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Marco Pannella in 11 frasi che lo hanno reso famoso

Il pensiero «radicale» di uno dei politici che hanno fatto della lotta e della disobbedienza civile il proprio segno distintivo 
Marco Pannella
Marka

Marco Pannella è stato uno dei leader politici più controversi degli ultimi 50 anni. Fondatore del partito Radicale nel 1955, Giacinto Pannella, detto Marco, ha fatto della battaglia personale e della disobbedienza civile due simboli del proprio credo politico. Una personificazione della lotta che gli ha permesso di essere un vero e proprio precursore dei tempi: non solo per la conquista di diritti che avrebbero potuto attendere anni senza la battaglia di Pannella (come nel caso dell’aborto o del divorzio) ma anche per una gestione individuale del partito. Se oggi è naturale che un partito si identifichi con il proprio leader, nella prima Repubblica le cose andavano diversamente e Pannella, che allora era un’anomalia, aveva in realtà aperto una strada totalmente nuova.  

Tutte le battaglie di Pannella

Un moderno Robin Hood – come lo ha definito De Gregori – che ha legato il proprio nome ad alcune battaglie fondamentali: l’aborto e il divorzio appunto, ma anche la depenalizzazione delle droghe leggere, la fine del servizio di leva obbligatoria, la campagna contro la pena di morte nel mondo e contro l’ergastolo in Italia oltre a quella sul fine vita e sulle condizioni nelle carceri. Tante vittorie ma anche molte sconfitte, nonostante la testardaggine e la capacità di coinvolgere perfino il Papa o il presidente della Repubblica per ampliare la propria cassa di risonanza. È successo spesso con gli innumerevoli scioperi della fame o della sete, di cui è praticamente impossibile avere un conteggio preciso, e di cui Pannella si è servito come efficace strumento di battaglia e di propaganda mediatica per attirare l’attenzione sui temi a lui più cari. Dal primo dell’8 novembre 1969 per il divorzio all’ultimo nel 2014 per chiedere condizioni più favorevoli per i detenuti, coinciso con un ricovero al Gemelli di Roma per un aneurisma all’aorta addominale. 

I simboli e le frasi di un leader

Nel mezzo alcune immagini simbolo della politica italiana: il bavaglio alla bocca su TeleRoma56, la canna accesa in diretta TV o i 200 grammi di hashish offerti in dono ad Alda D’Eusanio, senza dimenticare la candidatura di Ilona Staller, in arte Cicciolina, poi eletta in Parlamento. Fino al 19 maggio 2016, quando il fisico già messo alla prova da 46 anni di battaglie – compresi due tumori, 4 bypass e una media di 60 sigarette e sigari al giornoha deciso di abbandonarlo. Ora, a 6 anni di distanza dalla morte, mentre esce il docufilm Romanzo radicale, abbiamo deciso di raccogliere le 11 frasi celebri che hanno reso famoso Marco Pannella.  

Francois LOCHON
«Non mi batto per il detenuto eccellente, ma per la tutela della vita del diritto nei confronti del detenuto ignoto, alla vita del diritto per il diritto alla vita» 
«Il crimine più grande è stare con le mani in mano» 
«Ma io sono un cornuto divorzista, un assassino abortista, un infame traditore della patria con gli obiettori, un drogato, un perverso pasoliniano, un mezzo-ebreo mezzo-fascista, un liberalborghese esibizionista, un nonviolento impotente. Faccio politica sui marciapiedi» 
«Noi non facciamo i politici, i deputati, i leader. Lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. E questa è la differenza che prima o poi, speriamo non troppo tardi, si dovrà comprendere»
«Non credo nelle ideologie, non credevo nelle ideologie codificate e affidate ai volumi rilegati e alle biblioteche e agli archivi. Non credo nelle ideologie chiuse, da scartare e usare come un pacco che si ritira nell’ufficio postale. L’ideologia te la fai tu, con quello che ti capita, anche a caso. Io posso essermela fatta anche sul catechismo che mi facevano imparare a scuola, e che per forza di cose poneva dei problemi, per forza di cose io ero portato a contestare» 
«Noi siamo diventati radicali perché ritenevamo di avere delle insuperabili solitudini e diversità rispetto alla gente, e quindi una sete alternativa profonda, più dura, più “radicale” di altri... Noi non “facciamo i politici”, i deputati, i leader. Lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. E questa è la differenza che prima o poi, speriamo non troppo tardi, si dovrà comprendere» 
«Il rispetto della parola è il fondamento della legge. Faremo perciò le battaglie che abbiamo sempre fatto in difesa dell'onestà, la trasparenza e la povertà che abbiamo sempre praticato contro l'arroganza dei troppo ricchi e dei padroni»
«Non-violenza e democrazia politica devono vivere quasi come sinonimi. Da un secolo non vi sono guerre tra democrazie, diritto e libertà sono la prima garanzia. E il pacifismo storico, nei fatti, lo ha sempre ignorato. Perché i giovani sappiano, i vecchi ricordino e si cessi di ingannarli: il pacifismo in questo secolo ha prodotto effetti catastrofici, convergenti con quelli del nazismo e del comunismo. Se il comunismo e il nazismo sono messi al bando, il pacifismo merita di accompagnarli»
«Quando digiuno, prendo tre cappuccini al giorno oppure un pacchetto di patatine. Se non bevo, trecento grammi di ciliegie o di susine. Quando non digiuno le mie porzioni sono abbondanti. Mai meno di 250 grammi di pasta. Vogliono metterci paura su tutto: paura di mangiare, di fumare, di scopare. Il corpo, invece, più viene sollecitato e più si rafforza. Se ti moderi ti indebolisci e ti ammali più facilmente»
«Se so che ho una cosa grave e so che esiste, non mi preoccupo, me ne occupo»
«Sono legato da quarant’anni a Mirella [Paracchini] ma ho avuto tre, quattro uomini che ho amato molto. Non c’è mai stata alcuna gelosia con lei. Potevamo avere, e avevamo, anche altre storie»