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L'Eterno Presente e la sua modificazione - Estratto da "TCT - La Coscienza Ritrovata"

L'Eterno Presente e la sua modificazione - Estratto da "TCT - La Coscienza Ritrovata"
Corrado Malanga

Pubblicato 6 anni fa
Corrado Malanga

Leggi un estratto dal libro di Corrado Malanga e scopri un incredibile metodo per acquisire realmente consapevolezza di noi stessi

Sulla base delle ricerche effettuate nel campo della ricerca sulle interferenze aliene e utilizzando l’ipnosi regressiva come sistema di controllo delle affermazioni dell’inconscio profondo, abbiamo effettuato alcuni esperimenti che all’inizio non volevano avere lo scopo di verificare alcunché ma servivano solo a indagare sul contenuto delle affermazioni degli addotti (i soggetti che dicono di aver subito interferenze aliene nel corso della loro vita) per affidare un effettivo grado di accettabilità e di credibilità alle affermazioni riportate all’interno delle loro esperienze di ipnosi regressiva.

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Una verità invisibile

Tutto cominciò durante una particolare ipnosi condotta su una ragazza, oggi laureata in psicologia, che riviveva una sua esperienza di adduzione.

Il soggetto si trova in ipnosi profonda e sta descrivendo l’interno di una base militare sotterranea dove il suo corpo viene condotto in differenti stanze nelle quali la sua parte animica, uscita dal corpo, vede alieni, contenitori pieni di corpi umani in “rigenerazione” e militari italiani.

In quel contesto, come in altre esperienze di adduzione, la parte animica del soggetto (una delle tre componenti della triade contenute nel corpo e che per convenzione abbiamo nominato come Anima, Mente e Spirito, le quali rappresentano le tre coscienze divise che operano nell'emisfero destro, in quello sinistro e nel corpo calloso rispettivamente) tende a uscire dal contenitore mentre segue dall’alto, come una telecamera coscenziale, tutto lo svolgimento dei fatti.

In quell’istante trovo il tempo di produrre una domanda di carattere generale al soggetto, o meglio, alla sua parte animica, che risponde descrivendo la scena e dichiarando che il suo contenitore (il corpo che contiene la parte animica) è in mano ad alcuni militari.

In quell’istante io, che sto conducendo l’ipnosi, penso tra me e me:

- Chissà chi sono questi militari...

La parte animica percepisce la mia richiesta mentalmente, come sovente succede in ipnosi, nella quale la comunicazione non verbale diventa più importante di quella verbale, e attraverso le corde vocali del suo contenitore mi dice:

- Vuoi sapere chi sono i militari?

Io, preso alla sprovvista quando capitano queste cose, o almeno preso alla sprovvista le prime volte che ciò capitava, prendo tempo e non sapendo cosa rispondere dico:

- Chi sono i militari?

La risposta è immediata e il soggetto afferma in maniera inattesa:

- Aspetta che leggo...!

Io attendo qualche secondo in cui tutto è silenzio e infine il soggetto comincia a parlare e dice, come recitando un elenco, il nome, il cognome, il numero di telefono, la targhetta di riconoscimento, l’abitazione, il gruppo sanguigno eccetera di tutti i soggetti militari che crede di avere di fronte a sé nella sua ricostruzione ipnotica.

Fermo il soggetto immediatamente e passo ad altre questioni di più immediato interesse nell’ipnosi. Ricordo che il nostro problema era quello di liberare il soggetto dalle interferenze aliene e da quant’altro lo disturbasse. Chi fossero i militari messi in gioco nelle operazioni con gli alieni, in questo momento della nostra ricerca non ci interessava. Inoltre, scene del genere erano già capitate in ipnosi durante le quali il soggetto addotto si collegava direttamente con il militare che, attraverso un microchip craniale, cominciava ad avere delle locuzioni verbali dirette sia con il soggetto stesso che con noi.

In queste occasioni il mio compito era quello di essere molto cauto con tali esternazioni cercando di verificare, se fosse stato possibile, quanta credibilità dare a certe affermazioni espresse in stato di ipnosi.

