Cos'è "Talk to me" e perché tutti ne parlano?

I registi Danny e Michael Philippou si sono spinti oltre il popcorn movie, ispirandosi al più terrificante horror di tutti i tempi

Cosè Talk to me e perché tutti ne parlano

Non è una novità che i film horror australiani siano tra i migliori, anche perché non hanno paura di spingersi oltre i confini sia della storia che del grafico.

A modo suo il film tratta di possessione dello spirito, resa possibile afferrando una mano accompagnata dall'avambraccio mozzato e incapsulati in ceramica, graffitata con nomi e simboli che suggeriscono una lunga serie di precedenti proprietari. Attraverso un rituale si entra così in contatto con spiriti per 90 secondi, passando attraverso un'esperienza che sembra essere l'ultima frontiera dello sballo assoluto, mentre il resto dei partecipanti assiste attonito alla scena.

Un "gioco" che ha regole molto rigide, per evitare che spiriti malvagi imperversino per il mondo dei vivi, diventando una minaccia, ma qualcuno le infrange scatenando l'inimmaginabile. I presenti si ritrovano così perseguitati da orribili visioni, coinvolti in una possessione che li porterà a chiedersi se sia meglio fidarsi dei vivi o dei morti.

Un espediente che si è rivelato vincente ai botteghini delle sale statunitensi, attirando a sé schiere di giovani spettatori così come di aficionado dell'horror desiderosi di assistere a una storia un po' diversa dal solito, quanto parecchio coinvolgente. Opera che sta già germogliando in franchise, con il secondo film che ha già ricevuto luce verde, scioperi a Hollywood permettendo.

Secondo i registi Danny e Michael Philippou, la scelta di una mano maledetta è radicata nell'esperienza personale. Quando aveva 16 anni, Danny rimase gravemente ferito in un incidente d'auto e non riusciva a smettere di tremare dopo essere stato portato in ospedale, finché sua sorella non si sedette accanto a lui e gli prese la mano.

Parla con me è come L'esorcista per la generazione dei social media, non a caso i registi citano il capolavoro del 1973 del compianto William Friedkin qale fonte di ispirazione. Lo stesso Danny ha affermato che "Le reazioni della madre di Regan sembrano così reali, come il suo tentativo di capire cosa stia accadendo alla figlia. Alla fine soccombe e va in chiesa a chiedere l'esorcismo perché non c'è altra risposta possibile. Ho sempre avuto in mente di cercare di avere personaggi che si sentissero come lei".

Nella tradizione de L'esorcista e altri film horror clamorosamente disturbanti come il più recente Hereditary, Parla con me è ricco di sequenze raccapriccianti tra make-up e l'aiuto del CGI. La coppia di registi però non ha comunque voluto scatenare troppi eccessi, intervenendo in montaggio quando si sono resi conto che stavano virando troppo verso lo splatter.

In definitiva tra demoni, fantasmi e fiumi di sangue, Parla con me è una riflessione sui modi in cui il dolore può cambiare e consumare una persona. Forse anche per questo il film è stato premiato al botteghino e non smette di far parlare di sé. Nelle sale italiane dal prossimo 28 settembre.