Il viaggio e l'ardimento

Come anticipato da Vittorio Sgarbi nell’introduzione, il libro racconta storie di uomini coraggiosi e sapienti, per i quali Dio è nella conoscenza. I nove racconti hanno per protagonisti alcuni autorevolissimi Rabbini della religione Ebraica, sempre occupati a viaggiare e ad affermare gli aspetti dottrinali della loro missione. Le comunità ebraiche, in quanto minoranze religiose all’interno di entità politiche cristiane o musulmane, hanno sempre riconosciuto al rabbino, oltre al ruolo di guida, anche quello di studioso depositario della propria fede religiosa. Si tratta di una funzione estremamente delicata, con implicazioni anche sul piano dei rapporti di convivenza all’interno delle comunità dei secoli passati, spesso alle prese con problematiche legate all’intolleranza religiosa. Al termine di ogni singolo racconto, che potremmo definire di carattere storico, l’Autore ha riportato alcuni elementi biografici relativi alla reale esistenza dei personaggi, al fine di fornire una sorta di collante cronologico ai diversi fatti narrati. Secondo me, questo stile di scrittura favorisce l’immersione totale - l’approccio più efficace alla rivisitazione storica del Passato - mediante la graduale conoscenza dei singoli episodi. Nel libro si avverte l’appassionata e certosina opera di consultazione dei documenti provenienti dagli archivi ed anche, in mancanza degli stessi, dalla tradizione orale tramandata nel corso dei secoli. L’autenticità delle fonti contribuisce a creare l’ambientazione adatta a comprendere le azioni e gli avvenimenti di quei tempi lontani, arricchendo di dettagli interessanti l’affresco temporale che fa da sfondo alla narrazione. Come dichiarato espressamente nella dedica, il libro è un omaggio alle comunità delle Marche e dell’Umbria, così duramente colpite dal devastante terremoto del 2016, ed in particolare agli ebrei marchigiani, eredi e custodi di una presenza religiosa e culturale unica.