Sport, cosa ricorderemo del 2017

È stato l'anno del ritorno di Federica Pellegrini e dell'addio di Bolt e Totti. Ma anche quello dell'Italia fuori dai Mondiali di calcio.
Sport, cosa ricorderemo del 2017
Gallery10 Immagini
Visualizza gallery

Quando un anno termina, si porta via ricordi ed emozioni. Ci sono momenti del 2017 che vorremmo stamparci nella memoria, che entreranno nella storia dello sport, che ci hanno fatto ridere e piangere. E qualcuno che, magari, preferiremmo dimenticare pur non potendolo fare. Ecco allora i 10 highlight dell'anno.

Federica Pellegrini torna sul tetto del mondo

Più forte delle critiche e delle sconfitte. Più forte di un'età che si approssima ai 30 anni. Più forte persino del motoscafo Katie Ledecky. Il titolo mondiale nei 200 stile libero conquistato da Federica Pellegrini a Budapest 2017 è un'impresa sportiva da incorniciare. Arriva sei anni dopo Shanghai 2011 e a 11 mesi di distanza dalla delusione olimpica di Rio 2016. Federica non si ferma, non lo ha mai fatto, si rimette in vasca e nuota più forte di prima. Così vince a Budapest e poi annuncia: “Basta con questa gara”. Ne ha diritto, ma vedere quell'irresistibile progressione nell'ultima vasca ci mancherà.

L'ultima corsa di Usain Bolt

Ci mancherà pure lui, Usain Bolt, quel suo giocare col pubblico ai blocchi di partenza, quella posa da arciere dopo il traguardo. E forse ci è mancato soprattutto non poterlo salutare come avrebbe meritato, con un'altra vittoria, un altro inno giamaicano da cantare, un palmarès immacolato che registrava solo vittorie (e un'eliminazione alle semifinali per falsa partenza) alle voci “Mondiali” e “Olimpiadi”. Invece Usain se n'è andato chinando il capo, terzo nei 100 metri, sconfitto per la prima volta da Justin Gatlin, infortunato e incapace di chiudere la gara nella 4x100. Eppure lì, nel momento della sconfitta di chi ritenevamo invincibile, ci consegna forse l'immagine più umana di sé. Abbraccia Gatlin e lo incorona re. Lasciando in eredità all'atletica due primati mondiali destinati a durare ancora a lungo.

Il back-to-back del Real Madrid in Champions League

Da quando si chiama Champions League, nessuno l'aveva vinta due volte di seguito. Non il Milan, il Bayern Monaco il Manchester United o il Barcellona. Non Ancelotti, Mourinho, Guardiola o Sir Alex Ferguson. Ci è riuscito il Real Madrid, e questo stupisce relativamente, l'ha fatto Zinedine Zidane, e qui un po' della sorpresa c'è. Dopo aver rincorso per più di 10 anni la chimera della Décima e averla agguantata nel 2014, i Blancos sembrano essersi stappati: tre vittorie in quattro stagioni, 12 totali. Un titolo che a fine anno porterà anche il quinto Pallone d'Oro a Cristiano Ronaldo: pari con Messi.

L'addio al calcio di Francesco Totti

Sì, la Champions l'ha vinta il Real Madrid, la Juve ha fatto per la terza volta di fila la doppietta Scudetto-Coppa Italia, ma l'emozione che si è vissuta a Roma il 28 maggio 2017. Francesco Totti entra al 9' del secondo tempo della partita col Genoa, la Roma vince 3-2, poi il Capitano prende la parola per salutare tutti. Piange, Francesco, sotto il peso di 25 anni di emozioni, piange l'Olimpico, che si separa dal suo Pupone. È un lunghissimo capitolo della storia del calcio italiano che si conclude.

La tripletta azzurra nel Gigante di Aspen

Prima, seconda e terza. Federica Brignone, Sofia Goggia e Marta Bassino monopolizzano il podio dello Slalom Gigante di Aspen, l'ultimo della stagione 2016/17. Quel podio interamente azzurro è la fotografia perfetta di un'annata incredibile per lo sci italiano, con 43 podi complessivi. L'anno in cui Sofia Goggia ha ottenuto le sue due prime vittorie in Coppa del Mondo e si è presa un bronzo ai Mondiali. L'anno che precede i Giochi Olimpici di Pyeongchang e ci informa che l'Italia c'è.

Il record di triple doppie di Russell Westbrook

Segna, fa segnare, prende rimbalzi. Lo fa tantissime volte a partita e con una continuità impressionante. Russell Westbrook è il prototipo di cestista moderno, guardia, playmaker, rimbalzista. Il 10 aprile 2017 fa suo il record di triple doppie in una stagione Nba, portandolo via a Oscar Robertson, che lo deteneva dalla stagione 1961-62. Con 50 punti, 16 rimbalzi e 10 assist contro i Denver Nuggets si porta a quota 42. A ottobre il totale della sua carriera sale a 82, almeno una contro ogni franchigia della Lega. E il conto è ancora aperto.

