14 Nov 2023

Biden-Xi: incontro al vertice

Primo faccia a faccia tra i due leader da un anno, sul tavolo molti temi e un obiettivo condiviso: gestire la competizione.

A un anno esatto dal loro ultimo faccia a faccia, mentre le relazioni tra Washington e Pechino sono ridotte al minimo, il presidente Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping si incontreranno domani a San Francisco a margine del vertice dei paesi membri della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec). Certo, il colloquio non sancirà la fine dello stallo tra le due maggiori economie del mondo, ma è comunque un appuntamento atteso e un segno che entrambi i leader vogliono mantenere aperti i canali di comunicazione ai più alti livelli, nonostante le tensioni commerciali, le restrizioni incrociate sulle esportazioni e gli interrogativi sul futuro di Taiwan. I funzionari che preparano l’incontro si sono sforzati di sottolineare che Stati Uniti e Cina sono concorrenti più che rivali. “Abbiamo una relazione commerciale da 700 miliardi di dollari. E la stragrande maggioranza non è interessata dalle restrizioni sulle esportazioni”, ha detto Gina Raimondo, segretaria al Commercio nei giorni scorsi. Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale, ha definito i due paesi “economicamente interdipendenti” e Janet Yellen, segretaria del Tesoro, ha avvertito che un ipotetico decoupling – ovvero il disaccoppiamento dell’economia americana da quella cinese – “avrebbe significative ripercussioni globali”. Toni concilianti, dunque, che rispecchiano quelli usati dallo stesso Xi in un incontro di alcuni giorni fa con una delegazione del Congresso americano in visita a Pechino: “Ci sono mille ragioni per migliorare le relazioni USA-Cina – ha detto il leader cinese – e nessuna per peggiorarle”. 

In cerca di un terreno comune?  

In vista dell’incontro di domani entrambi i paesi hanno fissato aspettative relativamente basse, ma ciò non vuol dire che non siano attesi risultati concreti. I temi sul tavolo sono decine, dalla guerra in Ucraina a quella nella Striscia di Gaza, Taiwan e Corea del nord, e poi ancora la lotta al contrabbando di fentanyl e le sfide poste dall’intelligenza artificiale. Ma soprattutto – come anticipato da uno scoop di Axios – i due paesi potrebbero annunciare una ripresa delle comunicazioni militari che Pechino aveva sospeso dopo la visita dell’allora presidente della Camera statunitense Nancy Pelosi a Taiwan nell’agosto 2022. Biden dalla sua potrebbe offrire all’economia cinese in affanno un’apertura sul fronte degli investimenti diretti dagli Stati Uniti. In generale, uno degli obiettivi principali della Casa Bianca è consolidare le condizioni per una competizione responsabile con la Cina. Il presidente americano – riporta Politico – potrebbe inoltre fare pressioni sulla Cina perché utilizzi la sua influenza con alcuni attori in Medio Oriente per scongiurare un’escalation del conflitto in corso tra Israele e Hamas. L’amministrazione Biden ritiene infatti che i cinesi, principali acquirenti del petrolio iraniano, abbiano un notevole ascendente su Teheran, che è il primo e più importante finanziatore di Hamas. 

Dall’economia alla politica, puntare al realismo? 

Se c’è un argomento che non mancherà sul tavolo del colloquio a due tra Xi e Biden, riguarda il futuro di Taiwan. L’anno scorso Biden aveva avvertito apertamente Pechino, affermando che gli Stati Uniti avrebbero inviato le proprie forze armate per difendere l’isola in caso di “un attacco senza precedenti” da parte della Cina. A San Francisco, perciò, il presidente cinese cercherà garanzie: Xi vuole sentire che il presidente americano non sosterrà l’indipendenza di Taiwan, non inizierà una nuova guerra fredda e non cercherà di strangolare la crescita economica della Cina. Per il leader cinese, tra le priorità da chiarire infatti c’è senz’altro il fronte economico. Pechino ha appena registrato il suo primo deficit trimestrale di investimenti diretti esteri: un calo alla cui base potrebbe esserci l’impatto del de-risking da parte dei paesi occidentali in un contesto di crescenti tensioni geopolitiche. Dal canto loro, gli Stati Uniti probabilmente ribadiranno la politica di un’ “unica Cina”, che riconosce Pechino come unico governo cinese, ma gli esperti sostengono che difficilmente arriveranno ulteriori rassicurazioni, e che anzi Washington metterà in guardia Pechino dall’interferire nelle elezioni presidenziali in calendario a Taipei il prossimo anno.  

Gestire la competizione? 

Le richieste di Pechino sono chiare dallo scorso novembre, quando Xi e Biden si incontrarono a Bali, in Indonesia, durante il vertice del G20. Allora, il tentativo di una ‘distensione’ si infranse sulla crisi dei ‘palloni spia’ facendo precipitare le relazioni tra i due paesi al livello attuale. Ora i due paesi “devono ritornare a quanto concordato tra i due presidenti a Bali e agire realmente di conseguenza” ha affermato Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri cinese. Un messaggio che la Casa Bianca stavolta sembra orientata a cogliere: non ci sono infatti solo le elezioni a Taiwan all’orizzonte: al voto per le presidenziali americane manca meno di un anno e Biden – che è sempre più probabile si ritrovi ad avere Donald Trump come sfidante – ha bisogno di mostrare capacità nel gestire il burrascoso rapporto con la Cina. Soprattutto alla luce del fatto che i repubblicani lo accusano di non essere stato in grado di contenere la Russia, favorendo l’invasione dell’Ucraina. Non è un caso se prima dell’incontro il cinese Global Times – organo di stampa vicino al partito comunista cinese – ha attribuito a “forze oscure che si muovono a Washington” la responsabilità di minare le relazioni USA-Cina. “Più il momento è critico, più tali forze diventano attive” si legge nell’editoriale dell’8 novembre. Nessuna delle due parti si aspetta alcuna svolta nella competizione per la leadership tra le due superpotenze: l’obiettivo è riportarla su un piano in cui sia possibile gestirla e, se necessario, contenerla. 

Il commento 

Di Filippo Fasulo, Co-Head Osservatorio Geoeconomia ISPI 

“Dopo un anno dall’ultimo incontro, il fatto che Biden e Xi si vedano è già una notizia di per sè. Con l’assenza di Xi dal G20 a Nuova Delhi a settembre era saltato un possibile faccia a faccia, alimentando speculazioni proprio sulla volontà del leader cinese di evitare quello americano. Dopo accurati incontri preparatori da parte dei loro collaboratori, Xi e Biden si incontreranno, ostentando la volontà di trovare un punto di dialogo che non mette in discussione l’esistenza di una competizione, ma che punta a definirne il perimetro riducendo il rischio che si possa aprire un “terzo fronte” bellico su Taiwan e il Mar cinese meridionale oltre a quello tra Russia e Ucraina e tra Israele e Palestina.L’accordo sul Fentanyl ha un alto valore simbolico perché dimostra la volontà cinese di andare incontro agli USA su un tema di rilevanza sociale e che rendeva materiale l’illecita interferenza cinese in territorio americano. Nonostante i passi in avanti, nel rapporto al Congresso dell’influente US-China Economic and Security Review Commission la parola che emerge con più evidenza continua a essere “rischio”, una circostanza che ben evidenzia la percezione USA della Cina”. 

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A cura della redazione di  ISPI Online Publications (Responsabile Daily Focus: Alessia De Luca,  ISPI Advisor for Online Publications) 

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