Stefano Pioli lo aveva accennato prima della partita tra Spezia e Milan e lo ha ribadito subito dopo: «Le dimensioni di certi campi da calcio di Serie A non sono adatte. Questa era la partita più complicata perché questo campo non è omogeneo e secondo me non va bene». Ma come? In Serie A i campi non sono tutti uguali?
Effettivamente no, e la cosa crea non poche polemiche.
Che cosa dice il regolamento
Ufficialmente il regolamento dice che la lunghezza dei campi da calcio può variare da un minimo di 90 a un massimo di 120 metri, mentre la larghezza deve essere compresa tra i 45 e i 90 metri. Quel che interessa, però, è ciò che succede in Serie A, e a tal proposito la Federcalcio nel suo regolamento parla chiaro: i campi devono avere una misura standard di 105 metri di lunghezza e 68 di larghezza. Però…c’è un però: se per ragioni strutturali non è possibile rispettare al centimetro queste indicazioni, è previsto un margine di tolleranza, con la larghezza che può essere ridotta fino a 65 metri.
Ecco allora che, guardando la comunicazione ufficiale della Lega Serie A in merito agli impianti sportivi per la stagione in corso, si scopre che mentre la lunghezza di tutti e 20 i campi della Serie A è di 105 metri, per la larghezza le cose cambiano: Cagliari, Spezia a Venezia, infatti, giocano su terreni larghi solo 65 metri, mentre quello dell’Empoli è un metro più piccolo dello standard, 67 anziché 68.
Che cosa cambia
La domanda è scontata: ma tre metri di larghezza in più o in meno fanno davvero la differenza? La risposta è sì. Eccome. Il motivo è che i giocatori sono ormai abituati alle misure standard dei terreni di gioco, e durante la settimana negli allenamenti, dove tutto è curato nei minimi particolari anche con l’utilizzo della tecnologia, lavorano su campi identici a quelli su cui giocheranno in coppa o in campionato. Ritrovarsi su un terreno più stretto (e magari con gli spalti a ridosso del campo) può disorientare, soprattutto se di fronte ci sono squadre sulla carta più deboli che impostano sulla difesa la loro tattica di gioco. Chi attacca, quindi, dovrà farlo su una porzione di campo più ridotta, mentre chi difende potrà beneficiare di un minor spazio da coprire e stringere ancora di più le maglie.
Ma vale anche l’opposto: negli anni '90 per molte squadre era un incubo andare a giocare a Barcellona, e non solo per la forza degli avversari. Prima che venisse ridotto alle attuali dimensioni standard, il terreno del Camp Nou era lungo 107 metri (due in più di quelli attuali) e soprattutto largo 72, cosa che disorientava gli avversari e rendeva più ampio il versante su cui attaccare e far girare velocemente il pallone per i padroni di casa, ovviamente abituati e capaci di sfruttare la cosa a loro vantaggio.
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