Triplo ritratto con mele (La tentazione ?)

Ghislandi, Vittore (bottega)

Triplo ritratto con mele (La tentazione ?)

Descrizione

Identificazione: Triplice ritratto

Autore: Ghislandi, Vittore (bottega) (1665-1743)

Cronologia: ca. 1720 - ca. 1725

Tipologia: pittura

Materia e tecnica: tela/ pittura a olio

Misure: 127,5 cm x 58,9 cm

Descrizione: Nella composizione sono ritratte due figure maschili e una fanciulla (al centro). A sinistra troviamo un uomo maturo (un ecclesiastico), presumibilmente il precettore; a destra un giovane con parrucca che tiene un frutto nella mano; al centro una fanciulla, finemente abbigliata che mostra un frutto nelle mani. Predominano tonalità calde di colore.
L'opera è inserita in una semplice cornice lignea modanata con profilatura interna dorata.

Notizie storico-critiche: Parte integrante di una serie di tre tele di identica misura (Triplo ritratto con cesta di biancheria e ghirlanda di fiori; Doppio ritratto con fogli musicali e strumenti - bottega di Fra' Galgario, Bergamo, Ospedali Riuniti), tra loro tematicamente e stilisticamente affini, è stato reso noto come opera autografa di Fra' Galgario dal Pinetti (1931, 125). Tale attribuzione è stata giustamente respinta dalla Gozzoli (1982, 131, 207) che pur confermando la dipendenza da modelli ghislandiani ritiene l'intera serie non autografa anche se "eseguita in ambito molto vicino al pittore, forse da un allievo di bottega". Tale indicazione implica il difficile problema riguardante i numerosi scolari e seguaci del Ghislandi, di cui fa menzione anche il Tassi (1793, II, 70-73), che a tutt'oggi appare ancora ben lungi dall'essere risolto. Tra gli allievi o seguaci del pittore i soli di cui si sia potuta ricostruire una sia pure parziale identità sono a tutt'oggi Paolo Bonomini, il poco noto Cesare Femi, Bartolomeo Nazzari, il nembrese Pietro Gualdi.
Nel dipinto qui in discussione, come negli altri episodi, è evidentemente galgariesca l'impostazione delle figure e dello spazio, dove si sviluppa una narrazione enigmatica: assistiamo infatti alla tacita riunione di un prelato con due ragazzetti elegantissimi, maschio e femmina, dei quali lui pare prendere una mela dal cestino che lei gli porge. Immediato, anche se non è mai stato notato finora, dovrebbe essere il riferimento a una sorta di evocazione della vicenda di Adamo ed Eva alla presenza di Dio Padre, avvalorato anche dall'espressione mesta dei protagonisti: una lettura che potrebbe conferire all'intero ciclo un senso didattico e moraleggiante da approfondire meglio. Se infatti questa ipotesi ha una base di verità, la scena con i fogli e gli strumenti musicali dovrebbe assumere il valore, tipico della musica, di sottolineatura dell'armonia e dell'attività all'unisono: raccontando forse in questo caso una sorta di riconciliazione (tra padre e figlio ?), il cui aspetto più evidente sarebbe la ricomposizione di un foglio di spartito forse lacerato in precedenza, e del quale in effetti altrimenti non si spiegherebbe l'aspetto palesemente accartocciato.
Le tre tele formano una sequenza che poteva adattarsi benissimo all'ambiente di un palazzo, formando probabilmente un fregio orizzontale magari disposto su tre pareti differenti, come potrebbe incoraggiare a credere anche la presenza delle architetture dipinte in penombra negli sfondi. Un elemento questo, tipico dei cicli galgarieschi composti da più numeri. D'altra parte anche in ragione di una commissione così ampia e impegnativa, magari da portarsi a termine entro una data precisa, è plausibile che Fra' Galgario avesse impostato i tre pannelli, e magari altri, facendosi affiancare poi per l'esecuzione da qualche collaboratore. Le tre opere si possono collocare attorno al 1720 o poco dopo. Un Ghislandi quindi quasi settantenne, che a ragione potrebbe delegare una parte del lavoro a collaboratori ormai fidati. Tra i quali è assai verosimile che vi fosse Paolo Bonomino, nato nel 1703, che a dodici anni fu mandato a scuola di pittura dal frate e che nel 1723 pare si recherà a Milano per frequentarvi l'Accademia del nudo.
Suo, a giudicare almeno da come lo conosciamo nei decenni successivi, potrebbe essere ad esempio l'intervento nella figura del sacerdote, effigiato in una posa molto statica, come appare di frequente anche in altri suoi ritratti successivi, e col viso caratterizzato dagli occhi abituati a star socchiusi per la troppa luce del sole, che ha comunque vistosamente abbronzato e reso rugosa la carnagione. Mentre un altro allievo potrebbe aver completato le due figure dei ragazzi: più fruscianti nella seta degli abiti e con una pelle del viso liscia e levigata, quasi metallica, tornita da un chiaroscuro persino troppo accentuato che fa risaltare la sfericità della fronte o delle guance. Volti nei quali sporgono leggermente gli occhi, quasi cerchiati dalle palpebre e dalla occhiaie, con un effetto ben riconoscibile che torna ad esempio nel Ritratto di giovanetto con tricorno dell'Accademia Carrara, anch'esso opera di un allievo al quale non si è per ora in grado di dare un'identità.

Collocazione

Provincia di Bergamo

Ente sanitario proprietario: A.S.S.T. Papa Giovanni XXIII

Credits

Compilazione: Iorio, Patrizia (2009)

Aggiornamento: Basilico, Andrea (2013); Gigante, Rita (2014)

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