PATTO DI STABILITÀ

PATTO DI STABILITÀ

A che punto siamo con la promessa di Giorgia Meloni sul Patto di stabilità?

COSA È STATO FATTO?

Il 26 gennaio 2023 il ministro dell’Economia Giorgetti ha dichiarato: “L'Europa ha un sistema di regole costruite a tutela della concorrenza del mercato unico interno, queste regole devono essere riviste per consentire alle imprese europee di reggere la concorrenza non solo degli Usa ma anche della Cina. 

L'Europa deve aggiornare le sue regole in funzione della crescita e questa discussione deve essere collegata alla riforma della governance economica europea, il famoso nuovo Patto di stabilità e crescita, che non può penalizzare gli investimenti".

Il 14 febbraio il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha spiegato che sarebbero state gettate «basi solide» per l’accordo sulla riforma, anche se ci sono «molti dettagli tecnici che devono essere ancora concordati».

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha evidenziato che nella riforma del Patto di stabilità Ue si dovrebbe «porre attenzione agli investimenti 'strategici'. Tra questi: investimenti per la transizione ambientale e digitale, sulla sicurezza e la difesa.

Il 7 marzo il commissario Ue Paolo Gentiloni ha dichiarato di essere “fiducioso”: i 27 Paesi membri dell’Unione Europea hanno raggiunto un’intesa per proseguire i lavori sul nuovo Patto di Stabilità. La convergenza sulle linee guida della riforma potrebbe arrivare già il 14 marzo, data del prossimo consiglio Ecofin

Nel frattempo, l’8 marzo la Commissione europea ha presentato gli orientamenti che gli Stati Membri dovranno seguire sulle politiche di bilancio per il 2024.

Il 25 aprile la Commissione europea ha presentato la proposta di Riforma del Patto di Stabilità e Crescita. “Le nostre regole di bilancio risalgono agli anni 90 (…) Ora ci troviamo di fronte a sfide e priorità economiche diverse rispetto al passato, e le nostre regole devono riflettere questi cambiamenti - ha spiegato il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis. 

Bruxelles ha infatti preso atto di come un regolamento con approccio uguale verso tutti i Paesi non abbia mai funzionato. Ogni Paese sarà quindi chiamato a preparare un piano quadriennale (estendibile a sette anni) di risanamento del debito: criterio di riferimento sarà la spesa pubblica netta. I Paesi con un debito più alto dovranno essere in grado di garantire un calo del debito per oltre dieci anni senza la necessità di ulteriori misure di risanamento; in caso contrario scatterà una procedura per debito eccessivo.

Secondo le simulazioni della Comunità europea l’aggiustamento di bilancio in un piano di quattro anni per l'Italia potrebbe essere di circa lo 0.85% annuo del Pil, pari a circa 15 miliardi di euro all’anno.