«Mediterraneo» di Gabriele Salvatores compie 30 anni

Uscì in Italia il 31 gennaio 1991. Un anno dopo Salvatores riceve dalle mani di Sylvester Stallone l'Oscar come Miglior film straniero
Salvatores e Abatantuono in Mediterraneo
Salvatores e Abatantuono in Mediterraneo film : Mediterraneo - nella foto : Diego Abatantuono - titolo originale : Mediterraneo - genere : commedia, drammatico, guerra - regia : Gabriele Salvatores/ IPA

Mediterraneo di Gabriele Salvatores ha segnato l’inizio degli anni Novanta, insieme a Nuovo Cinema Paradiso ha conquistato il cuore degli americani vincendo l’Oscar nel 1992. Uscì nelle nostre sale il 31 gennaio 1991, e nessuno si sarebbe immaginato che di lì a poco l’Italia avrebbe ritirato ancora una statuetta dopo quella vinta nel 1990 da Peppuccio Tornatore. Mentre Il silenzio degli innocenti si apprestava a diventare il titolo dell’anno, Salvatores sperava di avere la meglio su Zhang Yimou e sul suo Lanterne rosse, ovvero l’avversario più forte nella categoria Miglior film straniero. Quello che sembrava impossibile accadde. Il regista napoletano ricevette dalle mani di Sylvester Stallone la sua prima e unica statuetta.

Siamo nel giugno del 1941, otto soldati italiani sbarcano su un’isola greca del Mar Egeo apparentemente disabitata, mentre la seconda guerra mondiale imperversa. Quel lembo di terra, bagnata dal mare, diventa una specie di luogo della spensieratezza dove famigliarizzare con la gente del posto, dimenticarsi degli orrori e sentirsi paradossalmente a casa. 

I protagonisti vivranno lì per tre anni, tra di loro c’è il tenente Raffaele Montini, ex insegnante di latino e greco (Claudio Bigagli), il sergente maggiore Nicola (Diego Abatantuono), il contadino Eliseo (Gigio Alberti), inseparabile dall’asina Silvana, il poeta-soldato Antonio (Giuseppe Cederna), Luciano (Ugo Conti) e Corrado (Claudio Bisio).

Il film è il capitolo conclusivo della cosiddetta “trilogia della fuga” iniziata con Marrakech Express (1989) e Turné (1990): non a caso Salvatores chiude il film dedicandolo «a tutti quelli che stanno scappando». 

Mediterraneo, 1991

/ IPA

Il regista, che finalmente ha scavallato i confini nazionali, con la sua storia, ispirata liberamente al romanzo Sagapò di Renzo Biasion, riflette su una generazione e un paese che ha visto disilluse molte promesse. Quella generazione la conduce allegoricamente negli Anni Quaranta, su un’isola paradisiaca, per guardarsi allo specchio e dirsi la verità sull’ideologia infranta. Il risultato? Non riconoscere i propri errori, ma riderci sopra: meglio giocare una partita di calcio in spiaggia e voltare pagina.

Mediterraneo è anche un apologo sull’amicizia, con qualche stereotipo di troppo sull’essenza di noi italiani. Sarà forse per questo che oltreoceano è piaciuto così tanto? 

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