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Attualità | 02 gennaio 2023, 21:04

Vittorio Sgarbi attacca il cantiere di piazza Portello: "Un gabbiotto di cemento immondo per chiunque"

Il Sottosegretario alla Cultura: "Un'opera inaudita e inaccettabile". E chiede alla Procura perché non si è fermato il cantiere, invece di sequestrare il quadro di Rubens

Vittorio Sgarbi attacca il cantiere di piazza Portello: "Un gabbiotto di cemento immondo per chiunque"

A Genova accadono cose strane: in prossimità di via Garibaldi, la più importante via della città, dei grandi palazzi, della cultura genovese si lascia costruire un silos per ascensore, un autosilos”.

Inizia così l’accusa del Sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, pubblicata in un video intitolato “L’orrendo ‘gabbiotto’ di piazza Portello a Genova, il presunto Rubens e il ruolo della Procura” apparso questa sera sulla pagina Facebook “Ufficio Stampa Vittorio Sgarbi”.  

L’attacco al cantiere in piazza Portello è evidente: è in costruzione un silos da 29 posti auto interrati, serviti da rampe di accesso e di uscita, che sorgerà proprio nelle vicinanze di via Garibaldi. 

È un gabbiotto di cemento che impatta con i palazzi in modo violento, su cui non risulta una indicazione negativa della Sovrintendenza, ma un’indicazione del costruttore che indica che verrà rivestita di travertino, come se rivestirlo di travertino non costituisse un impatto in questo luogo straordinario in cui è stata messa questa macchina” - continua Sgarbi mostrando le immagini del cantiere in corso su uno smartphone - “Ecco, questo gabbiotto immondo per chiunque. Si vede il rapporto con lo spazio circostante, e la visione dall’alto è chiaramente quella di una costruzione che non può essere tollerata, che eppure è tollerata senza nessuna polemica”.

Il Sottosegretario introduce poi la recente polemica divampata sul dipinto esposto alla mostra di Rubens, il ‘Cristo risorto appare alla madre’: “La Magistratura stabilisce, invece, che un dipinto esposto alla mostra di Rubens sia stato esportato abusivamente. Si parla di un passato remoto, perché oggi il dipinto è lì e si vede. Lì possiamo valutare che sia di Rubens, ma non c’è un documento, non c’è una firma, non c’è una carta, non c’è un riferimento preciso a un palazzo, se non del fumo di attribuzioni che, in quanto attribuzioni, fanno diventare Rubens quello che può non esserlo. 

È evidente che se uno vende un dipinto come Scuola Fiamminga sta vendendo un dipinto che può anche essere di Rubens, come la Scuola Toscana prevede Giotto. In tutto questo, inspiegabilmente, la Procura ordina ai carabinieri, che intervengono senza avvisare il Ministero, per contraddire un’esportazione che il Ministero ha legittimato. 

Quindi l’ultimo atto del Ministero è un atto che dice che l’opera può uscire. Ma uscita che è per restauro, per essere analizzata al centro di studi di Rubens, e tornata in Italia con una proprietà forse diversa da quella di partenza, quindi con un accordo economico che è stato fatto, e nella presunzione che sia stata pagata poco a chi l’ha venduta e che sia stimata come un Rubens cioè 3 milioni, che sono molto poco, la Magistratura interviene sequestrando quello che non si capisce chi ritiene di Rubens, quando in mostra stessa immagino sia indicato come Rubens e Bottega”. 

È possibile mai che ci sia una posizione così dura rispetto una cosa assurda, come sequestrare un’opera perché esportata, quando non è affatto esportata perché è a Genova, e non si impedisca di costruire un gabbiotto immondo che distrugge la città per tutti, che chiunque abbia interesse per la propria città veda come inaccettabile?

Mi chiedo: come funziona la Magistratura, e come funziona la Sovrintendenza, la quale da un lato autorizza l’esportazione di un’opera di Scuola Fiamminga, e poi qualcuno dice che quell’esportazione era illegittima, quando l’esportazione è finita perché l’opera è tornata in Italia. 

Se qualcuno ci convince che l’opera sia di Rubens, si provveda ad annullare il documento di esportazione, che ormai è superato, e si notifichi. 

Questa è la procedura, le altre sono forme di strabismo. Non si colpisce una cosa inaudita e inaccettabile come un gabbiotto di cemento armato in prossimità di via Garibaldi e si colpisce una persona che ha visto un’opera di Rubens, forse, e la espone in una pubblica mostra, per tutti, non avendo niente da nascondere. 

Voglio chiedere a Carabinieri e Magistrati quale sia la misura che hanno deciso di stabilire per la città di Genova, consentendo abusivismo violento e deturpazione dello spazio urbano e sequestrando un’opera intestata all’estero che è in Italia. Ecco l’esportazione”. 

Chiara Orsetti e Isabella Rizzitano

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