Avremmo capito nel corso di ipnosi successive, condotte su soggetti differenti, che queste esternazioni corrispondevano a reali collegamenti tra il soggetto addotto e un militare che, in una postazione remota, nello spazio e nel tempo, seguiva attimo per attimo il nostro soggetto durante le stesse ipnosi: oggi diremmo in diretta.

Ma non è questo il punto della situazione che ora ci interessa sottolineare. Come molte volte ho sostenuto anche in altri ambiti, le verità che cerchiamo sono sotto i nostri occhi, ma non le vediamo per il semplice motivo che non abbiamo la conoscenza e la coscienza necessarie per riconoscere la verità stessa, che dunque ai nostri occhi appare invisibile.

Quando, finita l’ipnosi, vengono fatti trascorrere due giorni e poi si comincia lo studio dell’ipnosi stessa riascoltando decine di volte i tracciati audio registrati, ci rendiamo conto che molte delle osservazioni che potevamo fare su due piedi, dal vivo, non sono state fatte. Una di queste osservazioni ci aprì un mondo di idee nuove. Il soggetto in ipnosi, infatti, diceva “aspetta che leggo..

La parte animica che stava effettuando le sue esternazioni ci voleva segnalare che aveva bisogno di qualche attimo per guardare nella testa delle persone presenti. Questo tipo di attività sembra essere facile da parte della componente animica che è in grado, anche con me stesso, durante l'ipnosi, di “guardarmi dentro”, se così si può dire.

Ma questa informazione era estremamente importante perché ci diceva che il soggetto che era in regressione ipnotica e che, secondo noi, stava leggendo il suo passato nell’hard disk, a sola scrittura, del suo cervello, e ci stava facendo partecipi della sua adduzione, stava invece interferendo con il passato stesso.

Infatti, se l’ipnosi fosse, come si era sempre creduto fino a quell'istante, una banale rilettura di dati già scritti e non modificabili, tale tipo di risposta non avrebbe alcun senso.

In altre parole, se io pongo un soggetto in ipnosi e gli faccio ricordare dove ha trascorso una determinata notte vent’anni fa, non posso chiedergli di fare cose che vent’anni prima non ha fatto perché questo vorrebbe dire che sta interferendo con il suo passato. Non potevo chiedere ad Anima di leggere nelle memorie dei militari presenti durante la sua adduzione se in quell’occasione non l’aveva fatto. Se il contenuto dell’ipnosi era vero e corrispondeva a realtà, io stavo facendo qualcosa che non aveva mai fatto nessuno...

Stavo chiedendo alla componente animica di modificare il passato. Ma non si può modificare il passato proprio perché è già passato a meno che... 

A meno che il passato fosse copresente con il presente.

Se, come sostiene il paradigma olografico, il passato, il futuro e il presente non sono che ideologizzazioni dei due lobi del cervello ma in realtà non esistono perché sono copresenti con il presente, se il paradigma olografico fosse per caso realmente vero, allora le dichiarazioni della nostra addotta in ipnosi avrebbero avuto un senso.

Dovevamo costruire un modello geometrico in grado di farci meglio comprendere ciò che stava accadendo per poter accettare o rifiutare la validità delle dichiarazioni effettuate in ipnosi.

Fu in quell’istante che ci ricordammo dei lavori pubblicati da Brian Weiss, psichiatra americano che cura i suoi pazienti con l'ipnosi regressiva.

In parole semplici, Weiss fa regredire il soggetto con l’ipnosi ericksoniana a una chiamiamola “vita passata” che ha la caratteristica di contenere informazioni su una persona con un problema psicoanalitico non risolto. In ipnosi il soggetto riconosce in quella sua esistenza la natura del problema irrisolto e che esso è anche il problema irrisolto in questa vita.

Prendendo conoscenza di ciò, il soggetto esce dallo stato di ipnosi formalmente guarito perché sa perché sta male, sa cosa, dentro di lui, crea reazioni inconsce incompatibili con la sua vita di tutti i giorni, sa perché sta male, riconosce la sua malattia e sa da dove viene.

In altre parole, il soggetto guarisce.

