Giorgio Montanini: “Non mi faccio sconti. Sul palco mi dipingo una merda”

Arriva la terza stagione di Nemico Pubblico, lo show comico che uccide i luoghi comuni con il sorriso sulle labbra. Fare un figlio, per esempio, non è una cosa speciale. Intervista
Giorgio Montanini “Non mi faccio sconti. Sul palco mi dipingo una merda”
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Se la comicità dei programmi televisivi arranca e costringe a fuggire su Internet per ammirare i grandi classici della stand up comedy, a sghignazzare solo quando si ascoltano le disgrazie altrui e ridere non è diverso dal solletico sotto i piedi, in Italia c’è un nuovo modo per sopravvivere alla domenica sera senza scaricare le serie tv americane. Dal 12 giugno 2016 torna alle 23.30 su Rai3 Nemico Pubblico, la comicità cinica, impopolare e politicamente scorretta di Giorgio Montanini, Francesco De Carlo, Daniele Fabbri, Paolo Lizza e Giovanni Filippetto. Una squadra di autori e stand up comedian che merita piena fiducia dopo l’ottimo risultato delle prime due stagioni e la boccata di ossigeno elargita al desolato panorama dei format comici di questi ultimi anni.

“L’anno scorso c’era già stata un’evoluzione rispetto alla prima stagione e siamo passati da 25 a 50 minuti di trasmissione. Quest’anno il nostro programma è diventato adulto, più che maggiorenne, un uomo di trent’anni risoluto e con una bella consapevolezza di sé,” afferma senza falsa modestia Giorgio Montanini. “C’è una sola candid camera, i monologhi hanno la stessa durata, ma abbiamo inserito un musical satirico in collaborazione con i Bugiardini, compagnia di improvvisazione teatrale, e una vera e propria sit-com per ognuna delle otto puntate di Nemico Pubblico.”

Nemico Pubblico è un programma comico corale?Il lavoro di gruppo da un punto di vista creativo è nettamente superiore al lavoro individuale. Lavorare da soli per quanto uno possa credersi forte è sempre limitante. Insieme creiamo una sinergia forte. Gli autori partecipano al musical, alla sit-com e al resto del programma che è corale, una sorta di nuovo gruppo di Avanzi che alla fine degli anni Ottanta ha creato un nuovo stile di comicità. Trent’anni dopo ci siamo noi, coesi e con le idee molto chiare. Io ci metto la faccia più di tutti, in qualità di protagonista e conduttore, però l’abbiamo scritto a dieci mani.

Credi veramente che dopo Indietro Tutta, sia il programma meglio riuscito degli ultimi trent’anni?Si tratta di un programma comico fatto senza sfarzi con risorse destinate a una seconda serata, ma con tantissime idee e originalità. Qualcosa di mai visto. Non è la fotocopia di tanti format ma un contenitore evoluto che potrebbe essere tranquillamente adatto alle tv americane. Pur non avendo i mezzi di altre emittenti abbiamo sopperito al problema economico, con le idee e il lavoro. Alla fine ci siamo comunque permessi il lusso di fare una sit-com dentro un programma televisivo.

Quale sarà il tema della sit-com?Abbiamo scelto un argomento importante nella vita di una persona: la paternità, vista in chiave comico-satirica. Protagonisti sono tre novelli padri in un reparto di neonatologia nel giorno in cui nasce loro figlio. Non ci sarà nulla di banale. Il nostro tentativo è demolire l’immaginario poetico che c’è dietro la nascita, un evento ammantato di straordinarietà che in realtà è la cosa più ordinaria del mondo. Un momento in cui anche i mediocri, una volta nella vita, possono sentirsi speciali pur facendo una cosa che le persone hanno fatto e fanno da milioni di anni per miliardi di volte. Abbiamo distrutto il luogo comune che fare un figlio sia la cosa più speciale del mondo.

Alle certezze sono sempre preferibili le verità scomode?Non siamo portatori di una verità sana. Abbiamo un punto di vista del tutto opinabile. C’è chi lo approva e chi dice che facciamo schifo. Noi però non lanciamo messaggi. La satira deve assumere un punto di vista originale altrimenti chiunque potrebbe farla, pure mio zio al bar. Se non hai questa marcia in più non sali sul palco. L’importante e ricordarsi che avere un punto di vista originale non significa avere ragione, mai, anche perché non ce l’abbiamo.

Il musical avrà una forte connotazione satirica?Parleremo di aspetti beceri dell’essere umano ma lo faremo cantando e ballando. Le atrocità che usciranno dalla bocca dei cantanti saranno addolcite dalla musica. Un modo agrodolce e originale di fare passare certi argomenti. La disumanità veicolata in punta di fioretto li renderà ancora più agghiaccianti. Un po’ come uccidere con il sorriso sulle labbra.