La rimonta dei Patriots al Super Bowl (e la scommessa di Genie Bouchard)

Nel terzo quarto i New England Patriots sono indietro di 25 punti. Gli Atlanta Falcons si sentono già in mano il Super Bowl. Persino la tennista canadese Eugenie Bouchard è sicura che la finale del campionato di Football americano non abbia più niente da dire, e su Twitter afferma di essere sempre stata certa della vittoria dei Falcons. John Goehrke, studente 20enne, la sfida: “Se vincono i Patriots esci con me?”. Lei risponde: “Certo”. A quel punto ci pensa Tom Brady: i Patriots agganciano Atlanta e vincono al supplementare, polverizzano il precedente primato di rimonta in un Super Bowl, e spediscono Genie a vedere i Nets con John. A distanza di 10 mesi, i Patriots hanno ancora quel Super Bowl sulla mensola, e John continua a frequentare Genie...

Lionel Messi mostra la maglia al Bernabéu

Sergi Roberto riceve palla da Sergio Busquets all'altezza del limite della sua area di rigore e parte in contropiede. Il cronometro del Clásico segna 91'33'', 27 al termine del secondo dei 2 minuti di recupero concessi dall'arbitro. Lionel Messi accompagna lo sprint del compagno sulla destra, con una corsa blanda e gli occhi sempre fissi sul pallone. Non ha fretta, è come se sapesse già come andrà a finire. Quando Jordi Alba riceve il pallone sulla fascia sinistra il cronometro dice 91'44'', la difesa del Real Madrid si schiaccia verso l'area, e solo in quel momento Messi taglia verso il centro. Incontro pallone e spazio con un unico movimento, calcia senza stoppare, manda la palla in rete. Il resto è storia, una fotografia da museo, perché Leo va sotto gli spalti del Santiago Bernabéu, si toglie la maglia, la tiene stesa tra le mani mostrando il suo nome e il suo numero al pubblico. Come se piantasse la sua bandiera su un suolo appena conquistato.

L'ultimo sparo del Pistolero Contador

C'è una cima che per ogni scalatore spagnolo significa più di ogni altra cosa. L'Alto dell'Angliru è una di quelle ascese che tagliano le gambe e ti costringono a procedere a zig-zag, con punte del 23% di pendenza, una di quelle ascese a cui solo i veri scalatori possono sopravvivere. Alberto Contador è alla sua ultima Vuelta. Ha annunciato da qualche mese il suo ritiro al termine della stagione. In classifica generale Chris Froome è scappato via e a lui non resta che un ultimo obiettivo: l'Angliru. Per un pomeriggio, il Pistolero dimentica l'età che avanza e torna a essere il più forte di tutti, nessuno riesce a tenergli la ruota. Arriva per primo in cima e spara. Ancora una volta, l'ultima, sospinto dall'amore della sua gente.

La finale dell'Australian Open Federer-Nadal

La stagione tennistica si apre a Melbourne, in Australia. Andy Murray è numero 1 del ranking, Novak Djokovic numero 2, e come ogni anno tutti cercano la novità. Il primo Open della stagione, però, si sviluppa all'insegna della tradizione. In finale ci arrivano Roger Federer e Rafael Nadal. Lo svizzero vince in 5 set dopo 4 ore e 56 minuti di gioco. In tanti pensano che sia un ultimo omaggio di entrambi agli appassionati, un Canto del Cigno vissuto in duetto come le loro carriere, pochissimi si aspettano che sia solo l'inizio di una stagione meravigliosa per entrambi, quella della restaurazione, come se il tempo – per loro – si fosse fermato. Roger, che a inizio stagione era numero 17 Atp, chiuderà al secondo posto, Rafa, che aveva aperto l'anno nono, lo concluderà al primo. Con due slam a testa.

BONUS TRACK – L'Italia resta fuori dal Mondiale Russia 2018

L'ultimo dei momenti che ricorderemo del 2017 sportivo è forse quello che più di tutti vorremmo lasciarci alle spalle e certamente quello che più sarà difficile dimenticare. Perché che l'Italia per la prima volta in 60 anni è rimasta fuori dai Mondiali dopo aver perso lo spareggio con la Svezia lo penseremo a ogni partita, ogni calcio d'inizio, ogni tiro in porta di Russia 2018. Vedremo Messi e Cristiano Ronaldo e ci mancheranno Eder e Immobile, ci meraviglieremo davanti alle giocate di Neymar e commenteremo che certo, è forte, ma se solo Ventura avesse fatto giocare Insigne... Così, quando il 31 dicembre butteremo dall'immaginaria finestra della nostra memoria tutti i ferrivecchi dell'anno che sta finendo, uno saremo costretti a tenercelo in casa. Destinato a farci male ancora a lungo.