Weiss spiega nei suoi testi che ciò accade a causa di un’interazione della coscienza con il cosidetto karma o destino degli uomini. La coscienza dell’uomo, secondo Weiss, decide di incarnarsi in un contenitore per fare esperienza e se non riesce a ottenere un buon risultato, ha a disposizione molte vite future per ritentare: ma se non riesce, si porta con sé l’esperienza, il karma delle vite passate.

Io, che di karma so ben poco, che non sono legato alle visioni mistico-simboliche né della grande cultura indiana di 12.000 anni fa né della nuova e scarna cultura americana dei “figli dei fiori” e della rivoluzione pseudoculturale del 1968, trovavo in queste testimonianze ben altre realtà.

Il copresente

Se Bohm ha ragione, se Pribram sa che il nostro cervello è solo un lettore di ologrammi e che con la Mente non ha quasi nulla a che fare, allora possiamo reinterpretare anche le esperienze di Weiss in una nuova luce utilizzando il paradigma olografico.

Il passato non è passato ma è copresente con il presente. E come se fossimo in una casa con diverse stanze e in quella in cui siamo c'è il presente mentre nelle altre due ci sono il passato e il futuro.

Andare nel passato non vuol dire andare indietro nel tempo (che peraltro non esiste secondo questa teoria), ma procedere semplicemente in un’altra stanza della nostra esistenza dove il passato coesiste con il presente.

Va aggiunto un concetto molto importante per comprendere questo tipo di realtà. L’Anima che noi contattiamo durante le ipnosi ha sì differenti reincarnazioni, differenti vite e differenti ricordi che afferiscono a queste vite, ma è in comune a tutti quei corpi o contenitori di cui ricorda o può ricordare l’esistenza.

Quando parliamo di ricordo, facciamo attenzione, perché ancora non abbiamo ben definito cosa sia il ricordo e dove esso sia localizzato nel nostro cervello.

In realtà, nel modello che sto per proporre, Anima non andrebbe a leggere in un hard disk a sola scrittura che rappresenta un passato archiviato. Infatti, il passato non esiste perché non esiste il tempo. Anima farebbe di più: andrebbe a vedere nell’altra stanza, che rappresenta un passato copresente con il nostro presente, cosa sta succedendo, e facendo questa operazione in tempo reale, in realtà sarebbe nel passato, non ricorderebbe il passato.

Vivrebbe, dunque, non ricorderebbe.

Nel processo di ipnosi profonda, così, ci troveremmo chiaramente non a rivivificare i ricordi ma a interagire con una realtà che rappresenta il nostro passato e che noi erroneamente crediamo trascorsa, ma che coesiste con noi in tutti gli attimi della nostra esistenza.

Solo cosi, in ipnosi, potremmo prendere la nostra coscienza animica e spostarla nel passato virtuale sia di un evento trascorso che di una vita passata e farla interagire con il passato stesso.

Se questa ipotesi fosse vera, avremmo potuto comunque verificarla con alcuni esperimenti.

Weiss, dunque, non curava i suoi pazienti facendogli rivivere una vita passata e collocando quella che era l’esperienza sbagliata in un contesto più corretto. Weiss portava il suo soggetto a leggere, o meglio, a collegarsi a quel passato che corrisponde a quel suo presente. Siccome Anima è sempre la stessa dei due contenitori, quella che è in ipnosi nel nostro tempo, con i suoi problemi psicologici irrisolti, e quella che è in un altro spazio-tempo, ma con gli stessi problemi irrisolti, essa può fare esperienza in qualsiasi punto delle sue vite corrispondenti a qualsiasi suo contenitore e subito tutti gli altri contenitori che hanno la stessa parte animica tecnicamente faranno un salto di qualità. Tutti avranno risolto il loro problema.

Facciamo un esempio pratico.

Se Weiss pone in stato di ipnosi una persona che ha paura del buio e scopre che il soggetto in una vita passata ha avuto paura del buio perché da piccolo è stato sepolto vivo in una bara ed è poi deceduto in quel frangente, ecco che Anima capisce che non si deve avere paura del buio perché Anima stessa è immortale. Anima fa prendere coscienza contemporaneamente di questo fatto sia al soggetto in ipnosi nel nostro tempo che al bambino sepolto nella bara, poiché a fare esperienza non è il corpo, che non ha coscienza, ma Anima, Mente e Spirito, che invece sono anche coscienza.