Sarà un musical satirico impopolare e controverso in pure stile Nemico Pubblico?Si parla di aspetti orrendi dell’essere umano senza prendersi mai troppo sul serio o sentirsi migliori di ciò che si denuncia. Se iniziassimo a pontificare ci trasformeremmo presto in un partito politico e ci presenteremmo pure noi alle elezioni.

Grazie a Nemico Pubblico la stand up comedy si è conquistata un posto fisso in Rai?Siamo felici di fare parte del palinsesto di Rai3 perché è il pubblico che ha deciso di fare passare questo tipo di comicità. Bisogna però ricordare che il nostro stile va per la maggiore in tutto il resto del mondo. Quest’anno Chris Rock ha presentato gli Oscar ed è uno stand up comedian satirico, Louis C.K. ha consegnato l’oscar al migliore documentario, Ricky Gervais, comedian inglese ferocissimo, presenta i Golden Globe da tre anni. Con tutto il rispetto per il nostro Sanremo parliamo di eventi internazionali di altissimo livello che non sono presentati da un comico nazionale popolare, ma da comedian satirici violentissimi e cattivissimi.

Quale sarà il filo conduttore della terza stagione di Nemico Pubblico?Ci sono più fili conduttori, uno è lo stile comico. La coerenza narrativa nello stile satirico, cinico e impopolare dà un’ossatura molto forte alla trasmissione. Abbiamo ospiti importanti che non verranno accarezzati ma dovranno mettersi in gioco perché io non sono Flavio Insinna e gli farò dire cose che forse non hanno mai detto in televisione. Stai tranquillo che ci sarà da divertirsi moltissimo.

Tutto è nato da una visione della comicità che in Italia è un modo nuovo di vedere la realtà. Ti senti in qualche modo pioniere di un cambiamento?Mi limito a fare quello che negli Stati Uniti fanno da 50 anni o che in Inghilterra hanno già fatto i Monty Python. Non ho inventato nulla. È l’Italia molto indietro. Se la comicità in Italia non cambia immediatamente registro sparirà perché non vorrà vederla più nessuno, tranne chi va in vacanza alla Valtur e accetta come comici gli animatori da villaggio turistico. La comicità è un’arte e ha la stessa dignità della musica, del cinema e della letteratura.

La comicità in quanto arte può essere veicolata in modi diverso rispetto alle passerelle televisive o peggio ancora ai talent show?Se a Beautiful togliessi la patina da cui è coperta diventerebbe Brutti, Sporchi e Cattivi di Ettore Scola e cioè una storia di incesti, violenza e prevaricazione. Anche Beautiful può diventare satirico. C’è chi tranquillizza e conforta il pubblico con le proprie battute e c’è chi invece guarda la parte oscura della luna.

Il tema della paternità è un esempio di come sia necessario legare la comicità a vere esperienze di vita?Ho una bambina di sei mesi e ti posso assicurare che è stata catartica per me sia la sit-com presente in Nemico Pubblico, sia il monologo in cui parlo della mia paternità. Non mi faccio sconti e sul palco mi dipingo una merda. Non sono Hitler solo perché sono nato nel 1977. Nel senso che sono il primo a pagare uno scotto. Non sono uno che accusa gli altri. Prima butto il sangue poi posso permettermi di dire quello che cazzo mi pare perché ho già pagato il mio prezzo.

Non sentiremo battute sui pannolini, sull’odore della cacca dei bimbi e sulle notti insonni?Per venti minuti di monologo e in tutta la sit-com non c’è riferimento a pannolini e notti insonni. Distruggiamo un altro tipo di luogo comune. A partire dall’amore a prima vista nei confronti della propria figlia, che ritengo impossibile. Un bambino non lo puoi amare dal primo giorno. Ho imparato ad amare mia figlia dopo tre mesi che stava a casa mia perché prima era una sconosciuta. L’amore è una cosa importante, è conoscersi. Anche se passi una serata meravigliosa con una ragazza non è che a fine serata puoi dirle ti amo. L’amore necessita di tempo e conoscenza. Anche quello per tua figlia. Bisogna entrare in empatia e finché una bambina è pure cieca nei primi mesi di che cazzo stiamo a parlà.

Non è importante avere un figlio ma potere dire sono padre?È tutto il tuo egocentrismo che viene proiettato come un treno merci su un corpicino che pesa tre chili e una vigorsol. Qualsiasi cosa fosse uscita da lì te ne saresti innamorato. Anche se non fosse stata la figlia che poi hai imparato a conoscere. Avresti detto d’amare qualsiasi cosa, perché la volevi. Anche un mattone.

