Lo chef Emanuele Russo, marsalese doc, ci suggerisce i posti dove mangiare a Marsala. Fra degustazioni di vino, caponate e panini con le panelle al tramonto
Dove mangiare a Marsala. Il porto di Dio, Marsa-Allah, deve il suo nome agli arabi. Ma Marsala è nota anche per essere chiamata la “città tra i due mari”, perché viene bagnata dal Tirreno a nord e dal Mar di Sicilia a sud. Inoltre è conosciuta in tutto il mondo per il vino e, come ogni città della Sicilia, vanta una storia stratificata di contaminazioni. Nel 1860 ci è sbarcato Garibaldi, ma prima l’avevano dominata i Romani e i Fenici, poi gli arabi, gli spagnoli e, nel Settecento, un inglese di passaggio, John Woodhouse, aggiunse rum al vino locale per trasportarlo, inventando il Marsala. Oggi, oltre alle cantine e alle degustazioni, è una meta del turismo nazionale emergente perché vanta uno dei più bei tramonti del mondo, qualcosa che ha sempre avuto, ma attorno a cui adesso gira l’intero lifestyle cittadino.
La rinascita di Marsala
«Da Marsala nord a Marsala sud ci sono cinquanta minuti di strada», mi spiega Emanuele Russo, chef del ristorante Le Lumie di Marsala. Marsala non è piccola per nulla, è una città territorio che conta 100mila abitanti e dove tutto è sempre stato incentrato sulla coltivazione della vite. «Negli ultimi decenni però è cresciuta dal punto di vista del turismo e della gastronomia. L’aeroporto ha creato un nuovo flusso di turismo e una sferzata di novità: wine bar, il saliturismo… ». E così anche lui è tornato in città per portare la propria cucina siciliana in una casa estiva in una zona panoramica, con la vista sulle Egadi e su Mozia: meravigliosa, al tramonto, che qui è il momento clou della giornata.
La cucina marsalese
Emanuele Russo interpreta una cucina siciliana moderna, alleggerita, ma che si fonda sui sapori e le materie prime tipiche. «Cipolla, tonno e basilico, i tre ingredienti che per me rappresentano la Sicilia». Marsala è sempre stata e rimane una delle marinerie più importanti per la pesca di tonno e pesce spada, e quindi nella cucina locale spiccano le ricette di tonno: in agrodolce e tutti i prodotti di tonnara, interiora e tonno sott’olio, bottarga, lattume, mosciame, bresaola di tonno. «La ricetta marsalese tipica, è una pasta fatta in casa con farina di tummina e tonno ammuttunato con uno spicchio d’aglio avvolto nella menta e infilzato nella carne del tonno che viene rosolata e poi messa nel sugo di pomodoro fresco. Ci si condisce la pasta e poi si cosparge di aglio e mollica di pane fresco, prezzemolo e basilico». E poi le caponate, Russo ne ha una decina in carta, oltre a quella classica di melanzane e di pesce, e le cambia stagionalmente; il cous cous, il pane con le panelle, e i dolci. Oltre alla cassatelle marsalesi, natalizie e molto diverse dalla classica cassata siciliana, la Sbriciolata, un dolce impastato con strutto, ricotta e cioccolato fondente, e la Spagnoletta, un impasto morbido di frolla spolverato di zucchero e ripieno di ricotta. Dovere mangiare a Marsala queste prelibatezze? I consigli nella gallery.
La riserva dello Stagnone e l’isola di Mozia
Poco distante con Trapani, Marsala condivide con la vicina città la presenza di saline storiche, ancora in uso. La riserva protegge la laguna più vasta della Sicilia, un arcipelago che comprendente diverse isole tra cui l'isola Lunga e Mozia. La prima è raggiungibile a piedi dal promontorio di Birgi, per la seconda si prendono piccole barche che in pochi minuti portano a visitare questa isola in cui il tramonto è uno spettacolo unico. L’acqua è bassa, calma, rosa acceso per la presenza delle saline e bianca dei cumuli di sale. Qui si lavora il sale ancora con metodi arcaici, di notte, nei periodi estivi, è in funzione un mulino del Cinquecento e per chi ama fare un po’ di birdwatching, sarà stupito dalla presenza dei fenicoteri rosa. Andarci al tramonto è d’obbligo, quando le tonalità dal rosso all'arancione al rosa avvolgono gli antichi mulini e i profili delle isole Egadi.
Il vino Marsala e gli inglesi
La storia del Marsala è una storia di contaminazione. Alla fine del Settecento e precisamente nel 1773 il commerciante John Woodhouse si fermò a Marsala e assaggiò il vino locale che veniva preparato già allora con il metodo perpetuo, simile al Soleras con cui si producono Sherry e Madeira. Lo addizionò di alcol per poterlo trasportare e lo portò in Inghilterra, dove quei vini erano molto amati. Da quell’intuizione ha inizio la produzione del Marsala e la sua fortuna e altre famiglie inglesi arrivarono sull’isola. La storia del Marsala italiano comincia solo nel 1833, quando il palermitano Vincenzo Florio compra un terreno situato tra gli opifici di Woodhouse e degli Ingham-Withaker e comincia la sua produzione. Oggi lo stabilimento Florio è visitabile, a Giuseppe Whitaker è intitolato il museo archeologico sull’isola di Mozia, ospitato nella palazzina che fu la sua residenza nell'isola ed è gestito dall’omonima fondazione. L’archivio Ingham-Whitaker è invece oggi custodito nelle Cantine Pellegrino (anch’esse visitabili).
Il punto più occidentale della Sicilia
Da visitare, il duomo della città, dedicato al Vescovo di Canterbury proprio perché venne costruito dagli inglesi. Il monumento ai Mille, dove sbarcò Garibaldi e il viale che conduce attraverso Porta Garibaldi fino al centro storico, tutto pedonale. Barocca la piazza della Repubblica con la chiesa e l’ufficio del turismo, piazzetta Purgatorio con la fontana barocca e la chiesa del Purgatorio, gli uffici del comune con un cortile in cui ripararsi all’ombra degli alberi e il mercato, dove mangiare il pane e le panelle migliori della zona. Ci sono poi le spiagge in cui fare il bagno, la passeggiata del Lungomare Boeo che costeggia la zona archeologica, per arrivare sino a Capo Boeo: la zona più occidentale della Sicilia. Manco a dirlo, un ottimo posto per godersi il tramonto.