Il concetto di vita passata copresente

A questo punto notai come in alcune sedute di ipnosi emergevano effettivamente dati sui nostri addotti che riguardavano le loro vite passate. Il problema è che questi fatti emergevano anche in uno stato di coscienza normale, non in ipnosi. Così mi imbattevo in soggetti che in ipnosi, ma non solo, comprendevano il demotico, parlavano egiziano antico, scrivevano con le rune celtiche, comprendevano il tedesco o l’ebraico.

Tali soggetti non sapevano, se non in ipnosi, cosa stessero dicendo o scrivendo. Mi trovavo di fronte a un ragazzo con la terza media che, quando lavorava, cantava le canzoni del terzo Reich in perfetto tedesco, pur non conoscendo nemmeno una parola di quella lingua.

Poi cominciarono a comparire soggetti addotti che avevano ricordi marcati delle loro vite passate. Alcuni di loro convivevano praticamente fin da piccoli con queste seconde identità.

E' interessante il caso di una ragazza che si accorse di essere addotta non tanto per le sue esperienze e per i suoi ricordi di questa vita, che vennero a galla in un momento successivo della sua ricerca su se stessa, ma perché ricordava, quando era piccola, di un ragazzo francese vissuto un centinaio di anni prima che “in qualche modo” era lei stessa. La ragazza rammenta i ricordi del ragazzo francese, che da piccolo diceva di avere due famiglie: una della Terra e un’altra delle stelle. La ragazza fa dei disegni di questi genitori del cielo: disegni di quand’era piccola. Quando mi mostra i disegni dei genitori del cielo, mi trovo di fronte a due esseri vestiti con tuta attillata, carnagione non chiara come la nostra, con le pupille verticali e i capelli arancioni. La ragazza, da bambina aveva perfettamente azzeccato i caratteri somatici di quella razza che noi chiamiamo gli Grange, senza aver mai letto niente sul tema ufo, rapimenti eccetera.

La sua parte animica mette in contatto questi due contenitori oppure questi due contenitori e le loro esistenze sono in contatto per caso. Ma una cosa è certa: se Anima era sempre la stessa, liberando uno dei due contenitori avremmo liberato anche l’altro perché l’Anima avrebbe immagazzinato la sua esperienza e l’avrebbe comunque riversata in tutti i contenitori che le appartenevano.

Dunque Weiss non curava i pazienti utilizzando le vite passate ma curava Anima di uno dei contenitori, uno qualsiasi, che invece veniva aiutato a effettuare quell’esperienza che era traumaticamente rimasta irrisolta. Ecco perché la cura di Weiss funzionava, semplicernente perché Anima era sempre la stessa in tutti i contenitori afferenti a quell’Anima.

Ma se ciò fosse vero, avremmo avuto una potentissima arma in mano per eliminare su un addotto specifico il problema degli alieni in un unico colpo, con un’unica seduta di ipnosi.

A quell’epoca pensavamo che si sarebbe potuto meccanicamente risolvere il problema delle adduzioni aliene con tecniche ipnotiche, ma in seguito ci saremmo dovuti ricredere, comprendendo che non è una tecnica, non è una medicina o un medico a risolvere uno stato di disarmonia, sia esso esteriormente identificabile in un qualsiasi stato di disagio, in una malattia come in un’adduzione aliena. Avremmo scoperto l’esistenza della Coscienza Integrata di ognuno di noi. Essa, e solo essa, avrebbe portato avanti il progetto di acquisire la consapevolezza necessaria al processo di guarigione. Ma a quell’epoca il cammino da percorrere, e che ci avrebbe portato alla strutturazione del Triade Color Test (vedi più avanti), era ancora lungo.

Prima di effettuare l’esperimento finale dovevamo però mettere a punto la tecnica, così utilizzammo un soggetto non addotto che mi aveva contattato per un disagio di tipo psicologico che l’aveva tormentato per tutta la vita e che voleva, attraverso l’ipnosi, riuscire a capire cosa nascondesse il suo inconscio.

