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Comune della media vallata del Vomano, arroccato su uno sperone scosceso che spunta dall'alto crinale a meridione del fiume.
Sebbene di origini antiche, poche sono le notizie storiche che se ne ricavano, il nome deriverebbe da "Germanianus" forse l'antico proprietario del territorio dove sorge il paese. La prima citazione si riscontra nel "Catalogus Baronum", un registro dei feudi e dei loro possessori, redatto dai Normanni tra il 1150 e il 1168, dove si legge che era diviso in due parti tra Fulgenzio dei signori di Scorrano e Conone di Guittone. Già nel 1195 una parte del feudo, in possesso a Leone d'Atri, viene concessa all'Imperatore Svevo Enrico VI a Rinaldo Acquaviva, marito di Foresta d'Atri, figlia di Leone, saranno anche inclusi il fratello di Rinaldo: Fortebraccio e la moglie Sconfitta. Il castello ricompare in epoca angiona quando nel 1276 si legge era sottoposto ai beni dell'abbazia di San Giovanni in Venere di Fossacesia, in provincia di Chieti, della quale gli Acquaviva erano divenuti feudatari. Nel 1295 compare nei catasti angioini Matteo di Cermignano, probabilmente un Acquaviva, infatti nelle documentazioni del 1316 troviamo un Matteo di Cermignano che divide l'altra metà del castello con Berardo da Lognano e Gentile da Scorrano. Nel XIV secolo non si registrano grandi eventi nel paese, la presenza della famiglia dei da Cermignano viene piano piano sostituita nel governo del paese dai da Scorrano, si viene anche a conoscenza di Caterina da Cermignano, che farà carriera monastica diventando badessa. Nel XV secolo i da Scorrano rafforzano il loro potere su Cermignano, Re Alfonso V d'Aragona approva una donazione di una parte del feudo, a beneficio della famiglia; i da Cermignano si ritrovano per l'ultima volta nei registri delle tasse del 1468-69. Scomparsa era la famiglia degli Acquaviva dalle quote feudali e ritroviamo Nicolò da Scorrano, signore del possedimento nel 1481. La proprietà gli viene riconfermata anche da Re Ferdinando nel 1484, nel secolo successivo però si vede dai pagamenti delle tasse, che il feudo si era diviso in decine di quote tra i vari eredi della famiglia, nel 1538 una piccola porzione finisce in mano anche ai signori di Valegnano, con i quali si erano imparentati. Pochi anni più tardi però fanno la loro comparsa nella storia di Cermignano: i De Sterlich, dal 1541 infatti ne risultano tra i proprietari, riuscendosi ad inserire nei frammentati possessi dei Da Scorrano, probabilmente in decadenza. Dai vari pagamenti delle tasse di successione si nota che anche i de Sterlich, ridivideranno le loro quote per tutto il XVI secolo; in quel periodo il paese si andava accrescendo e veniva restaurata anche la vecchia chiesa di San Silvestro, ricostruita ed intitolata a Santa Lucia. Si legge ancora delle numerose divisioni ereditarie e nel 1648, si ritrovano quote sparse anche tra famiglie nobili di Basciano e Montorio, si incontra ancora la presenza i da Scorrano. I de Sterlich continuano ad esserne i signori come si vede nel 1661 e nel 1669, quando detengono un quarto del possedimento mentre il resto è diviso tra i numerosi eredi dei da Scorrano che da qui in poi, scompariranno dai carteggi. Qualche anno dopo, più precisamente nel 1709, gli Sterlich per volontà del Re, vengono investiti della carica di marchesi di Cermignano, nel 1753 vengono aggiunte ai loro possedimenti la frazione di Poggio delle Rose e la contrada di Serra.
Dopo l'arrivo dei Francesi sul finire del XVIII secolo e la caduta del regno di Napoli da parte di Napoleone, viene abolita la feudalità nel 1806 e vengono costruite le nuove istituzioni civili, il paese viene aggregato al governo di Bisenti, nel nuovo Distretto di Penne. Diventa poi capoluogo comunale nel 1811 incorporando il comune soppresso di Montegualtieri e quello di Penna Sant'Andrea che però tornerà autonomo già nel 1816, questo ordinamento sarà mantenuto anche dopo l'Unità d'Italia. In quel periodo si ricorda la rivolta filoborbonica del 1860 durante i plebisciti per l'annessione al neonato regno italiano, in seguito il paese ha un discreto sviluppo artigianale che termina nel secondo dopoguerra con l'emigrazione.
Attualmente rimane piuttosto spopolato, il centro del paese è situato all'estremo del corso principale, a cavallo della strada statale 81, attraversandola si prosegue per la chiesa di Sant'Eustachio ed il convento dei cappuccini. Lungo il corso invece troviamo subito alcuni edifici interessanti come il municipio, l'elegante Villa Santoro ed alcune attività commerciali, mano a mano che si prosegue, la strada si va restringendo fino ad incrociare la salita al castello che si inerpica fra le case, a raggiungere la cima. Davanti si apre Piazza de Sterlich con la sua balconata panoramica. Camminando per il corso si incontra un loggiato in cotto che nel XVI secolo ospitava un fabbro, adiacente alla chiesetta di San Rocco, poco più in la si vede la nobile facciata del grande palazzo Tartagliozzi che domina la parte terminale della via. Poco più in la si giunge alla fine del corso e dal paese, ci si ritrova sulla strada Statale ma voltando subito a destra però, si raggiunge una piccola scalinata, imboccandola e continuando lungo la successiva salita si arriva alla piazza alta, qui si trovano la Chiesa di Santa Lucia ed il Palazzo de Sterlich, nonchè un discreto panorama sul circondario. Si può poi scendere, addentrandosi nella stretta via a davanti alla chiesa e riscendere passando sotto le eleganti arcate, che sorreggono un palazzo nobiliare. Scendendo dalla parte opposta invece si arriva ai piedi della salita al castello, caratterizzata da un'ampia balconata, da notare le case antiche mostrano ancora alcune pietre scolpite, continuando la discesa si fa una brusca svolta dove si vedono alcune tracce della cinta muraria. Un piccolo slargo conclude la strada su un terrazzo che guarda la piazza del paese, entrando in nel passaggio coperto sotto una casa, si sbuca su un altra via dove si trovano alcuni scorci suggestivi ed altri resti della cinta muraria. Caratteristico è anche un'altro passaggio coperto che termina in una piazzetta interna chiusa tra le case, a poca distanza e più in basso una stretta scalinata scende fino al corso, proseguendo per la via in salita invece si ritorna verso la piazza alta concludendo il giro del centro storico.

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