L’arrabbiato D’Emilio ai domiciliari

Il 31enne s’incatena nella biblioteca per ottenere più fondi, poi si oppone alla polizia provinciale. Il giudice gli ridà la libertà

PESCARA. E' finita male l'ultima protesta di Andrea D'Emilio, il 31enne di Pescara che negli anni si è fatto conoscere per una serie di battaglie, portate avanti sempre in maniera singolare. Da tempo il giovane lotta per la biblioteca provinciale, che frequenta quasi quotidianamente, e mentre in passato ha chiesto con forza la riapertura dei depositi, occupandoli durante gli interventi di sistemazione, stavolta si è incatenato all'interno della struttura perché vorrebbe per la D'Annunzio i fondi necessari ad andare avanti, e chiede che sia il presidente della Regione Luciano D'Alfonso a impegnarsi in prima persona su questo fronte.

Due sere fa, si è rifiutato di uscire dalla biblioteca all'ora di chiusura e ha inscenato le sue rimostranze. Inutili i tentativi del personale - diretto da Enzo Fimiani - di farlo ragionare, inutili le spiegazioni sull'iter che la Regione sta seguendo per arrivare a una legge quadro di settore, dopo che la legge Delrio ha fatto venir meno le competenze delle Province in materia. «Non torno indietro», diceva, ribadendo le sue richieste da inoltrare al presidente D'Alfonso, per cui è stato necessario far intervenire la polizia provinciale, con il comandante Giulio Honorati, e anche di fronte alla forza pubblica il 31enne non ha voluto sentire ragioni. Non ha accolto la richiesta di rimuovere in autonomia la catena che lo teneva bloccato per cui è stata la polizia provinciale a tagliarla, ma a quel punto ha cominciato a dimenarsi e tirare calci, opponendo resistenza.

E' stato arrestato proprio per il reato resistenza a pubblico ufficiale e invasione di edificio pubblico ed è finito ai domiciliari, per una notte, dopodiché ieri mattina l'arresto è stato convalidato e lui è tornato in libertà in attesa del processo, fissato al 17 giugno. Fino a oggi la sua esuberanza, seppur finalizzata a far emergenze problematiche reali, era sempre stata arginata in qualche modo da chi se l'è trovato di fronte e ha avuto a che fare con lui: più volte in Provincia lo hanno tranquillizzato e indotto a riflettere il personale della biblioteca, dirigenti e amministratori e la polizia provinciale, mentre altre volte lo hanno gestito gli addetti del Comune e il personale della polizia municipale, quando si rifiutava di far pulire da una ditta il parco dell'Infanzia di via Tavo (chiuso al pubblico), sostenendo di aver già provveduto da solo a bonificare l'area verde, dove ha perfino dormito. Per il futuro il presidente della Provincia Antonio Di Marco si augura che «non sorgano altri motivi di contrasto» e che non si verifichino episodi con conseguenze così pesanti «a causa della sua intemperanza», che rischia di far passare in secondo piano le battaglie solitarie che conduce per la città.

Al suo fianco si è schierato Maurizio Acerbo (Prc), su Facebook, facendo notare che «un cittadino che protesta per chiedere più libri merita un monumento».

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