Una fogliata di libri

Storia universale delle rovine

Rinaldo Censi

La recensione di Alain Schnapp edito da Einaudi (923 pp., 120 euro)

Si deve forse a Poggio Bracciolini la prima descrizione delle rovine di Roma. Un’osservazione, la sua, che nasconde uno pensiero filosofico. Il primo volume del suo De varietate fortunae mostra debiti petrarcheschi, sostiene Alain Schnapp nel suo formidabile Storia universale delle rovine. “Un giorno, – scrive Bracciolini – ci inerpicammo sulla collina del Campidoglio. Antonio, stanco di cavalcare, desiderava, come me, riposarsi. Scendemmo così da cavallo e ci sedemmo sulle rovine stesse della città tarpea, dietro quella che mi parve essere l’enorme soglia di marmo della porta di un tempio, tra colonne spezzate sparse in gran numero tutt’intorno, in un punto dove si gode di un’ampia vista della città”. Il tempio, segnala Schnapp in nota, potrebbe essere quello di Giove capitolino. Che vista si avrà oggi da quel punto? 

Sia quel che sia, chi fosse interessato all’argomento deve assolutamente procurarsi questo libro. Testo di riferimento: una summa erudita, colossale, minuziosa del concetto. Non tanto una storia di tutte le rovine, in tutte le società (programma impossibile), ma un “tentativo di esplorazione stratigrafica del pensiero sulle rovine, attraverso le diverse culture che ci hanno lasciato traccia del loro interesse o della loro avversione per il passato”. Schnapp parla, proprio per questo, di “archeofili” e di “archeofobi”.

Come ci poniamo di fronte alle vestigia del passato? Se volessimo assecondare un’osservazione di Chateaubriand, potremmo sostenere che tutti gli uomini posseggano una segreta attrazione per le rovine. Proprio l’autore del Genio del cristianesimo ha scritto uno dei testi princeps sull’argomento. Schnapp l’ha ben presente. Tanto che lo cita nella prima pagina dell’introduzione: “Questo sentimento dipende dalla fragilità della nostra natura, da una segreta conformità fra i monumenti distrutti e la rapidità della nostra esistenza”. Il tempo, grande scultore, scrive Yourcenar. Che possa aver tratto ispirazione da quei versi di Stobeo riportati dall’autore? “Il tempo, col suo dente aguzzo / distrugge ogni cosa, anche le più resistenti”. Le prime rovine datano ère megalitiche protostoriche. Sono dunque il risultato di un lungo processo che puntella la storia umana. Proprio gli Illuministi l’hanno fatto emergere. Culto moderno dei monumenti. Lezione di storia e di morale. Con le sue 923 pagine, il testo di Schnapp sviscera l’argomento. Emergono complessità, variazioni, contraddizioni. Impossibile riassumerne il contenuto. Regalatevelo.

    

Alain Schnapp
Storia universale delle rovine
Einaudi, 923 pp., 120 euro

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