La S.S. Lazio ricorda Mario Riva

03.09.2010 14:00 di  Alessandro Pizzuti   vedi letture
Fonte: S.S. Lazio Generale
La S.S. Lazio ricorda Mario Riva

Stasera alle 18.30 conferenza stampa al C.C. Lazio, mentre domani 4 settembre dalle ore 16 alle ore 19, presso la sede della Fondazione Sandri in Piazza della Libertà, una Mostra Happening su Mario Riva  aperta al pubblico. Alle ore 20.10 la messa in onda su Rai Tre di un ‘ritratto’ di Mario Riva, curato da Giancarlo Governi,  grande sostenitore biancoceleste.

Fu il presidente Leonardo Salvatore Siliato – come ha ricordato il presidente generale della S.S. Lazio, Antonio Buccioni - ad elevare Mario Riva alla dignità di consigliere della sezione calcio. Si ricorda la sua presenza a numerose celebrazioni sociali laziali, oltre che allo stadio ed in diverse competizioni ciclistiche, a cui spesso assisteva. Riva non ha mai mancato di ostentare la sua lazialità. Una delle più significative interferenze tra la sua attività artistica e sportiva riguarda la mascotte del ‘Musichiere’, a cui a volte faceva indossare una maglia della sua amata Lazio. Ed anche la sigla del ‘Musichiere’, ossia ‘Domenica è sempre domenica’, leader della hit parade del 1958, è una canzone ripresa da Garinei e Giovannini da ‘Un paio d’ali’, e può essere considerata una canzona romana e biancoceleste

CARRIERA ARTISTICA. Mario Riva aveva alle spalle una lunga carriera di attore comico: iniziò giovanissimo negli anni ‘40 a tenere spettacoli per i soldati italiani, in seguito (nell’immediato dopoguerra) nell’avanspettacolo, e per tutti gli anni ’50 nella rivista e nella commedia musicale.
Tra gli anni ‘40 e ’50, nel corso della sua carriera ebbe modo di avvalersi delle collaborazioni di coloro che poi avrebbero rappresentato la storia dello spettacolo italiano: tra gli autori che scrivevano per la rivista, ricordiamo Michele Galdieri, assieme al quale diede vita con Totò, Anna Magnani, Paola Borboni ad una lunga stagione di spettacoli al Teatro Valle di Roma. Poi nel periodo “napoletano”, con la Compagnia di Peppino De Filippo, lavorò a fianco di Beniamino e Pupella Maggio.
Poi ancora si avvalse di altre firme prestigiose come Marcello Marchesi, Metz, Age, Scarpelli, Dino Verde, fino all’incontro definitivo con i due più grandi autori della commedia musicale, Garinei e Giovannini.
Fu solo nel 1948, però, che al Teatro Colle Oppio di Roma incontrò Riccardo Billi, altro giovane emergente attore comico di grande talento. Assieme a Riccardo Billi, costituì una delle prime “coppie” comiche dell’epoca creando un modello di spettacolo che ancora oggi si ripete e si dimostra validissimo: anni più tardi si sarebbero costituite le coppie di Totò e Peppino, Tognazzi e Vianello, Franco e Ciccio, Ric e Gian, Cochi e Renato, fino ai nostri giorni Greggio e Iachetti.
La coppia Billi/Riva, sotto la guida di Garinei e Giovannini, conobbe una fortunatissima stagione di commedia musicale con titoli di grande successo, “La bisarca” (1950), “Alta tensione” (1951), “I fanatici” (1952), “Caccia al tesoro” (1953), “Siamo tutti dottori” (1954), “La granduchessa e i camerieri” (1955), “Gli italiani sono fatti così” (1956), assieme a grandi nomi dell’epoca: Wanda Osiris, Gino Bramieri, il quartetto Cetra, due giovanissimi talenti come Nino Manfredi e Paolo Ferrari. Il tutto spesso accompagnato dalle musiche delle orchestre di Armando Trovajoli, Lelio Luttazzi, Gorni Kramer.
Anche in campo cinematografico Mario Riva ebbe al suo attivo oltre 40 film, sia come protagonista che come “guest star” assieme a Totò, Peppino De Filippo, Alberto Sordi, Walter Chiari e Aldo Fabrizi. Indimenticabili e ancora oggi apprezzati anche dai più giovani, film come “Accadde al commissariato” (1954), “Accadde al penitenziario” (1955) (in cui ci piace ricordare la ormai leggendaria scena in cui i detenuti Mario Riva e Riccardo Billi, si giocano un pollo a scopa), “Arrivano i dollari!” (1956), “Ladro lui, ladra lei” (1957), “Toto Peppino e le fanatiche” (1958), “Il Vigile” (1960), e molti altri
Bisogna dire però che il successo più grande e l’enorme popolarità arrivarono alla fine degli anni ’50 con l’avvento della televisione. Garinei e Giovannini, si recarono in America per acquistare un format dal titolo “Name that tune”, che in Italia con la loro firma diventò “Il Musichiere”, andato in onda per la prima volta nel Dicembre 1957.
Per condurlo scelsero Mario Riva, loro collaboratore da sempre, che in breve, portò il format ad un successo straordinario, realizzando per la prima volta ascolti elevatissimi con milioni di telespettatori che correvano davanti al piccolo schermo per l’imperdibile appuntamento del sabato sera. Va ricordato che, dato l’irrefrenabile successo dello show e vista la diffusione ancora relativa dei primi apparecchi televisivi (allora appannaggio di poche famiglie che potevano permetterselo), nei cinema di tutta Italia, il sabato sera veniva interrotta la proiezione del film per trasmettere “Il Musichiere”.
A Mario Riva va dato il merito di avere compreso da subito l’enorme potenziale di comunicazione della televisione: infatti con la sua conduzione bonaria e popolare, con le sue trovate innovative, dallo storico “Studio Uno” di Via Teulada, creò il primo evento mediatico della storia. Ricordiamo l’uso ravvicinato della telecamera per dialogare direttamente e intimamente con ciascun telespettatore, l’invenzione di una casalinga immaginaria “la signora Clotilde”, il rivolgersi direttamente ai governanti per aggiustare situazioni di bisogno, la noncuranza di una spiccata cadenza dialettale romana, il lancio a livello nazionale della sigla del programma “Domenica è sempre Domenica”, e molte altre.
Nell’agosto del 1960, la folgorante carriera di Mario Riva fu bruscamente interrotta da una tragica fatalità: durante una puntata “speciale” de “Il Musichiere” tenutasi all’Arena di Verona, in seguito ad una rovinosa caduta sugli spalti, il popolare presentatore riportò gravi lesioni e dopo una breve agonia, si spense il primo settembre. Per tutti gli italiani fu uno shock tremendo. Ai suoi funerali nella gremita piazza Euclide di Roma parteciparono 250.000 persone. Aveva 47 anni, lasciava l’inseparabile compagna d’arte e di vita Diana Dei, e il figlio Antonello, di 9 anni.
Ancora oggi, fra coloro che hanno vissuto quegli anni, ma anche fra i più giovani che hanno avuto modo di rivederlo spesso in programmi di citazione, è vivo l’apprezzamento per la sua bravura e spontaneità, per il suo sorriso cordiale e la sua vena di umanità, e critici, attori, registi e grandi personaggi dello spettacolo italiano (Michele Guardì, Pippo Baudo, Giancarlo Magalli, Paolo Bonolis, Giancarlo Governi, ecc) lo ricordano, lo prendono ad esempio e lo citano come modello di “bella e sana televisione”.