Il castello di malleus

Le amanuensi che hanno «rubato» l’arte ai monaci

Nelle campagne di Recanati c’è il più grande scriptorium d’Europa, affidato alle donne

di Patrizia Maciocchi

Enrico Ragni, in arte Màlleus ha fondato a Recanati, nel 1988, il più grande scriptorium d'Europa

3' di lettura

«I tuoi pensieri taceranno e tu potrai assaporare il dono più prezioso del lavoro dell’amanuense: il silenzio». Un dono tanto apprezzato da portare Enrico Ragni, in arte Màlleus, a fondare nel 1988 il più grande scriptorium d’Europa. Un’antica bottega dove, all’interno di un castello con la forma di un libro aperto, si esercita un’arte millenaria. Nelle campagne di Recanati, roccaforte del “maestro”, il tempo sembra essersi fermato all’anno Mille, con alcune variabili all’insegna del politicamente corretto. L’arte amanuense, nel XIV e XV secolo riservata solo ai monaci, è ora esclusiva delle donne, che siedono ai loro tavoli e lavorano in un’atmosfera simile a quella degli scriptorium medioevali. Effetto che è stato possibile ricreare orientando il castello a 21 gradi est, in modo da consentire alla luce di entrare in ogni momento della giornata e in ogni mese dell’anno. La luce del sole non entra mai direttamente dalle ampie finestre, ma scende dall’alto creando un’illuminazione soffusa che non infastidisce. La misura dei 21 gradi è stata ottenuta grazie a una ricerca storica fatta sugli antichi scriptorium costruiti su latitudini simili.

All’interno del maniero le amanuensi del terzo millennio creano le loro opere: dalle miniature alla copiatura di antichi manoscritti, dalle pergamene con miniature in oro zecchino ai passaggi di grado delle guardie svizzere. Ma il grosso della “produzione” riguarda i diplomi di laurea, circa 4mila al mese con ologrammi anticontraffazione, le lauree ad honorem e le partecipazioni di nozze. Amanuensi 4.0 che sbarcano anche su Amazon, con carte di auguri uniche e senza tempo: da San Valentino alla festa della Mamma.

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Le amanuensi che lavorano nello scriptorium arrivano tutte dalle scuole di belle arti o dalle accademie

Con 12 dipendenti, alle quali si aggiungono la moglie di Màlleus, e 900 mila euro l’anno di fatturato, lo scriptorium di Recanati è diventato il centro della scrittura antica, tanto da dare il titolo ad un libro, “Scriptorium”, edito da Mondadori e tradotto in “Calm Calligraphy”, per i Paesi di lingua anglosassone. Un viaggio nel Medio Evo per trovare la pace della mente nella scrittura, facendosi guidare da un pennino, o da una penna d’oca, nella ricerca della tranquillità dell’anima.

La sede della bottega amanuense di Màlleus all'interno di un castello

Dal Castello di Recanati escono doni preziosi per capi di Stato e Papi. In preparazione ora la pergamena, con soggetto “segreto” , che l’Università di Macerata darà al presidente della Repubblica Sergio Mattarella a marzo, mentre è già stata consegnata il 18 febbraio scorso, quella donata per il dottorato honoris causa dall’Università La Sapienza alla senatrice Liliana Segre, realizzata sempre dal maestro.

Pergamene ma non solo: da Màlleus è arrivato il “suggerimento” a papa Giovanni Paolo II, di cambiare il Padre Nostro,“correggendo” la frase «non ci indurre in tentazione», frutto di un errore reso evidente dal confronto con i libri in aramaico. «Non voglio prendermi il merito di aver indotto la chiesa a rivedere la preghiera – dice Màlleus – ma conservo la lettera del Pontefice in risposta alla mia esortazione, con la quale mi dava atto che il rilievo era fondato».

Le amanuensi che lavorano nello scriptorium arrivano tutte dalle scuole di belle arti o dalle accademie. Anche se il titolo di studio non è vincolante, il curriculum però deve essere rigorosamente scritto a mano: «Dalla scrittura capisco molte cose del carattere delle mie collaboratrici – confida Màlleus – il loro temperamento, la determinazione. Molte aziende ora mi hanno “copiato” e hanno dei grafologi per fare le selezione del personale». Probabilmente il sistema funziona perché nessuna delle assunte ha mai lasciato l’antica bottega.

All’interno del Castello c’è anche un laboratorio, dove viene riprodotto, con una formula segreta che parte dal nitrato di ferro, l’inchiostro seppia usato da Leonardo da Vinci.

Alle abili mani di Mallèus è stato affidato anche il restauro della Santa Casa all’interno della Basilica di Loreto: grazie alle sue doti di incisore il maestro ha riscolpito la famosa scritta della casa di Nazareth “Hic verbum caro factum est” e rimosso le lettere di ottone che dopo quasi cento anni si erano ossidate. Ma il primo amore di Màlleus è stata la musica: fa parte dei fondatori di Musicultura, il festival musicale, per il quale ha scelto il nome, nato nel 1990 come Premio Città di Recanati, ora trasferito allo Sferisterio di Macerata, dedicato alle nuove promesse fra i cantautori della musica popolare e d’autore contemporanea. A testimonianza della passione originaria resta nel castello una grande sala di incisione.

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