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Il tesorso dell'arca di sant'Agostino a Pavia

Straordinario gioiello della scultura gotica lombarda il monumento funebre in San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia ha una storia complessa quanto la sua struttura teologica

​Maria Antonietta Crippa e Maria Teresa Mazzilli

"Se fossi venuto a Pavia avresti visto la tomba di Agostino..."Sono le parole con cui Petrarca nella sua lettera del 22 dicembre 1365 rappresentava a Boccaccio, invitato a fargli visita a Pavia, la santa, illuminante presenza di sant’Agostino nella basilica romanica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia. La grande chiesa monastica a tre navate, allora probabilmente coperta da semplici capriate lignee in vista e non dalle volte in muratura quattrocentesche che vediamo oggi, doveva essere un luogo a lui familiare, a pochi passi dal castello visconteo in cui più volte fu ospite. Ma l’arca di bianco marmo non poté vederla, perché solo da poco iniziata, in un ambiente laterale alla chiesa, dove rimase per quasi quattro secoli.
L’Arca di sant’Agostino, tomba monumentale realizzata dopo la metà del secolo XIV per essere innalzata al di sopra del corpo del santo, a quel tempo ospitato nella cripta, solo nel 1739 fu finalmente posta sul presbiterio. Trasportato il corpo di sant’Agostino sotto la mensa d’altare, l’arca divenne un grande reliquiario, funzionale alla venerazione di ciò che di lui ci è rimasto e alla devozione popolare che, nella Chiesa, riconosce al corpo di un santo e a oggetti a lui riferibili il valore di un anticipo di paradiso in terra. Essa è però molto di più.
Lo splendore artistico del “singolare congegno” in marmo bianco è memoria offerta alla contemplazione di Agostino, Padre della Chiesa, ma è anche “crocevia” della storia e della cultura cristiana, che riconosce in lui uno dei caposaldi della genesi della nostra civiltà. L’Ordine dei Frati Eremitani, che commissionò l’Arca e ne fece il manifesto della propria peculiarità, celebra Agostino come proprio fondatore e ha cura della sua tomba nella basilica di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, che tredici secoli fa divenne ultimo approdo dei suoi resti mortali.
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