FASANO - Oronzo, l’anziano pastore, contro il quale il sindaco ha imposto un’ordinanza, non ci sta. La vicenda legata al suo gregge che «sporca» durante il pascolo potrebbe finire dinanzi al Consiglio di Stato dopo che il Tar ha messo la parola fine alla guerra delle pecore: o pannoloni o cambio di itinerario. «Sono tanti anni che pascolo in questa zona - dice - e prima di me lo facevano altri della mia famiglia. Poi sono spuntate queste villette lungo la strada dove porto le pecore al pascolo e sono iniziati i problemi». 

In effetti, i primi a protestare per gli escrementi lasciati dalle pecore lungo il loro passaggio sono stati proprio i proprietari delle villette circostanti che si erano rivolti al sindaco che ha scelto di dar loro ragione firmando un’ordinanza ora confermata dal Tar. «E io che faccio con le mie trecento pecore? Le lascio chiuse qui?», si chiede intanto il pastore. Il sindaco, dal canto suo, resta sulle sue posizioni. «Stiamo diventando quasi una barzelletta con questa storia dei pannoloni alle pecore - dice Lello Di Bari - ma questa ordinanza era necessaria per motivi igienici e non è stata imposta da nessuno. Che sia giusta lo hanno stabilito anche i giudici». 

Oronzo, dal canto suo, non sembra arrendersi e con il suo legale potrebbe portare la questione anche dinanzi al Consiglio di Stato. Di certo, l’altro ieri il Tar ha sentenziato che se il pastore vorrà continuare a far passare il suo gregge sulla pubblica via dovrà dotarsi di scopa e paletta. A meno che non preferisca mettere alle pecore il... pannolone. La decisione era arrivata dopo il pronunciamento sul ricorso presentato dal pastore fasanese per ottenere l’annullamento dell’ordinanza con la quale il sindaco Lello Di Bari aveva «vietato al ricorrente di transitare con il gregge sulla via S. Martino da Tours» e allo stesso tempo «gli aveva imposto di portare con sé strumenti idonei alla raccolta degli escrementi», i giudici della prima sezione del Tar di Lecce (Antonio Cavallari presidente, Carlo Dibello e Claudia Lattanzi referendari) hanno sentenziato che il provvedimento sindacale è legittimo e, quindi, l’istanza del pastore non è ammissibile. 

La stessa cosa i giudici amministrativi salentini l’avevano già detta pronunciandosi sulla richiesta di sospensiva del provvedimento sindacale, allorquando avevano respinto la domanda del pastore. Per il Comune quella era stata la prima vittoria. «Nel caso in esame – hanno sentenziato i giudici amministrativi – sussiste il potere del sindaco di emanare l’ordinanza impugnata, che è diretta a prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano l’incolumità dei cittadini, individuati nella “diffusione di malattia a causa della prolificazione di insetti”, nella necessità di “garantire il decoro urbano” e nella necessità di evitare “incidenti con i veicoli e i danni alle persone o cose”».
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