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Lavinia Biagiotti: «La nostra moda sarà sempre più made in centro»

L’imprenditrice-stilista spiega i progetti dell’azienda per il nuovo decennio e annuncia un’importante opera di mecenatismo per Roma

di Chiara Beghelli

5' di lettura

Lavinia Biagiotti: un docufilm per la mia straordinaria madre

GUIDONIA (Roma) - I cormorani distendono le loro ali accanto al laghetto, godendo del sole e per nulla disturbati dalle ruspe che lavorano a poca distanza la terra di Guidonia Montecelio, alle porte di Roma, colline punteggiate di torri di avvistamento medievali, antiche ville, castelli. In uno di questi, chiamato Marco Simone e risalente al Mille, vive e lavora Lavinia Biagiotti Cigna, nelle stesse stanze che furono sottratte alla rovina negli anni 80 dalla madre Laura e dal padre, Gianni Cigna. Furono loro a sceglierlo come casa e quartier generale della loro azienda, con tanto di manifattura della prima linea, e che a poca distanza inaugurarono anche il Marco Simone Golf & Country Club, con le sue 27 buche.

Le avanguardie di un marchio
Laura Biagiotti fu fra i primi marchi a stringere legami con lo sport. Una scelta pioneristica, come molte altre della stilista-imprenditrice, la prima a organizzare una sfilata a Pechino nel 1988, e poi a Mosca nel 1995; la prima a credere nel cashmere come fibra ideale per il pret-à-porter, la prima a farsi mecenate per i monumenti della sua città, Roma.

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Laura Biagiotti a Pechino, dove organizzò la prima sfilata di un marchio italiano nel 1988

«Siamo stati i primi, nella moda, ad avere un campo da golf - racconta Lavinia Biagiotti, seduta sotto gli affreschi trecenteschi di una delle stanze del suo castello -. Un’altra delle visioni di mia madre, che mi ha tracciato la strada lungo la quale proseguo, anche con codici attuali, perché un’impresa cambia pelle continuamente. Mia madre è stata una donna e un’imprenditrice del futuro, come mia nonna».

Lavinia Biagiotti ritratta da Gianmarco Chieregato

Verso i primi 55 anni dell’azienda
Lavinia è direttrice creativa, presidente e ceo, nonché proprietaria dell’azienda ereditata a 38 anni da sua madre, scomparsa improvvisamente nel 2017. In estate ricorreranno i 55 anni della nascita dell’azienda: «È un tempo sufficientemente lungo per aver attraversato anche tanti modi di fare impresa, ma sempre mantenendo intatto questo dna familiare e un legame fortissimo con il territorio».

Dopo aver partecipato a Milano al primo Modit, evento che segnò il destino della città come nuova capitale della moda, Laura Biagiotti volle comunque restare a Roma: «Una scelta controcorrente, anche all’epoca. Ma lei decise di mantenere qui il cuore dell’azienda, che è soprattutto la sua produzione - prosegue l’imprenditrice -. Se ami molto un territorio non puoi lasciarlo, anzi, ci investi e contribuisci al suo sviluppo, proprio perché lo conosci. E credo che in questo momento per le imprese, in particolare per quelle del centro Italia, sia molto importante conoscersi, anche per evitare di inseguire modelli di innovazione che in realtà non appartengono e dunque non funzionano».

Finanziato un nuovo restauro per Roma
Il legame del mondo Biagiotti con Roma è passato anche da atti che hanno ricambiato la generosità creativa della città, ispiratrice anche del profumo bestseller “Roma”, lanciato nel 1988: nel 1998 la Scala Cordonata del Campidoglio, opera di Michelangelo Buonarroti, tornò al suo splendore dopo il restauro finanziato da Laura Biagiotti (per 550 milioni di lire dell’epoca, insieme all’azienda allora licenziataria del profumo, Procter & Gamble). Fu uno dei primi atti di mecenatismo da parte di un marchio della moda. Nel 2007 sempre Laura Biagiotti sostenne anche il restauro delle fontane di Piazza Farnese.