Insomma siamo molto lontani dai pannolini sporchi. Perchè?La merda dei bambini non mi fa ridere. Trovo che sia una grande paraculata parlare di cose per le quali già la gente ride. Un modo molto falso di salire sul palco. Un’artista non deve stare allo stesso livello del pubblico, a maggior ragione un comico deve stare tre passi avanti perché altrimenti non ha senso che venga pagato. Mio zio al bar è molto simpatico, fa ridere i suoi amici ma non ha valenza artistica ciò che dice e quindi non deve salire sul palco. Così, purtroppo, tantissimi comici italiani dicono banalità con un po’ di mestiere. Il comico non deve alimentare i luoghi comuni.

In questi ultimi anni c’è più attenzione e richiesta di stand up?I locali e i laboratori di cabaret diminuiscono. La stragrande maggioranza dei giovani desidera fare stand up comedy. I nuovi comici si definiscono comedian.

Hai fatto lezioni e laboratori per queste nuove leve?Qualcuno ha fatto l’apertura a miei spettacoli e ho dato dei consigli. Non faccio scuola perché sinceramente non mi piace però se qualcuno vuole aprire i miei spettacoli sono sempre stato disponibile. Tanto è lui che va sul palco ed eventualmente ci fa una figura di merda.

Qual è l’errore ricorrente di chi vuole fare stand up comedy?Solitamente chi non vuole fare il cabarettista ma il comedian pensa sia sufficiente essere volgare oppure eccedere nell’uso di black humour. Il black humour non ha nulla a che vedere con la satira. Rischia di essere e un esercizio stilistico di cinismo fine a se stesso. Ha un valore artistico, se fatto molto bene, però non ha nessuna ricaduta emotiva per chi lo va a vedere. Lo spettatore sente che il comico non paga nessun prezzo.

Pagare un prezzo è la linea di demarcazione del tuo stile comico?Chi mi fa ridere perché ha il cuore di pietra non mi entusiasma. A me piace chi c’ha un cuore e lo butta sul palco, mi fa soffrire e mi fa vedere le sue ferite. Un’artista nient’altro fa che parlare quando sta male. Un’artista felice non lo conosco e se esiste non è un’artista. Se uno sale sul palco è perché sta male altrimenti non avrebbe mai voglia di farlo. Va sul palco e parla delle atrocità che gli capitano nella vita. Il pericolo che c’è in tantissimi ragazzi che vengono su adesso è che siano grandissimi tecnicamente ma con il cuore tappato. Comici per metà. Questo vale per la musica e l’ arte in genere.

Mettere il cuore, se stessi e la propria sofferenza. Questo è ciò che rende viva la comicità?Ci esibiamo per tirare fuori tutta la merda che abbiamo dentro. La roba che tiriamo fuori certa gente la riconosce come qualcosa che anche loro hanno dentro e si sentono meno soli.

La vera gratificazione dopo uno spettacolo comico satirico è sentirsi meno soli?Esattamente. Lo spettatore non vuole seguire un capo popolo che ti dice questa è la rivoluzione. La satira non ha mai cambiato una legge in 2500 anni, non ha mai fatto un emendamento. È la politica che cambia le cose. La comicità e la satira sono comunque un divertimento e un gioco che fa stare un po’ meglio le persone. Quindi se tu non ci metti il cuore a che serve ciò che fai?

La comicità deve avere lo stesso effetto catartico del teatro?Il teatro nasce per avere una funzione catartica. Altrimenti non avrebbe senso. Nel caso della sit-com e del monologo sulla paternità lo spettatore si rende conto di non essere l’unica merda. Siamo merde in tanti. E questo ti fa stare un po’ meglio. Questa è la funzione catartica. La stessa funzione che ha avuto l’Edipo Re. La catarsi che si vive in tutta la tragedia greca è quella che si riassumeva in un capro espiatorio. Meglio ancora se questo è il re. Ammazziamo il re, così respiriamo e stiamo meglio perché l’Edipo si è scopato la madre e ha ammazzato il padre. Cosa c’è di peggio? Non credo che in prima serata abbiano mai messo in scena un fiction con uno che si scopa la madre e poi ammazza il padre. Sofocle stava 2500 anni avanti e non indietro. Il pubblico andava a vedere quelle tragedie perché la violenza fatta dal re che poi veniva punito liberava gli spettatori da tutte le proprie angosce.

Per fare ridere basta avere qualcosa da dire?Utilizzo il black humour e l’iperbole come strumento per portare quello che ho dentro. Se ti fermi all’iperbole come esercizio di stile rischi che i pezzi siano tutti uguali perché non ci metti niente di personale. Se bisogna ridere tanto per ridere tanto vale che il comico distribuisca al pubblico le macchine del solletico.

