Richiami della storia etrusca nelle origini di Miglierina secondo l’associazione Santi 40 Martiri

Continua tra le frazioni sopra le terme di Caronte la ricerca storico culturale

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    Si è concentrata sulla zona di Miglierina la nuova ricerca storico – culturale dell’associazione “Santi 40 Martiri”
    «Meno nota della Miglierina sita vicino al capoluogo di regione, questo piccolo quartiere collinare di Lamezia reca con sé un’affascinante serie di coincidenze e suggestioni storiche talmente lontane da sfiorare la mitologia», spiegano nel report accompagnato da foto curato dall’associazione, «come per la sua omonima, il nome Miglierina deriverebbe dal termine dialettale “megglia rina”, a sua volta collegabile alla ben più antica forma latina “meliorem harenae”. La frazione lametina, infatti, si trova in mezzo a due corsi d’acqua: il Carpinà e il Carìa, i quali hanno permesso ai primi abitanti del luogo di usufruire della sabbia depositatasi sui loro argini, per poter fabbricare le prime forme abitative di questo antico insediamento. Decisamente importanti i torrenti in questione, anche perché è proprio dal loro incontro che nasce il fiume Bagni: il vero principe della vallata sambiasina. Altra caratteristica della frazione di Miglierina sono le cosiddette “carcare”. A poche centinaia di metri verso sud dalla frazione, scendendo verso l’apertura della valle, dove l’occhio abbraccia nuovamente il golfo di sant’Eufemia, è possibile scorgere numerose buche scavate nel terreno: delle fornaci dove un tempo la pietra calcarea veniva abilmente lavorata fino all’ottenimento della calce, la quale combinata alla sabbia dava origine ad antiche malte di indubbia fama. Malte con le quali, molto probabilmente, sono state realizzate tutte le più antiche costruzioni su monte Mancuso incluse le vecchie chiese bizantine e i monasteri, fino ai più prossimi vecchi quartieri di cui è disseminato il territorio».
    Il resoconto precisa che «Miglierina è una piccola frazione, che attualmente conta circa 50 abitanti ma che in passato ospitava molte più persone, diffuse nei diversi nuclei abitativi sparsi nel suo comprensorio. Le zone che ospitano queste vecchie case, oramai abbandonate, sono 7 (un numero che spesso ricorre nella storia, anche locale, per il suo simbolismo recondito) e ognuno con un toponimo diverso : Cingrise, Gianni ‘Mmichi, Vei, Savuci, Putiga, Casedde e Serre. In alcuni di questi toponimi sono riscontrabili possibili riferimenti ad origini albanesi o greche, e ognuno di essi ha un significato ben preciso; solo uno fra questi luoghi  sembra – sia etimologicamente, sia facendo ricorso a fonti locali – priva di un apparente significato ovvero “Vei”. Curiosando fra le pagina della storia antica abbiamo appreso dell’esistenza nel pantheon etrusco di un importante divinità, assimilabile alle figure della dea greca Demetra o alla romana Cerere, entità divine strettamente connesse alla fertilità e alla vita sia umana che vegetale: ed è innegabile come Miglierina di Sambiase sia una frazione che pulsa di una straripante vitalità floristica. Il nome di questa divinità è per l’appunto Vei. Una semplice similitudine molto probabilmente, la quale però può essere anche correlata con una serie di buffe coincidenze che riconducono alla storia della potente città etrusca di Veio. Come narrano i libri, Veio fu acerrima nemica di Roma, le due si fronteggiarono per il controllo del fiume Tevere: confine naturale tra le due città, e punto cruciale del sistema economico tanto di Roma, quanto di Veio. Veio era, inoltre, famosa per i suoi “septem pagi”, ovvero sette villaggi, sette frazioni che facevano molto gola a Roma, insieme alla Saline site lungo il Tevere ma sotto dominio etrusco».

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