E con il nuovo decennio, il gruppo Biagiotti ha deciso di sostenere un nuovo progetto: quello del restauro delle otto tele monumentali di epoca barocca custodite nella Basilica di Santa Maria degli Angeli. Provenienti da San Pietro, ampie ben 30 metri quadri ognuna, non erano mai state restaurate prima. «Amo molto quella chiesa, ci andavo spesso con mia madre - spiega Lavinia Biagiotti - e credo che Roma avesse bisogno di un nuovo biglietto da visita, soprattutto per i turisti che vi arrivano dalla Stazione Termini, che si trova a poca distanza. Ogni tanto vado a vedere i lavori e mi incanto seguendo le mani dei restauratori. Anche ai tempi del restauro del Campidoglio andavo quasi ogni pomeriggio a visiatre il cantiere insieme a mia madre. Conservare l’arte è essa stessa una forma d’arte. E di sostenibilità».

La sfilata Laura Biagiotti per la primavera-estate 2020

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Il progetto del “made in Centro”
Nella manifattura di Laura Biagiotti, distante poche decine di metri dal castello, lavorano oggi circa 50 persone. Ma molte di più, attraverso una rete di collaboratori, danno vita alle 70 collezioni complessive del marchio, da quella di occhiali al kidswear alla linea per la casa e ai profumi. «La prima scelta che ho fatto nel nuovo decennio è stata questa: lavorare con laboratori del Centro Italia, dunque del Lazio, ma anche delle regioni messe in difficoltà dal sisma come le Marche e l’Umbria. L’80% della produzione Biagiotti sarà più di Made in Italy, sarà Made in Centro.

Una borsa della collezione Laura Biagiotti Monogram

È un impegno per la sostenibilità, bellissima e oggi diffusissima parola, non solo legata all’ambiente ma che deve coinvolgere anche le persone - prosegue -. Saremo poi davvero a km zero, perché lavoreremo con laboratori della Tiburtina Valley, la zona industriale che si estende a poca distanza da qui, un cluster di ricerca con eccellenze nel campo aerospaziale e farmaceutico. Anche questo è fare innovazione, non solo puntare sulla digitalizzazione».

Lavinia Biagiotti con le sarte nel flagship store di via Belsiana, rinnovato nel 2017

La Ryder Cup e gli investimenti nel territorio
Ma Lavinia Biagiotti sta lavorando anche a un altro, persino più importante progetto per il “suo” territorio: la Ryder Cup, torneo di golf biennale che contrappone Stati Uniti ed Europa, fondato nel 1927 e terzo evento sportivo più seguito al mondo dopo le Olimpiadi e i Mondiali di Calcio, nel 2022 per la prima volta sarà in Italia, ospitata proprio al Marco Simone. L’edizione 2018, che si è tenuta in Francia, ha generato un indotto di oltre 235 milioni di euro, portando nel Paese un milione di giocatori.

Panorama del Marco Simone Golf & Country Club

«Al di là della moda, è il progetto più importante della mia vita, almeno finora, perché l’impatto sul territorio, come ha già calcolato Kpmg, sarà estremamente positivo. Sarà peraltro un progetto sostenibile, perché, ad esempio, pianteremo erba che necessita di pochissima acqua. E anche un progetto culturale, poiché stiamo restaurando i resti di una villa romana rivenuta all’interno del campo. Trovo che la formula che unisce impresa, sport e cultura sia molto innovativa e interessante, un modello da replicare».

L’importanza di innovare se stesse
D’altra parte «Designing the future» è la frase che accompagna il profilo Twitter di Lavinia Biagiotti, propensa a esplorare «what’s next» come sua madre Laura, che la portava nel backstage delle sfilate fin da piccolissima. «Nella moda le donne sono ancora troppo relegate a ruoli di mera creatività, mentre credo dovrebbero passare anche più dall’altra parte, quella della gestione aziendale. Anche se disegnare una collezione è già portare una visione strategica del proprio marchio, c’è ancora molto spazio da conquistare». Come ha fatto lei, erede di altre donne che non hanno mai avuto timore dell’innovazione, a partire da quella di se stesse.

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