Massimo esponente della fase pre-rivoluzionaria e rivoluzionaria del Neoclassicismo, Jacques-Louis David è stato uno snodo cruciale nello sviluppo della storia dell’arte moderna. Nelle sue opere, infatti, l’artista ha voluto rappresentare l’uomo come un eroe classico pronto a liberare la patria dall’oppressore, prendendo a prestito gli insegnamenti di maestri come Leonardo, Michelangelo, Raffaello e Caravaggio.

In “La morte di MaratDavid riassume tutte le novità della sua pittura attraverso un omaggio a un giornalista e amico assassinato durante la Rivoluzione Francese.

La storia di “La morte di Marat” di David

L’opera “La morte di Marat” di David risale all’anno 1793 e trae spunto da un evento di cronaca contemporaneo. Il protagonista Jean-Paul Marat era infatti un politico e giornalista francese, fondatore del giornale L’Ami du peuple nel quale ribadiva a gran voce le proprie posizioni radicali nel più ampio contesto della Rivoluzione Francese.

A seguito di lunghi e appassionati articoli nel quale il popolo veniva incitato a ribellarsi con rivolte sanguinose, Marat venne raggiunto a Parigi da Charlotte Corday. Convinta che l’uomo stesse tradendo gli ideali sui quali si fondava la Rivoluzione, il 13 luglio del 1793 la donna si recò nella sua casa e lo uccise tramite una coltellata nel petto, mentre Marat era intento a concedersi un bagno curativo contro una fastidiosa malattia della pelle.

L’omicidio di una delle personalità più ascoltate dalla popolazione colpì immensamente Jacques-Louis David. L’artista era peraltro amico di Jean-Paul Marat e decise di dedicare alla vittima un quadro in pieno stile neoclassico per rendere il giusto omaggio al giornalista. La tela, capace di ispirare personalità come Edvard Munch e Picasso negli anni successivi, si trova oggi conservata nelle sale del Museo reale delle belle arti del Belgio a Bruxelles.

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Mondadori Portfolio//Getty Images

“La morte di Marat” di David: descrizione dell’opera

L’opera “La morte di Marat” di David è la perfetta rappresentazione del dramma della Rivoluzione Francese e del rischio di morte derivante, in quegli anni, dall’eroismo. Attraverso le sue pennellate, infatti, l’artista ha operato la santificazione del rivoluzionario, dipingendo Jean-Paul Marat come un martire disposto a sacrificare la vita a costo di difendere i propri ideali.

La tela inserisce il protagonista all’interno di un ambiente irriconoscibile, prendendo solo pochi spunti dal fatto di cronaca in sé. Per connotare l’episodio, ad esempio, Jacques-Louis David inserisce solo una vasca ricolma d’acqua e un supporto in legno che diventa la lapide sopra cui incidere il nome dell’uomo assassinato. La scena è poi avvolta da uno sfondo scuro e omogeneo che porta lo spettatore a concentrarsi sul suo soggetto senza distrazioni.

Il braccio destro di Marat è abbandonato verso terra con in mano ancora la penna con cui, verosimilmente, stava scrivendo il suo ultimo articolo. La mano opposta regge invece un foglio di carta che rappresenta la lettera con cui Charlotte Corday aveva richiesto di essere ricevuta. Sopra la lapide trovano inoltre spazio un calamaio con l’inchiostro e alcuni fogli sparsi.

Gli unici elementi brutali inseriti da David in “La morte di Marat” sono dunque il coltello sporco di sangue gettato a terra e la ferita sul petto non ancora rimarginata che macchia il lenzuolo bianco.

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Lo stile di David in “La morte di Marat”

Capolavoro della pittura neoclassica, “La morte di Marat” di David rispetta l’idealizzazione dei corpi e la compostezza dei personaggi tipica del gusto estetico allora imperante, senza sfociare in un descrittivismo accentuato per rendere la drammaticità della scena. Sulla tela mancano infatti gli elementi più inquietanti dell’episodio e l’assenza di un’ambientazione ben connotata eleva Jean-Paul Marat a simbolo universale.

Dal punto di vista della composizione, invece, “La morte di Marat” può essere suddivisa in due macro-aree. In alto è presente un’ampia sezione completamente vuota, usata come escamotage visivo per far emergere il protagonista che occupa l’intera metà sottostante. La morte appare così attorniata da un silenzio spettrale e solenne che porta l’osservatore a riflettere sulla gravità dell’evento.

L’assenza di vita viene inoltre resa attraverso un’atmosfera immobile e sospesa in cui dominano le linee verticali e orizzontali. Efficace anche l’utilizzo dell’illuminazione, ispirato dalla lezione barocca di Caravaggio. La fonte di luce proviene da sinistra e genera uno scenografico effetto chiaroscurale sul corpo di Marat. Il petto è completamente in ombra, mentre il volto viene reso, esanime, in ogni dettaglio.