Io non faccio terapie sulle persone ma mi dedicavo, in quel periodo, allo studio, sugli addotti, del problema delle interferenze aliene; non esisteva allora nessuno che lo facesse con la necessaria consapevolezza e anch’io non avevo capito che la vera essenza del problema non era nell’interferenza aliena, ma nella consapevolezza che stava nascosta dietro questi eventi. Avremmo in seguito compreso che noi stessi, quali creatori della nostra virtualità quotidiana, avevamo in un certo senso dato il permesso all’alieno di fare di noi ciò che voleva. La nostra coscienza, infatti, aveva bisogno di quell’esperienza per ricordare chi stessa fosse e sottoponendosi all’esperienza adduttiva, avrebbe recuperato il ricordo di sé.

Feci dunque regredire il soggetto a una sua esistenza precedente nella quale mi venne descritta la vita di una bambina povera e sola, lasciata a se stessa e impaurita dalla vita e da ogni cosa.

La bambina viveva la sindrome dell’abbandono dei suoi cari e attendeva solo di morire consumando una vita senza entusiasmo e passivamente. Feci tornare il soggetto ai giorni nostri e in quell’occasione ecco emergere la stessa sindrome dell’abbandono e forti conflitti e sensi di colpa nei confronti della figura materna, ormai morta da molti anni. L’abbandono della madre defunta non era stato ancora elaborato dal soggetto. La madre non aveva mai mostrato, durante la sua vita, slanci affettivi nei confronti della figlia, che come sempre accade in questi casi si sentiva in colpa per non amare la madre. La quale poi era morta e il conflitto era rimasto irrisolto.

Durante il contesto ipnotico parlo alla parte animica del soggetto e tento di spiegarle che non si è mai soli anche se lontani da tutti gli altri fisicamente, spiego ad Anima i concetti basilari di chi è Anima, cosa fa e cose venuta a fare. Anima comprende e si riappacifica in quel contesto con la figura materna, 10 anni dopo la sua morte.

A questo punto faccio regredire nuovamente il soggetto alla vita precedente, dove la bambina sola consuma la sua vita in attesa di una morte che prima o poi le verrà incontro.

Ma ecco che la bambina è completamente differente. Ha assunto vigore e voglia di vivere. E cambiata, ha superato la sua crisi e vivrà contenta, per quanto possibile, perché anche lei non si sentirà più sola unicamente perché è sola “fisicamente”.

Il sistema Weiss reinterpretato da me pareva funzionare. La persona uscì dall’ipnosi contenta perché aveva capito cosa succedeva dentro di lei e io avevo capito come salvare gli addotti dalle interferenze aliene in un solo colpo.

L’esperimento cardine

Un’addotta che aveva utilizzato i sistemi di nostra creazione, e in particolare il Simbad, e che con questa tecnica, dopo un paio di anni di applicazioni, diceva di essersi finalmente liberata del problema delle interferenze aliene, ci chiese un’ipnosi di controllo. Tale ipnosi avrebbe dovuto verificare se le sue sensazioni fossero state giustificate. Il soggetto, che non era mai stato sottoposto prima a sedute di ipnosi, voleva verificare se fosse realmente riuscito a liberarsi dalle interferenze aliene come egli stesso sosteneva. Dunque lo sottoponemmo a una seduta di ipnosi regressiva e gli facemmo rievocare l'ultima volta che “quegli esseri” erano venuti a trovarlo.

Il soggetto è una donna che racconta di trovarsi di notte nella sua camera quando la parete diventa bianca e trasparente e da lì entra un alieno a forma di sauroide che la porta via. L’Anima del soggetto sostiene che non ha più avuto interferenze da alieni parassiti tipo Lux o “ringhio” (il bianco a sei dita che abbiamo descritto altrove) ma evidentemente il sauroide continuava a tornare. Si scopre in ipnosi che il soggetto addotto ha una memoria aliena attiva (MAA) di alieno sauroide (vedi C.Malanga, Alieni 0 Demoni, già citato) e questa viene ancora costantemente nutrita e monitorata durante i successivi rapimenti, di cui però la donna non era consapevole.

