Quelle labbra sempre rosse e lucide, la linea dell’eyliner tirata a perfezione, il disegno delle sopracciglia. Il trucco di Marilyn Monroe è il più riconoscibile, il più imitato, il più iconico, e lei è ancora oggi la persona più credibile che mai avrebbe potuto adottarlo. Ma nonostante rispecchiasse perfettamente la sua personalità, bisogna dire che quel look non era tutto farina - o forse è meglio dire “cipria” - del suo sacco. Il make up di Marilyn Monroe era come il caschetto biondo che il parrucchiere Vergottini creò per Raffaella Carrà: qualcuno lo aveva studiato per lei. Quel qualcuno si chiamava Allan Snyder, nel film Blonde lo si sente chiamare dalla diva "Whitey", che era il suo soprannome, ed è l’uomo che versando in lei un’adeguata dose di glamour ha trasformato Norma Jeane Baker nel personaggio più desiderato di Hollywood. Whitey è stato il truccatore di Marilyn per tutta la sua carriera, dall’inizio alla fine, dal suo primo provino alla Twentieth Century Fox nel 1946 fino alla sua morte nel 1962, e il suo personaggio è una delle poche cose aderenti alla realtà di tutto il film diretto da Andrew Dominik. Anche se lavorava pure con altre star come Katharine Hepburn, Doris Day e poi Raquel Welch, e nonostante avessero 12 anni di differenza - lei era nata nel 1926, lui nel 1914 - Whitey e Marilyn erano davvero molto legati come si vede nel film. Uno dei suoi punti di forza consisteva infatti nel non truccare tutte allo stesso modo. Gli accorgimenti personalizzati che studiò per lei erano molti. C’era il velo di vaselina spalmata come primer, prima del fondotinta e della cipria, perché oltre a renderle la pelle luminosa si combinava bene con la leggera peluria chiara del suo viso rendendola più fotogenica, e la faceva sentire al riparo dalla disidratazione che temeva più di ogni altra cosa. Gliene metteva un po’ anche sulle palpebre per mantenerle lucide, cosa che l’attrice reputava la rendesse più sexy. Whitey disegnò anche il contorno definitivo delle sue labbra, con l’effetto che sappiamo. Usava cinque diverse tonalità di rossetto per aumentare l’effetto rimpolpante, più scuro agli angoli esterni e più chiaro al centro. Anche per l’ombretto usava una combinazione molto accurata di colori, con il bianco negli angoli interni per aggiungere più profondità. Persino il suo famoso eyeliner non era di un solo colore, ma una combinazione di nero e marrone.

chief hairdresser for mgm sydney guilaroff, stylist for the stars, combing actress marilyn monroes hair as makeup man works on her eyes in dressing room during filming of the movie lets make love at mgm studios    photo by john brysongetty imagespinterest
John Bryson//Getty Images
Marilyn nel suo camerino con Whitey sul set di Facciamo l’amore.

Whitey è stato rivoluzionario nell’usare su di lei, per la prima volta, due accorgimenti: il fard per modellare il naso, e le ciglia finte in ciuffetti, che otteneva tagliandole con le forbici, così da applicarle solo a lati esterni. Infine, le disegnò la leggendaria arcata acuta delle sopracciglia per compensare l’ampiezza della fronte. Purtroppo, ad Allan "Whitey" Snyder toccò anche uno degli incarichi più tristi di tutta la sua vita: truccare la salma di Marilyn prima della sepoltura. Sulla questione avevano anche scherzato più volte con una gag macabra, con lei che gli diceva "se muoio davanti a te sbrigati a truccarmi subito", e lui che le rispondeva "non lascerò al tuo corpo nemmeno il tempo di raffreddarsi". Qualche tempo dopo la morte di Marilyn, il makeup artist andò a lavorare sul set della famosa serie La casa nella prateria, che durò per nove stagioni, e poi si ritirò nel 1987. Whitey è morto nel 1994, nella sua casa vicino Washington dove aveva vissuto con sua moglie Marjorie Plecher, costumista di alcuni dei film in cui ha recitato Marilyn. E con la quale, forse hanno passato molto tempo a parlare di lei.