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Bulli e pupe, che rivalità
tra Sinatra e Marlon Brando

Angela Bosetto Oggi l’espressione «Bulli e pupe» non indica solo un musical teatrale ormai classico (composto da Frank Loesser con libretto di Jo Swerling e Abe Burrows), ma fa parte del gergo comune,...
I quattro protagonisti sul set di «Bulli e pupe»
I quattro protagonisti sul set di «Bulli e pupe»
I quattro protagonisti sul set di «Bulli e pupe»
I quattro protagonisti sul set di «Bulli e pupe»

Angela Bosetto

Oggi l’espressione «Bulli e pupe» non indica solo un musical teatrale ormai classico (composto da Frank Loesser con libretto di Jo Swerling e Abe Burrows), ma fa parte del gergo comune, sia nella versione italiana, sia in quella originale (Guys and Dolls).

Questo grazie anche alla trasposizione cinematografica dello spettacolo di Broadway, diretta da Joseph L. Mankiewicz e rivelatasi un successo popolare strepitoso (la critica lo avrebbe rivalutato in seguito) sin dal debutto a New York avvenuto sessant’anni fa, il 3 novembre 1955. I due bulli del titolo sono i giocatori d’azzardo Obadiah “Cielo” Masterson (Marlon Brando), famoso per non rifiutare mai una scommessa, e Nathan Detroit (Frank Sinatra), il quale, essendo alla ricerca di mille dollari per aprire una bisca clandestina, pensa bene di raggranellare la cifra sfidando il primo a sedurre Sarah Brown (Jean Simmons), volontaria dell’Esercito della Salvezza. Mentre Cielo conquista l’irreprensibile signorina nel corso di una scatenata trasferta cubana, Nathan fa i conti con l’eterna fidanzata Adelaide (Vivian Blaine), stufa di aspettare la proposta di matrimonio. Naturalmente l’amore trionferà per tutti.

Sul set, invece, di amore ce ne fu ben poco, soprattutto fra Brando e Sinatra: non si parlavano e, se necessario, comunicavano tramite intermediari. Alla base di tanta ostilità, la decisione di Mankiewicz di affidare il ruolo di Cielo a Marlon anziché a The Voice. Sinatra, che chiamava Brando “Mister Mumbles” (Signor Borbotta), non tollerava l’idea di essere stato declassato a spalla per fare spazio a un non cantante, mentre Marlon (il quale, pur non molto intonato, si era preparato alla parte secondo il rigoroso metodo dell’Actor’s Studio) lo considerava un arrogante e non perdeva occasione per rendergli la vita difficile. Ad esempio, durante la scena al ristorante in cui Masterson parla con Nathan (intento a gustare una cheesecake, torta che Sinatra detestava), Brando sbagliò la battuta successiva al primo boccone per un giorno intero, costringendo il rivale a mangiare pezzi su pezzi dell’odiato dolce. L’unico lato positivo di quella competizione spietata fu l’enorme impegno che entrambi profusero nella pellicola. Sul set, dove chiunque era costretto a schierarsi tra l’uno o l’altro, le due co-protagoniste fecero le stesse scelte dei rispettivi personaggi: la Simmons sostenne Brando (con il quale aveva già lavorato in Désirée, 1954), mentre a spalleggiare Sinatra pensò la Blaine, che veniva direttamente dal musical di Broadway. Nel suo caso Mankiewicz non ebbe dubbi: pur di avere proprio lei nel film, disse no a Marilyn Monroe.

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