A questo punto metto in atto la mia strategia ipnotica. Faccio regredire Anima al primo istante di esistenza. Anima si trova nello spazio sconfinato tra le stelle, nel vuoto assoluto, non si è mai incarnata. In quell’istante chiedo ad Anima di fare attenzione e dico che nelle sue incarnazioni, nei contenitori che sta per ricevere, incontrerà problemi con alcuni esseri detti alieni che verranno a prelevare lei e il suo contenitore. Le racconto cosa fanno gli alieni e cosa vogliono e le dico di non farsi abbindolare da queste creature che la vogliono sfruttare. Chiedo ad Anima di controllare ciò che dico, di guardare nel suo futuro e di rendersi conto che non è necessario fare questo tipo di esperienza perché io già gliela sto raccontando.

Chiedo ad Anima se vuole farsi parassitare i contenitori nell’arco della sua esistenza in questa dimensione. Anima risponde che non vuole e che farà di tutto per non farsi prendere, che ora conosce il problema e che lo riconoscerà quando ciò accadrà.

A questo punto riporto Anima a descrivere l’ultima volta che quegli esseri sono venuti e le faccio ripetere per la seconda volta ciò che accade.

...si apre il muro, entra il serpente (sauroide), ma la donna si alza dal letto e dice al serpente che non andrà con lui. Dopo alcuni reiterati tentativi di convincerla, il serpente esce dalla stanza della donna e anche, per sempre, dalla storia della sua vita.

Cos’era successo? Semplice... il passato della donna, con il racconto della sua ultima esperienza di adduzione, si era modificato.

O meglio, il passato non si era modificato, ma il vecchio passato, raccontato la prima volta, non esisteva più perché in realtà non era mai esistito.

Non esistendo lo spazio né il tempo, in realtà il passato, il presente e il futuro coesistono.

Questo vuol dire che se io modifico il mio presente o il mio passato, viene modificato tutto contemporaneamente nella scala del tempo virtuale. Cosa si può e si deve modificare in questa scala? La conoscenza. In altre parole, se la conoscenza di un evento viene modificata in qualsiasi punto della scala temporale, essa verrà modificata in ogni punto della scala stessa. Ciò accade perché la coscienza animica è la stessa per tutti i contenitori che non vivono in un passato o in un futuro più o meno lontano da noi ma nello stesso istante, accanto a noi, se così si può dire.

Se avevamo avuto l’intuizione giusta, potevamo con una sola seduta di ipnosi liberare per sempre il soggetto dalle interferenze aliene perché avremmo interagito con la coscienza di Anima subito, fin dall’inizio dei tempi, ed essa non si sarebbe più fatta ingannare da alieni, da parassiti, da militari collusi, da nessuno, poiché avremmo modificato il suo stato di coscienza, cioè il suo passato e di conseguenza il suo presente e in definitiva il suo futuro.

In realtà avremmo scoperto che ciò non era corretto. Infatti, non eravamo noi a far acquisire alla parte animica la consapevolezza necessaria. La coscienza, da sola, doveva fare il suo percorso conoscitivo e noi, dall’esterno, non servivamo assolutamente a niente.

Se il soggetto non aveva compreso nulla da quell’esperienza, la sua coscienza avrebbe ricreato le condizioni perché ancora una volta essa venisse a contatto con l’alieno, fino a quando essa non si fosse resa conto del contenuto esperienziale. Solo allora la coscienza del soggetto non avrebbe più creato quelle condizioni virtuali.

Avremmo in seguito dedotto che non potevamo aiutare nessuno, ma che avremmo comunque potuto creare una simulazione mentale che ognuno di noi poteva riprodurre su se stesso per acquisire la consapevolezza del ricordo di chi veramente siamo. E questo ci avrebbe guarito da tutte le malattie dell’universo.


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Ultimo commento su L'Eterno Presente e la sua modificazione - Estratto da "TCT - La Coscienza Ritrovata"

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Lodovico

Valutazione: 3 / 5 solo una domanda

Si dice "adduzione" o "abduzione"? il significato è molto diverso e mi crea una certa confusione

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