Oltre a quella del pubblico quanto è importante la catarsi del comico?La mia catarsi viene prima. Devo portare sul palco un monologo che abbia già elaborato e metabolizzato tutte le scorie, la cattiveria, il dolore e la rabbia per le cose che racconto. Non farò mai un monologo da incazzato, se non fintamente incazzato. La mia è gioiosissima ferocia, un termine per cui Francesco De Carlo mi prende sempre per il culo. Un monologo comico deve essere portato sul palco con gioiosissima ferocia. Devi avere già esorcizzato i tuoi drammi in modo tale che quando li porti sul palco non puoi che fare ridere.

Cos’è oggi per te la satira?Bisogna plasmare il proprio senso umoristico sulla realtà. Se facessi battute come Aristofane le faceva su Cleone sarei anacronistico. Un po’ come lo è Crozza quando fa battute su Renzi. Il potere è cambiato. Aristofane faceva battute su Cleone perché era una specie di divinità. Il popolo era completamente staccato da quello che era il potere politico e quindi l’esigenza era di colpire delle semidivinità. Adesso i politici sono considerati dei cretini, uno vorrebbe più un figlio ritardato piuttosto di un figlio come Renzi. Ha un senso in una situazione del genere fare una battuta su Renzi? La gente ha un concetto della politica talmente basso che fare comicità sulla politica è troppo semplice. Tant’è che la fa pure Brignano.

Fare battute sulla politica di oggi è inutile?Fare battute stupide sulla politica deresponsabilizza il pubblico, perché il pubblico vota. La colpa di Renzi, Boschi, Meloni e di qualsiasi politico va attribuita a chi li ha votati. Crozza facendo le battute su Renzi non capisce che sta deresponsabilizzando gli elettori. Il compito di chi fa satira nel 2016 è dire che l’elettore è una merda. Se Renzi fa schifo pensa quanto fa schifo chi l’ha votato. La comicità che va sul difetto fisico è una comicità reazionaria, una gomitatina al poltico di turno che certo non si incazzerà mai per il fatto che gli dai del nano, anzi è contento perché lo stai rendendo simpatico. Se uno vuole prendere per il culo un politico lo deve distruggere. In Italia non si può fare.

Hai mai tentato di distruggere un politico?Non faccio più battute sui politici tranne qualcosa su Salvini perché detesto la stupidità. Penso che la cattiveria sia possibile combatterla, la stupidità no. Allora è più una mia debolezza perché non lo posso combattere in nessun modo. Nei primi mesi della mia carriera ho fatto qualche battuta su Berlusconi poi ho trovato la cosa talmente sterile che dopo la quarta ero già annoiato. Cosa sto a fare solo perché la gente ride. Era l’inizio ma adesso ho un’idea molto chiara di ciò che è la mia comicità.

Tra i comici che ammiri c’è un esempio di come si distrugge un politico?Massimo Troisi era comicissimo, era estremamente comico. Chi fa satira deve fare ridere. Il monologo in cui dice che vorrebbe essere il figlio di Andreotti è un esempio comico raffinatissimo che Beppe Grillo in 100 anni di comicità non avrebbe mai raggiunto. La raffinatezza con cui Troisi ha detto che Andreotti è passato sulle stragi di stato e la mafia perché era distratto è stata immensa. Una vera battuta micidiale in grado di mettere a nudo definitivamente il politico. Ha detto che Giulio Andreotti era connivente o un coglione. Lo ha distrutto senza offrirgli una terza via.

In Italia siamo fermi al villaggio turistico, oppure qualcosa si muove?Nemico Pubblico è un prodotto che coinvolge un limitato numero di persone. Negli altri paesi del mondo la comicità cinica, cattiva e di altissimo livello come quella americana viene elevata a comicità di massa e non di nicchia. Per fortuna avverto che anche in Italia la gente ha voglia di ridere in maniera diversa, si è rotta le palle dei tormentoni e di gente di cinquant’anni vestita da ape maia.

Hai detto che l’arte del comico nasce dalla sofferenza. Il successo potrebbe distruggerti?Non sono diventato popolare perché ho sposato Belen Rodriguez ma perché la gente apprezza questo genere di comicità.

Ora che hai svelato buona parte dei segreti del tuo mestiere non hai paura di essere clonato?I comici che devono avere paura delle imitazioni sono quelli che dicono le cose che dicono tutti. A chi mette se stesso non puoi copiare nulla, dovrebbe conoscere la mia compagna, mia figlia, il trans con cui sono andato ieri. Impossibile. Le esperienze personali sono impossibili da copiare.