Meduna a Boje, la comunità riscopre il proprio Dna rivoluzionario

Sabato 28 Settembre 2019
Meduna a Boje, la comunità riscopre il proprio Dna rivoluzionario
MEDUNA DI LIVENZA
Meduna a boje, ossia bolle, ribolle. Metaforicamente si scalda, si agita, freme. Un detto che affonda le radici nella storia del paese. E che ieri è stato messo, nero su bianco (Benvenuti nel paese de a boje) sotto i cartelli nelle quattro vie principali di ingresso a Meduna. Il primo cartello è apparso in via Pordenone, il rettilineo che da San Giovanni di Motta porta ai due ponti medunesi. È stato posizionato sotto lo sguardo del sindaco Arnaldo Pitton. Oltre al cartello, c'è una targa che spiega il significato del termine. Il testo è stato scritto dallo storico locale Mauro Fasan. «Il 12 ottobre 1881 - scrive Fasan - Meduna fu interessata da una dimostrazione di protesta contro l'allora Consiglio comunale, composto prevalentemente da persone estranee al paese, per far annullare una delibera in cui si chiedeva la soppressione del comune e l'annessione a Motta.
LA RIVOLTA
Dagli archivi storici si scopre che a promuovere la sommossa fu il 19enne Giorgio Prosdocimo, figlio del più noto Francesco Prosdocimo, a cui è intitolata una via del centro. Alla manifestazione partecipò tutto il paese, donne comprese. Qualcuno raccontò di aver preso di peso il Prefetto, giunto a Meduna per sincerarsi sull'entità della protesta. Lo portarono sul ponte in ferro e gli dissero: Per di qua il comune non passerà mai».
L'ALTRA VERSIONE
Ma a boje potrebbe riferirsi a un altro episodio. «L'anno seguente - dice Fasan - dopo un'inondazione, lo stesso Giorgio istituì una cucina per poveri e bisognosi. Nobile tentativo per far fronte alle condizioni di miseria. Si dice che alle 12, pronta una minestra calda, fosse suonata una campana. Così tutti sapevano che era l'ora della distribuzione di ciò che bolliva in pentola. Da lì l'origine del detto Meduna a boje, che ormai identifica gli abitanti di Meduna. L'ipotesi della protesta - conclude Fasan - è quella maggiormente accreditata perchè si accosta ai contemporanei movimenti di rivolta contadina scoppiati nel Polesine e nel mantovano, con riflessi a livello nazionale. Fieri dell'autonomia preservata, i medunesi ricordarono per anni l'evento con una festa paesana che oggi non c'è più». Sotto il cartello a boje c'era anche quello che indicava il gemellaggio con il paese tedesco di Sennfeld, momentaneamente tolto. «Lo abbiamo portato a lucidare - ha detto il sindaco Pitton - perché tutti i cartelli siano puliti. Una volta terminato il lavoro verrà riposizionato dov'era».
Gianandrea Rorato
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