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Giorgio Morandi, l’incanto delle umili cose

A distanza di più di 30 anni dall’ultima rassegna, Milano dedica un’importante mostra al pittore bolognese

di Grazia Lissi

3' di lettura

L’incanto delle cose. Morandi ha saputo guardare il mondo da una stanza e ci ha raccontato una storia, la sua. A Milano, al Piano Nobile di Palazzo Reale, la mostra “Morandi 1890 – 1964” ideata e curata da Maria Cristina Bandera; da oggi fino al 4 febbraio 2024 (catalogo edito da 24 Ore Cultura).

Coerente e rigoroso l’universo di Morandi sembra limitarsi a nature morte di bottiglie, tazze e alcuni temi paesistici, quasi sempre gli stessi; eppure la poetica, soprattutto nell’utilizzo dei toni, degli spazi è sempre nuova. Nelle sue tele oggetti che condividono il nostro quotidiano a cui Morandi dona un’anima. A Milano e in Lombardia sono vissuti i primi grandi collezionisti di Morandi come Vitali, Feroldi, Scheiwiller, Valdameri, De Angeli, Jesi, Jucker, Boschi Di Stefano, Vismara – parte delle cui raccolte furono donate alla città - e milanese era la Galleria del Milione con il quale il pittore ebbe un rapporto privilegiato, per queste Milano rende omaggio a Giorgio Morandi.

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120 opere ripercorrono l’intera via artistica del pittore: dal 1913 al 1963 - attraverso prestiti da importanti istituzioni pubbliche e collezioni private.

Nello studio di Morandi

Il percorso espositivo segue un criterio cronologico con accostamenti mirati e inediti che documentano l’evoluzione stilistica e il modus operandi del pittore, nella variazione dei motivi prescelti - natura morta, paesaggio, fiori e solo raramente figure - e delle tecniche - pittura, acquaforte e acquerello. Un’installazione video situata a metà percorso, realizzata in collaborazione con il Museo Morandi del Settore Musei Civici Bologna, ripropone al visitatore la camera-studio di Via Fondazza a Bologna, oggi museo, dove Morandi visse e lavorò fino ai suoi ultimi giorni; in sottofondo frammenti audio di una radio-intervista al pittore di Peppino Mangravite.

La mostra apre con il 1913 e i capolavori d’avanguardia, una personale assimilazione dell’innovativa spazialità cubista lungo la traiettoria Giotto-Cézanne, un viaggio fino al 1963, con una pittura rarefatta, portata all’estremo della verosimiglianza formale, secondo il celebre postulato morandiano: «ritengo che non vi sia nulla di più surreale, nulla di più astratto del reale».

Prestigiosi prestiti per una mostra indimenticabile

34 sezioni per scoprire il suo primo contatto con le avanguardie, tra (1913-1918) ecco i “Fiori” provenienti dal Mart di Rovereto, la scoperta della metafisica (1918-1919), il ritorno al reale e alla tradizione (1919-1920,), le sperimentazioni degli anni ’20 (1921-1929) con magnifici paesaggi; una sezione è dedicata all’incisione e alla conquista della pittura (1928-1929); incisore strepitoso, Morandi fu titolare fino al 1956 della cattedra d’incisione all’Accademia di belle arti di Bologna. Nei lavori che l’artista realizza attorno agli anni ’30 si nota un linguaggio sempre più maturo in una ricerca tonale; mentre negli anni ’40 e ’50 per il pittore la semplificazione deve essere ancora più diretta, la crea con la tecnica degli acquerelli; chiude l’esposizione una riflessione dell’artista tra astrazione e realtà, sono i suoi ultimi anni, le ultime Nature morte come un commiato. La capillare ricerca della curatrice ha portato prestiti prestigiosi: dal Museo Morandi di Bologna, Pinacoteca di Brera, Museo Novecento, Galleria d’arte Moderna, Casa Museo Boschi di Stefano, Villa Necchi Campiglio-FAI, il Mart di Rovereto, la GAM di Torino, Palazzo Pitti, il Museo del Novecento di Firenze, la Pinacoteca Nazionale di Siena, la Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, la Fondazione Roberto Longhi di Firenze, Inoltre i Musei Vaticani, il Musée Jenisch di Vevey e le collezioni pubbliche di Winterthur e Siegen; tra i prestiti di enti pubblici, la Camera dei Deputati, l’Eni, Telecom e Rai.

Milano Palazzo Reale, Morandi 1890-1964, a cura di Maria Cristina Bandera, Catalogo 24oreCultura


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