Anche se a tarda ora, fa piacere rivedere in televisione un grande film come La grande abbuffata di Marco Ferreri (coproduzione franco-italiana del 1973). Nel film Ferreri dispiega tutto il suo sarcasmo e la sua ferocia nei confronti di una società borghese capitalista marcia, con la sua opulenza, la sua bulimia e in definitiva la sua vacuità. Stellare il cast formato da Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Philippe Noiret, Andréa Ferréol e Solange Blondeau. Per chi vorrà (ri)vederlo, questa sera alle 00.59 sarà trasmesso su Rete 4. Opera maledetta e scandalosa, La grande abbuffata rappresenta l’atto di morte di una borghesia decadente, che si consuma nell’opulenza e nei lussi di cui ama circondarsi.

Il regista costruisce un meccanismo di autodistruzione «metabolica», in un film che funziona come un continuo baccanale di cibo ingurgitato, sesso sfrenato, secrezioni corporee e flatulenze. I protagonisti sono 4 uomini agiati (i cui nomi sono quelli degli attori che li interpretano), che decidono di suicidarsi chiudendosi in una casa nei dintorni di Parigi per mangiare fino alla morte. Sono Ugo, un ristoratore, Michel, un produttore televisivo, Marcello, un pilota civile, Philippe, un magistrato che vive ancora con la sua balia d’infanzia. I quattro si recano alla villa, di proprietà di Philippe, dove cominciano la loro abbuffata. Arriva una scolaresca che vorrebbe visitare il giardino per vedere il famoso «tiglio di Boileau», albero sotto il quale il poeta francese era solito sedersi per cercare l’ispirazione. I quattro accettano e conoscono la maestra Andréa, che decide di rimanere con loro fino alla morte di tutti e quattro.

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