«La donna alla finestra», il thriller Netflix che poteva essere un lungo brivido e invece è un pasticcio

Recensione (delusa) di un film che, tra cast all star e richiami a Hitchcock, avrebbe potuto (e dovuto) essere molto meglio
La donna alla finestra
Woman in the Window (2021), Amy Adams as Anna FoxNetflix

Di hype, La donna alla finestra, ne aveva davvero molto. Un po’ perché il film è l’adattamento di un best seller (quello di A.J. Finn, pseudonimo di Dan Mallory), che per di più era atteso nelle sale cinematografiche nel 2020 e che, invece, è stato distribuito solo e direttamente online (su Netflix).
Uscita dunque in streaming lo scorso venerdì 14 maggio, la pellicola di Joe Wright si è immediatamente collocata al primo posto tra i contenuti più visti della piattaforma, risultato che l’Italia condivide con gli Stati Uniti e molti altri Paesi. 
Oltre alla genesi e alla distribuzione tribolate, ad amplificare le aspettative verso La donna alla finestra c’era un cast a dir poco stellare, guidato da Amy Adams e comprendente anche Gary Oldman, Julianne Moore per citare giusto un altro paio di nomi, a cui si aggiungeva un team che comprendeva l’autore Tracy Letts (coinvolto anche come attore) e appunto il regista Joe Wright, che aveva diretto Oldman nei panni di Winston Churchill nel film candidato a sei Oscar L’ora più buia (con due statuette finali).

A fronte di tutte queste aspettative, dunque, risulta particolarmente amaro dover affermare che il film è un thriller derivativo di Alfred Hitchcock in una versione «Vorrei, ma non riesco» e che il suo successo di pubblico risulta essere l'unico suo vero mistero.

Giudizio troppo rigido? Purtroppo, sono tanti i difetti de La donna alla finestra che, a dispetto delle aspettative e delle potenzialità, è più che altro un gran pasticcio.

Un cast di stelle totalmente sprecato

Uno dei maggiori difetti del film è quello che, a priori, avrebbe dovuto essere una garanzia di successo. Si potrebbe pensare che Amy Adams nel ruolo di una donna problematica – una psicologa infantile divenuta agorafobica a seguito di un trauma e confusa da farmaci e alcool – basti e avanzi per ovviare a ogni possibile magagna. E invece no. 
L’attrice è senza dubbio ottima, come del resto lo è anche Julianne Moore, leggera e frizzante come (forse) il suo personaggio. Ma il film penalizza le due attrici, così come fa apparire Gary Oldman un po’ eccessivo e Jennifer Jason Light svogliata e finita sul set quasi per caso.

I riferimenti ad Alfred Hitchcock: omaggi o riempitivi?

Un altro problema è il rapporto de La donna alla finestra con Alfred Hitchcock. Già di per sé la storia ha alcuni punti in comune con il capolavoro La finestra sul cortile, ma anziché cercare di prenderne le distanze, sembra che il regista abbia deciso di sfidare il riferimento, salvo rimanerne inesorabilmente schiacciato, amplificando l’esito infausto con scene che ricordano altri film del Maestro, come Io ti salverò e La donna che visse due volte.
Per di più, ad aggravare la situazione, c'è la presenza di scene intere di film di Hitchcock e altri maestri del genere, dallo stesso La finestra sul cortile a Io ti salverò, da Vertigine di Otto Preminger a La fuga di Delmer Daves (questi ultimi tre sono tutti del’47). L’effetto, tuttavia, più che un omaggio, sembra un intento di riempire il proprio film in mancanza di soluzioni originali.

Una regia pedante

Oltre a L’ora più buia, Joe Wright è noto per film come Orgoglio e pregiudizio, Espiazione e Anna Karenina. Peccato che qui la sua passione di ricreare sullo schermo ambientazioni letterarie lo porti a cadere nell’autocompiacimento. 

Ne La donna alla finestra, l’unità di spazio è quella della casa (ad Harlem) a tre piani, con tanto di lucernario, della protagonista Anna. Risultano quindi più che mai superflue le soluzioni che il regista utilizza per inquadrare le stanze, come se fossero un unico spazio in cui le pareti sono strutture più mentali che reali, o la proiezione interna di quelli che sono i ricordi di Anna.

Un finale che colpisce solo per la bruttezza

Senza fare spoiler (per chi ha letto, ma soprattutto per chi non aveva letto il libro e non ancora visto il film), si può comunque dire che, anche nel caso de La donna alla finestra, il film perde di tensione – già piuttosto stiracchiata, a onor del vero – proprio nel momento in cui dovrebbe accelerare. 
Questo non è dato dalla mancanza di “colpi di scena” (piuttosto telefonati anche per chi non conosce il romanzo) ma dall’effetto complessivo del film, che più che i cult del maestro Hitchcock – magari modulati in chiave contemporanea in linea con il libro – ricorda dei titoli minori Anni Novanta, come La mano sulla culla e Omicidio in diretta, che al confronto rimangono pellicole perfino superiori.

LEGGI ANCHE

«La donna alla finestra», Amy Adams in un nuovo thriller imperdibile thriller Netflix

5 film thriller Netflix da vedere adesso

«L'apparenza delle cose» è su Netflix: uscita, cast e trama del thriller da brividi del weekend

I 30 migliori thriller psicologici della storia, secondo la critica