Premier aggredito e ferito in forse la visita di Natale

Colpito al volto da un manifestante mentre firma autografi in piazza a Milano. Ricoverato in ospedale nella notte: due denti rotti, 20 giorni di prognosi. Al premier solidarietà di Napolitano
Condanna di tutti i partiti. Scontro Pdl-Idv Di Pietro: "Ma è lui che istiga". In forse il cenone all’Aquila con gli sfollati

L’AQUILA. In forse la visita natalizia del presidente Silvio Berlusconi all’Aquila. Dopo l’aggressione subita ieri a Milano e i venti giorni di prognosi previsti per la guarigione, gli appuntamenti in calendario per festeggiare il Natale all’Aquila con i cittadini terremotati potrebbero sfumare. La visita sarebbe la 25esima del presidente del Consiglio di ministri in Abruzzo e il cerimoniale prevede diversi appuntamenti. Un incontro con i cittadini a Onna il centro simbolo delle distruzioni prodotte dal sisma del sei aprile. Il pranzo di Natale, invece, a Coppito nella sede della Guardia di Finanza, poi alle 24 la Santa messa natalizia nella basilica di Collemaggio.

«E’ spuntata improvvisamente una mano che stringeva una statuetta. Poi il colpo violento al volto, sulla parte destra, che gli ha spaccato il labbro». E’ il racconto di Doriano Riparbelli, responsabile dell’organizzazione regionale del Pdl, che si trovava a fianco di Berlusconi.
Ha visto il premier aggredito da uno sconosciuto, poi fermato e individuato. Si tratta di Massimilano Tartaglia, 42 anni e in cura da una decina di anni per problemi mentali. «E’ accaduto tutto in pochi secondi», spiega Riparbelli che non si capacita ancora di quel che ha visto, di quella scena che in pochi istanti nei fotogrammi di alcune tv ha fatto il giro del mondo. Secondo la ricostruzione di chi ha organizzato il comizio il premier, appena lasciato il palco e prima di salire sull’auto, era stato fermato da uno dei suoi sostenitori che gli ha consegnato alcune foto. Dopo di che l’uomo rivolgendosi al premier: «Aspetta Silvio, ti do il mio biglietto da visita». Poi altri simpatizzanti. Tutti a urlare «Silvio, Silvio» e a fare a gara per stringergli la mano. «Lui si è spostato di poco - prosegue Riparbelli - e improvvisamente è arrivato un braccio con una mano che stringeva una statuetta del Duomo. L’ha colpito al volto, la parte di destra». Berlusconi si è piegato sulle gambe, ma in un baleno la sua scorta è intervenuta per sostenerlo e portarlo alla macchina. «Quando era già dentro e si stava tamponando il viso con un fazzoletto - continua l’esponente del Pdl - ha aperto la portiere ed è di nuovo uscito dall’auto, probabilmente, è la mia sensazione, per andare da quell’uomo, il suo aggressore, e chiedergli senza alcun rancore il motivo del suo gesto, perché l’ha fatto». Ma i suoi body guard gli hanno consigliato di rientrare. Poi la corsa al San Raffaele. E’ entrato sdraiato su una barella «cosciente», con una borsa del ghiaccio sul volto. Subito è stato medicato e, come ha deciso il suo medico personale, il prof. Alberto Zangrillo, è stato sottoposto a una Tac: ha subito un «trauma contusivo importante al massiccio facciale - hanno riferito dall’ospedale - con una ferita interna ed esterna al labbro superiore. Due denti, uno dei quali in modo serio, sono fratturati». E poi l’accertamento diagnostico ha evidenziato una piccola frattura al naso. la prognosi è di 20 giorni. Nonostante sia apparso scosso e abbattuto «sta reagendo con la sua solita tempra», hanno fatto sapere i medici. E, infatti, mentre veniva portato fuori dal pronto soccorso ha stretto la mano a uno del suo staff. «Sto bene, sto bene», ha esclamato. Poi e visite: i suoi figli, Marina accompagnata dal marito, Piersilvio, Barbara con il compagno ed Eleonora. Poi una lunga schiera di amici ed esponenti di centrodestra.

Il comizio. In Piazza del Duomo, durante la manifestazione del tesseramento al Pdl, Berlusconi aveva chiesto di non credere a chi getta «fango» contro di lui e contro una maggioranza coesa e un governo stabile che andrà avanti per tutta la legislatura con l’obiettivo di chiudere la delicata partita delle riforme. Il Cavaliere è stato un fiume in piena. Ha rilanciato il Popolo della libertà come forza democratica e risponde quasi con rabbia ai contestatori che lo attaccano: «Noi non siamo come voi, siamo gente libera - aveva detto dal palco prima che Tartaglia lo colpisse al volto - e vogliamo un pacato dialogo mente voi vorreste trasformare l’Italia in una piazza urlante che inveisce e condanna. Vergogna, vergogna, vergogna». Il premier avedva candidato ufficialmente Roberto Formigoni alle Regionali in Lombardia, e consegna la tessera del Pdl al sindaco di Milano Letizia Moratti e spiega che le sue parole su giudici politicizzati e Corte Costituzionale «non sono attacchi ma una fotografia della situazione preoccupante».

Non cita il presidente della Camera Fini. Sono i simpatizzanti a farlo, ogni tanto, dicendo di mandarlo via. A Pamela Gatti, che con Carlo Armeni prende la tessera di Giovane Italia, chiede il numero di telefono, prima di ricevere la maglietta fatta dai ragazzi con lo slogan «Con Silvio contro tutte le mafie». «Noi - chiosa fra gli applausi - siamo l’antimafia dei fatti contro l’antimafia delle calunnie e delle menzogne». Poi l’aggressione, arrivata al termine di un comizio segnato da scontri e parapiglia tra un gruppo di contestatori e il servizio d’ordine del Pdl che hanno continuato ad affrontarsi a distanza a suon di insulti. La tensione è nata quando alcuni ragazzi arrivati fin sotto il palco del Pdl, senza bandiere o altri segni distintivi, hanno tentato di interrompere Berlusconi fischiandolo e gridandogli «Vergogna». Il servizio d’ordine era garantito dai militanti della Giovine Italia che hanno prelevato a forza i contestatori. Contro i disturbatori sono volati pugni, calci e fendenti con le aste delle bandiere e quando l’atmosfera è diventata incandescente è intervenuta anche la polizia, per arginare la foga dei militanti del Pdl. Quando sono partiti nuovi slogan contro il premier («Mafioso, fatti processare»), la situazione è precipitata. Ancora una volta i ragazzi del servizio d’ordine sono venuti alle mani con i contestatori. A quel punto sono intervenuti gli agenti antisommossa.