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Dove tutti fuggono noi andiamo. Vent'anni dopo, il Covid-19 è l' 11 settembre di infermieri e medici

Vincenzo Rauccidi
Vincenzo Raucci
Pubblicato il: 11/09/2021 vai ai commenti

AttualitàCoronavirusCoronavirusCronache sanitarie

Oggi si celebra la triste ricorrenza dell’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001.

Tutti noi, che abbiamo più di 30-40 anni ricordiamo l’esatto momento in cui i telegiornali raccontarono al mondo l’immane tragedia.

Sempre in questi giorni, a vent’anni di distanza, raccogliamo gli ultimi cocci di quanto accaduto vent’anni fa, attraverso la ritirata dall’Afghanistan, abbandonata al suo triste destino (leggi anche intervista ad Andrea Filippini).

La vicenda di quell’11 settembre, però, può essere raccontata in molti modi ed essere analizzata attraverso molteplici chiavi di lettura. Io ho scelto di parlarne ponendola su un piano di similitudine con la pandemia da COVID-19 e altre questioni sanitarie, certo che di altre letture (politiche, sociologiche, ecc…) se ne occuperanno altri giornalisti e altre testate specialistiche.

Cominciamo col dire che gli operatori maggiormente impegnati sul fronte 11 settembre sono stati i vigili del fuoco e le forze dell’ordine, mentre sul fronte COVID-19 abbiamo visto al lavoro soprattutto il personale sanitario e, in particolare, medici e infermieri.

Entrambi i drammatici teatri hanno registrato vittime durante la tragedia e negli anni successivi.

Nella catastrofe americana, ad esempio, gli operatori intervenuti nei soccorsi hanno respirato vapori tossici, fumi, polveri che hanno causato la morte di 243 vigili del fuoco e 23 poliziotti ai quali, negli anni successivi, si sono aggiunti altri 213 vigili del fuoco e 218 poliziotti a causa di malattie sviluppatesi nel tempo, come cancro, ictus, malattie respiratorie, ecc…

Nella pandemia da COVID-19, similmente, abbiamo avuto morti per aver contratto l’infezione nella forma più grave, tra i medici (circa 350) e tra gli infermieri (poco meno di 100).

Sono stati contagiati, sul lavoro, più di 200mila operatori, sempre tra medici e infermieri.

Al World Trade Center i vigili sono arrivati attrezzati di tutto punto, ma noi, soprattutto nella prima fase della pandemia, quella più tragica, siamo stati mandati a combattere a mani nude!

Inoltre, quali saranno i postumi coi quali i 200mila operatori infettati dovranno fare i conti?

Il COVID-19 è una malattia che lascia segni importanti. Si è stimato che circa il 50% dei pazienti Covid positivi continua a presentare sintomi e postumi per mesi: oltre a stanchezza, difficoltà respiratorie, problemi cardiaci e di memoria, possono sviluppare anche sintomi nuovi, mai manifestati prima della malattia, come labilità emotiva, disturbi dell’umore, ansia e insonnia.

Inoltre ci sono tutte le problematiche polmonari, che sono le più frequenti, laddove la maggioranza di questi pazienti lamenta una minor tolleranza allo sforzo, molti dicono di respirare bene, però il loro respiro non è quello di prima della malattia. Spesso riferiscono di non riuscire a completare un’inspirazione profonda o uno sbadiglio o di avvertire un senso di costrizione toracica.

I postumi, di quella che viene chiamata “sindrome post-Covid-19”, possono colpire tutti, anche chi ha contratto la malattia in una forma più lieve.

La comunità scientifica sta monitorando e studiando il fenomeno, anche per stabilire quali sintomi cronicizzeranno e quali, invece, spariranno dopo un dato periodo; ma una cosa è certa: il problema non va sottovalutato e, allo stesso modo con cui gli Stati Uniti stanno risarcendo operatori e famiglie, anche a distanza di 20 anni, per i postumi dell’11 settembre, anche il nostro Governo non deve dimenticare gli operatori impegnati in prima linea sul fronte COVID-19 e ricomprendere la malattia e i suoi postumi nella categoria delle “malattie professionali”.

Infine, sempre sul tema delle “similitudini” con l’11 settembre, ci tengo a ricordare un dato di estrema importanza: vent’anni fa, gli attentati di cui stiamo trattando hanno causato la morte di 2974 persone. Seppur nel rispetto delle vittime e delle loro famiglie, ci tengo a ricordare che in Italia si stimano circa 42.000 morti all’anno per malasanità.

Oggi celebriamo, con bandiere a mezz’asta le vittime delle torri gemelle ma, negli ospedali italiani, le bandiere a mezz’asta dovrebbero esserci tutti i giorni: ogni anno crollano, solamente nel nostro Paese, 28 torri gemelle nell’indifferenza di tutti!

Se è vero che alcuni errori possono essere ricondotti ad atteggiamenti dolosi e superficiali di qualche operatore, è anche verissimo che abbiamo una stragrande maggioranza di errori causati da superlavoro, tagli al personale, strutture ospedaliere fatiscenti, scarse risorse per la sanità.

Ognuno ha il suo 11 settembre.

Oggi siamo vicini agli Stati Uniti che commemorano i loro morti, ma domani auspichiamo una maggior sensibilizzazione verso i nostri 11 settembre.