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Per sempre Felice: una "lazialità" immensa nel destino di Pulici

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ROMA - Un uomo da enciclopedia: lo ha sempre saputo di essere una leggenda bianco-azzurra e quando Emanuele Foglia ha portato a Felice Pulici il volume dedicato a Giorgio Chinaglia. c'ha messo un attimo a far brillare gli occhi dicendo "Facciamolo anche su di me".

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È iniziato così il nuovo pezzo di enciclopedia targato Lazialità, dal titolo "Per sempre Felice", ma purtroppo il destino ha deciso diversamente e, dopo la sua scomparsa, il libro è stato terminato con il supporto della famiglia Pulici.

Martedì si è svolta la cerimonia di presentazione, un'onda emotiva a tinte laziali che ha raccolto giocatori, giornalisti e addetti ai lavori, tutti con l'aquila tatuata nel cuore. Organizzata da Lazialità e con mattatore, ovviamente, Guido De Angelis, al Circolo canottieri Aniene, la presentazione ha visto arrivare i grandi compagni di squadra di Pulici, tutti campioni d'Italia, e tanti altri, allenatori, giornalisti, un elenco da vera Curva Nord: Pino Wilson, Giancarlo Oddi, che più di una volta si sono emozionati, Dino Zoff, Vincenzo D'amico, Bruno Giordano, Giuseppe Pancaro, Bernardo Corradi, Nando Orsi, Cristian Ledesma, Massimo Piscedda, Delio Rossi, Giampiero Galeazzi, Fidel Mbanga-Bauna, Furio Focolari, Maurizio Manzini, Gabriella Grassi e il presidente del Coni, Giovanni Malagò (clicca qui per vedere alcune inteviste).

Sul palco Foglia, Zoff, De Angelis e Gabriele Pulici, in rappresentanza della famiglia, a lato il cimelio più bello, la maglia nera di Felice, ovviamente numero 1, di quel Lazio Foggia, il giorno del trionfo, in quel 12 maggio 1974, la festa laziale più bella, con la conquista dello scudetto, e, corsi e ricorsi storici della vita, il giorno di nascita di Gabriele, che emozionato precisa: "Complimenti alla pazienza di Emanuele nel riportare alla luce tanti ricordi", ricordando la serenità che era in famiglia, un modo per fargli vivere in pace l'amore per la sua Lazio. 

Il volume, in vendita in edicola nella collana enciclopedica di Lazialità, non si può raccontare; va comprato, letto, imparato a memoria, ma da quel racconto di una vita sono scaturiti una serie di episodi che hanno animato la presentazione, dalla prefazione che non poteva che portare la firma di Dino Zoff, collega e amico, che lo ha descritto come un uomo dall'entusiasmo trainante, punto di riferimento di una squadra combattiva, decisa, con tanta voglia di arrivare a qualcosa, capace di esprimere un paio di anni di grande calcio.

E chi può dimenticare l'entusiasmo di quello spogliatoio guidato da Maestrelli, testimoniato da uno dei gemelli presenti in sala? Come era indimenticabile la voce di Felice, il suo tono stentoreo arrivato anche tra i soci dell'Associazione Italiana Sordi, era in grado di abbattare anche quella barriera, con cui collaborò e che a maggio lo omaggerà con la tessera onoraria.

Ma non fu così all'inizio, quando la Lazio tesserò Pulici nella mente dei tifosi erano ben impressi i 5 goal che aveva incassato l'anno prima, proprio contro i biancazzurri, difendeva la porta del Novara. Un ambiente non facile, non lo è ora, non lo fu mai. Arrivò quindi tra i mugugni di un tifo che non lo pensava all'altezza. Si sbagliavano e lo dimostrò sul campo, non solo vincendo il tricolore, ma anche un indimenticabile derby, finito 1 a 0 con goal di Giordano e almeno 5 parate miracolose che Felice dedicò a Maestrelli. "Sono passato da eroe per quella partita, ma l'eroe era lui, altrimenti sarebbe finita 1 a 5... non proprio la stessa cosa" ha ricordato l'indimenticato Bruno.

Storia, leggenda, e qualche risata, come le "briscole a perdere" ricordate da Oddi, le liti con Martini, i discorsi... a voce alta, ricordati da D'Amico. Curioso l'episodio dei quel 12 maggio, e si torna al tricolore: tanti ricordano lo slaloom tra i tifosi a fine partita. Prima di scendere in campo era arrivata una chiamata dall'ospedale, era nato Gabriele e fu Maestrelli e decidere quando dirlo a Felice, per evitare che perdesse concentrazione o si emozionasse troppo. E quale padre non sarebbe corso come Mennea verso gli spogliatoi per prendere il primo aereo e raggiungere la famiglia? Ma non era finita. Negli spogliatoi mancavano le scarpe, per errore erano state prese pensando fossero di Martini, infortunato in piena partita e finito in ospedale. Pulici corse a riprenderle, mentre veniva ringraziato per la sensibilità per aver lasciato i festeggiamenti in campo, condividendoli con lui. Non ebbe mai il coraggio di dirgli la verità, quelle scarpe lo dovevano portare dal secondo figlio, il suo maschietto.

Testimonianze incredibli, che si sono sommate a parole di infinito amore, come quelle di Galeazzi: "Ma quali due parole, servono due enciclopedie su di lui, un uomo fatto di grinta e caratteraccio, specie con noi giornalisti. Se non condivideva un pensiero e rispondeva... non è vero e ve lo dimostreremo". Una capacità di convincimento sottolineata anche da Furio Focolari, che per lui rinunciò ad uno scoop, evitando di pubblicare una reazione scomposta di Chinaglia, avvenuta in campo, che poteva metterlo in cattiva luce.

I giocatori più giovani, che lo hanno conosciuto come dirigente, fondamentale e ancora vincente nell'era Cragnotti, ricordano la sua passione per la Lazio, che era in grado di trasmettere a chiunque, insieme all'orgoglio per la maglia, e la capacità di parlare di qualsiasi cosa.

Un uomo capace di rimettersi sempre in gioco, laureandosi negli anni '90 in giurisprudenza, per avere l'opportuna conoscenza come dirigente: "Mi capitò davanti nel 1988 per l'esame di diritto romano, lui che aveva rovinato la mia vita calcistica - confessa l'avvocato Giorgio Fontana, evidentemente non laziale -. Testardo, scelse la materia per la tesi, cosa che mi fece esclamare che sarebbe diventato un giurista laziale-romanista, con un glorioso 105 finale".

Dirigente e uomo di sport, all'interno del Coni, ricordato dal presidente Malagò: "E' una gioia avervi qui, per questo libro, ne sono felice. Pulici era un uomo generoso d'animo, con uno spirito incline ad aiutare il mondo. Sempre capace di entusiasmare in ogni occasione, nelle periferie, con i bimbi, i disabili e in provincia, perfetto nel ruolo da coordinatore regionale Coni, in modo totalmente volontario, non voleva nemmeno il rimborso spese. Il suo impegno ci deve far pensare, spesso qui c'è provincialismo ma sarebbe necessario volare alto".

Volare alto, come sapeva volare lui, da una parte all'altra dei pali, quando si vestiva con maglia di lana e si scendava in campo senza guanti.

Teresa Pierini