generi il bianco, poiché l’unione dei colori aumenta anche la luminosità del monitor; il modello RGB infatti è utilizzato dai monitor e dai display dei nostri device e le nostre fotocamere producono immagini adatte a essere riprodotte con questo metodo.

La quadricromia, CMYK, è un modello basato sulla sintesi sottrattiva: l’inchiostro assorbe la luce, quindi più colore adoperiamo, più scura sarà l’immagine. Il modello prende piede dall’assunto che lo standard per le stampanti commerciali sia una base di quattro colori, ciano, magenta, giallo e nero, che vengono miscelati per ottenere gli altri colori.

Esistono molti modelli differenti: Lab è un modello che simula la capacità umana di percepire il colore, per questo motivo è uno spazio colore estremamente ampio. Photoshop utilizza lo spazio CIELAB per convertire un’immagine da un profilo RGB a un altro, e utilizza CIE XYZ per convertire da un profilo RGB a uno in quadricromia, perché la vastità dello spazio colore a disposizione garantisce una transizione migliore.

Dunque possiamo affermare che uno spazio colore è una implementazione di un modello matematico riguardo al colore che piò essere reso digitalmente in una immagine, mentre un profilo colore è un modello numerico di uno spazio colore. In sostanza, uno spazio colore (RGB, CMYK) è un recipiente, mentre un profilo colore è un manuale di come i colori all’interno del recipiente devono essere convertiti, prima di poter passare in un altro recipiente.

Le categorie degli spazi colore

Gli spazi colore possono essere divisi in tre sottocategorie:

  • Di lavoro;

  • Dispositivo;

  • Output.

Spazi colore di lavoro

Gli spazi colore di lavoro sono i più adatti nel caso in cui si debbano svolgere modifiche radicali sui colori dell’immagine, perché consentono una transizione migliore tra i colori di partenza e quelli finali, avendo una gamma maggiore di opzioni per gestire questa transizione.

Adobe RGB (1998) è lo spazio colore di Adobe. Lanciato negli anni ’90, oggi rimane uno degli standard più utilizzati per la sua versatilità. Non è il più vasto, ma consente un buon flusso di lavoro e non appesantisce eccessivamente i file, inoltre funziona sia per 8 che per 16 bit.

ProPhoto RGB è il profilo professionale per eccellenza, include tutti i colori visibili dall’occhio umano e anche di più. Vista la vastità di questo spazio colore, gli 8 bit non sono sufficienti a rendergli giustizia. Il problema di ProPhoto RGB è che il 15% dei colori in esso contenuti non sono visibili dall’occhio umano, il che rende difficile la gestione del colore. Inoltre la conversione in RGB o CMYK può risultare problematica, perché i colori out-of-gamut (fuori gamma) potrebbero essere convertiti in modi inaspettati.

CIELAB è lo spazio colore nativo di Photoshop, in cui luce colore sono gestiti su piani separati. Si tratta di un modello matematico estremamente ampio, che è la base per le conversioni da uno spazio all’altro all’interno dell’applicativo Adobe.

Spazi colore dispositivo

Gli spazi colore dispositivo sono quelli implementati nei nostri device. In sostanza i profili colore RGB dei nostri display, che stabiliscono come i colori vengono visualizzati sul nostro computer o smartphone, oppure il profilo colore della nostra stampante, che stabilisce come viene reso il colore in stampa.

Spazi colore output

Quando una immagine è stata post-prodotta e viene inviata da una persona a un’altra, deve essere convertita dal suo spazio colore di lavoro a uno spazio colore di output, ovvero adatto allo scopo finale.

sRGB è uno spazio colore abbastanza esiguo, spesso associato a dispositivi datati. Tuttavia, dal momento che diversi browser non supportano la gestione del colore – questo è il motivo per cui le immagini scaricate da internet spesso sono prive di profilo colore –, questo spazio è il più adatto per le immagini destinate al web, profittando anche di un peso minore per ogni file. 

Adobe RGB è uno spazio colore più versatile che garantisce praticità di utilizzo e buone possibilità di conversione futura in altri profili. Tuttavia le immagini consegnate in Adobe RGB possono risultare scure o poco sature, se non opportunamente convertite in sRGB prima della messa online.

CMYK si utilizza quando l’immagine deve essere stampata, si tratta infatti di uno spazio colore che simula la resa dell’inchiostro su carta, sostanzialmente prepara la lettura di una immagine per la stampante.

Cosa succede quando troviamo una immagine senza profilo colore?

Generalmente questo accade con le immagini che troviamo su internet, perché i profili colore non vengono supportati dai browser o da certe fotocamere low end.

Generalmente, se ci imbattiamo in una immagine priva di gestione del colore, la cosa migliore da fare è impostare un profilo sRGB: è molto probabile che l’immagine sia stata creata come sRGB, quindi questo profilo non dovrebbe modificarla eccessivamente.

La profondità colore (bit depth)

In aggiunta, dobbiamo misurarci con il fatto che gli spazi colore possono essere subordinati alla profondità colore. Di solito, le immagini con profilo RGB, Scala di grigio, e CMYK contengono 8 bits per ogni canale. Ecco perché si dice che una immagine RGB ha 24 bit (8 bits per 3 canali), Scala di grigio ha 8 bit (un solo canale) mentre una immagine CMYK è a 32 bit (8 bit per 4 canali).

16-bit

Chiamato anche High color, permette ai display di codificare 65,536 colori, che sono abbastanza per la maggior parte degli utilizzi. Profondità colore maggiori vengono impiegate per post-produzione invasiva o render 3D per videogiochi o effetti speciali.

24-bit

Definito True color, permette ai display di codificare 16,777,215 combinazioni di colore.

32-bit

Come per i 24-bit, anche a 32-bit abbiamo 16,777,215 combinazioni di colore, ma grazie al canale alfa è possibile creare gradienti e ombre più realistiche e naturali, sfruttando le opzioni della trasparenza.

Con il canale alfa, a 32-bit possiamo avere 4,294,967,296 combinazioni di colore.

Profondità colore (da 1 a 8 bit)

Ecco la progressione di crescita della profondità colore da 1 bit (2 colori, immagine monocromatica) a 8 bit (256 colori per canale, le immagini RGB che vediamo ogni giorno sui device digitali).

Profondità colore (da 8 a 32 bit)

Questo grafico illustra come la crescita da 8 bit (256 colori per canale) arrivi ai 32 bit (16777216 colori più la trasparenza). Numeri impressionanti.

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