L’estate è l’ora della leggerezza, di saper sorvolare sulle cose planando e divertendosi, anche su quelle difficili, soprattutto sulle complessità della vita.

Quanto è bello ogni tanto poter sorridere dei problemi. Poter chiudere gli occhi e lasciarli là fuori dal mondo (il nostro). Concentrarsi sul proprio stare, semplicemente. Essere in contemplazione, senza doversi sforzare, senza dover pensare, risolvere, riflettere.

Essere in relazione con sé stessi e con gli altri, sospendendo ogni giudizio, per il piacere di vivere il momento per quello che è, cogliendone l’essenza.

È liberatorio. Libera sé stessi e gli altri, alleggerisce i pesi.

Diamoci il permesso di prenderci delle pause da tutto e tutti, anche dal rimuginare, pensare troppo, dal prenderci troppo sul serio e smettiamo di dare alle questioni da risolvere un peso maggiore di quello che hanno.
Non temiamo di perdere l’idea giusta, l’occasione del secolo, la frase del giorno, la parola che serviva… non siamo noi a dover occuparci di risolvere tutti i mali del mondo: il nostro compito spesso è solo quello di “stare” lì, dove e come siamo, in leggera contemplazione di ciò che c’è. Senza aggiungere o togliere altro. E spesso scopriamo che ciò che c’è è abbastanza. E che può darsi che siamo noi “di troppo” con le nostre inutili preoccupazioni, anticipando con le nostre paure un modello di scarsità, invece che fidandoci dell’abbondanza già presente nella nostra vita, se scegliamo di cercala e di focalizzarci su di essa.

Un atteggiamento di fiducia, verso la vita e il divenire, che non è superficialità ma leggerezza.
Concentriamoci per 30 secondi su quante cose meravigliose accadono in noi e fuori di noi, senza il nostro sforzo, mentre restiamo in osservazione neutrale. Il respiro, il cuore che batte, le nostre sensazioni corporee a contatto con il vento, il sole, l’acqua e poi i suoni della natura, i colori dell’estate, i profumi famigliari, ci ricordano che c’è vita oltre il nostro controllo e che noi possiamo “viverla” attraverso un consapevole piacere di stare al mondo. L’unica cosa che serve è goderne, contemplando la meraviglia. Scoprire quanto la
vita ha da offrirci gratuitamente e poterne usufruire, sazia il cuore e la mente.

Posati i pesi e connessi all’essenza della vita, le cose appariranno per ciò che sono. Cadrà anche il nostro giudizio (di valore) sulle cose e forse i “problemi” saranno solo momenti da vivere passo dopo passo, come tutti gli altri. E chissà che non diventino per una buona parte meno impegnativi e più affrontabili grazie alla serenità e alla leggerezza. E per ogni problema, proviamo a trovare il lato divertente: chiediamoci quale giudizio/valore gli stiamo attribuendo? A quale opportunità è legato e come possiamo affrontarlo in piccoli passi scomponendolo in piccole semplici azioni da svolgere nel presente? In quali nuovi modi posso interpretare questa situazione? Quali risorse ho bisogno di mettere in campo? E se fosse il capitolo di una nuova storia, la nostra, che titolo avrebbe, quale sarebbe il senso e lo scopo di questa situazione, quale la morale e il suo finale?

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