Parte del gruppo e

I segreti di Pompei: continuare a scavare è davvero la scelta migliore?

Lo sciame sismico che sta interessando i Campi Flegrei ha riportato alla memoria l’eruzione del 79 d.C che sommerse Pompei. Circa un quarto dell’antica città si trova ancora sotto terra ma l'attività archeologica, più che sulla scoperta, potrebbe concentrarsi sulla conservazione.

DI CHRISTINA STERBENZ

pubblicato 03-10-2023

I segreti nascosti dal terremoto di Pompei: continuare a scavare è davvero la scelta migliore?

Un artigiano restaura un mosaico di 2.000 anni nell’atrio della Casa di Paquius Proculus a Pompei. Circa il 15%-25% dell’antica città è ancora sotto terra.

FOTOGRAFIA DI DAVID HISER, NAT GEO IMAGE COLLECTION

Solo nello scorso anno, gli scavi nell’antica città romana di Pompei hanno portato alla luce una lavanderia di 2.000 anniuna camera da letto utilizzata dagli schiavi e un affresco che raffigura un antenato della pizza (tranne i pomodori, quelli sarebbero arrivati in Europa almeno 10 secoli dopo).

Nessuna di queste scoperte, tuttavia, è il frutto di nuovi scavi nello strato di cenere di 6 metri che ha ricoperto la città dopo l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Un fenomeno che, a torto, si era ritenuto possibile anche negli ultimi giorni a causa di uno sciame sismico – che ha fatto segnare il suo picco con una scossa di magnitudo 4.2 verificatesi nella notte del 27 settembre e una scossa di magnitudo 4.0 la sera del 2 ottobre – nei Campi Flegrei.

Per decenni il governo italiano ha imposto una moratoria su ogni tipo di nuovo scavo a Pompei: ciò significa che la maggior parte dei reperti sono sottoprodotti delle attività di conservazione e ripristino di ciò che è già stato rinvenuto, afferma Steven Ellis, professore di Archeologia romana presso l’Università di Cincinnati, che ha lavorato agli scavi del quartiere di Porta Stabia a Pompei.

“Quando sono stati eseguiti gli scavi [per far riemergere la città] si è creato una sorta di dirupo di detriti vulcanici”, afferma Ellis, aggiungendo che in prossimità delle aree precedentemente scavate si sono verificate frane e crolli che hanno suscitato indignazione a livello internazionale. “Quindi ora si stanno ripristinando e mettendo in sicurezza quelle aree, e per farlo si è dovuto scavare un po’ nella zona del bordo”.

Pompei, naturalmente, ha ancora molti segreti da svelare. Secondo le stime, la parte della città che non è ancora stata rinvenuta è compresa tra il 15% e il 25%. Per molti archeologi, tuttavia, la questione non è tanto quanto rimane ancora da scoprire, quanto se continuare a scavare sia davvero la scelta più opportuna.

“I resti rivelati dagli scavi sono abbastanza per il pubblico che viene a visitarli, e sono sufficienti anche per il lavoro della comunità di studiosi”, afferma Ellis. “Quello che dobbiamo fare è preservare al meglio quanto recuperato per il futuro”.

I segreti nascosti dal terremoto di Pompei: continuare a scavare è davvero la scelta migliore?

Marzo 2023: un gregge di pecore viene condotto al pascolo nelle aree non scavate di Pompei, nell’ambito di un’iniziativa volta a proteggere il sito dalla crescita incontrollata della vegetazione. “Decidere di continuare a scavare oggi implica un costo di opportunità, perché domani potremmo avere maggiori competenze e informazioni, strumenti e tecnologie migliori, o forse anche solo maggiori capacità fisiche”, afferma l’archeologo Eric Poehler, che ha condotto gli scavi nell’antica città.

FOTOGRAFIA DI GUGLIELMO MANGIAPANE, REUTERS/REDUX

Terreni agricoli suburbani

La suddivisione in zone non esisteva nell’antica Pompei, e la maggior parte delle attività e delle aree commerciali si concentravano nei pressi delle strade principali, molte delle quali sono già state esplorate, spiega Eric Poehler, professore di Studi classici dell’Università del Massachusetts-Amherst che ha anche assistito alle operazioni sul campo a Pompei. Spostandosi verso est, tuttavia, la densità della popolazione e l’uso del suolo diminuiscono, e ampie porzioni di territorio, soprattutto nella parte sud-orientale della città, sono rimaste relativamente intatte.

Invece dei grandi giardini topiari, con statue e colonne, che si trovano nelle aree più popolate e ricche della città, Poehler ipotizza che la zona est avesse più l’aspetto di un terreno agricolo.

“Immagino una zona con grandi cortili che forse erano coltivati a scopo di lucro, piuttosto che concepiti solo per il tempo libero”, afferma lo studioso.

Poehler osserva anche che gli archeologi hanno trascurato molte delle informazioni trovate nelle aree precedentemente scavate. Gli esperti si aspettano di trovare altri manufatti stradali per i pedoni, dipinti e graffiti e vittime dell’eruzione vulcanica.

Esaminare queste aree già scavate con tecnologie nuove e migliori potrebbe portare a scoperte interessanti tanto quanto lo scavo di nuovi siti, senza mettere a rischio la città e la possibilità per le generazioni future di vederla, aggiunge Ellis.

In passato, ad esempio, capitava che gli affreschi incompleti o le ceramiche rotte venissero buttati via. Oggi i robot dotati di intelligenza artificiale aiutano gli archeologi a ricomporre i reperti frammentati e uno specifico tipo di LiDar è in grado di registrare gli spazi in tre dimensioni, continua Ellis.

“Avevamo le fotografie, ma non erano mai abbastanza”, spiega Ellis, “ora abbiamo questi modelli in 3D che ci permettono di tornare in qualsiasi momento del nostro scavo e rivedere quello spazio”.

Poehler, che ha contribuito alla creazione del Progetto Bibliografia e Mappatura di Pompei, sottolinea anche l’importanza delle tecnologie che consentono di visualizzare meglio Pompei. Attualmente sta lavorando al Progetto Paesaggio Artistico di Pompei, che consentirà agli utenti di Internet di cercare tra i numerosi oggetti dipinti sui muri pompeiani – da una proto-pizza a un cupido – da lui ritenuti essere 87.075.

“Questo nuovo lavoro ci dà la possibilità di rivisitare, oggi, 200 anni di storia archeologica”, spiega Ellis; “Possiamo vederla [Pompei] in condizioni migliori. Possiamo scavare in modi più interessanti e moderni”.

Parte della città, tuttavia, è già andata perduta nel tempo. Nel 2014, ad esempio, alcuni giorni di pioggia intensa hanno provocato tre crolli in soli tre giorni a Pompei: una tomba, un arco nel Tempio di Venere e il muro di una bottega. In precedenza, nel 2010, era crollata la Casa dei Gladiatori, o Schola Armaturarum, probabilmente a causa dei lavori di restauro eseguiti negli anni ’40 e ’50. La distruzione dell’edificio, uno dei più importanti di Pompei, fu in parte il motivo per cui l’UNESCO minacciò di togliere alla città il proprio patrocinio (anni dopo, dopo significative opere di restauro, il gruppo decise di mantenere lo status di Pompei).

Non è detto che gli scavi che possono aver contribuito a questi problemi siano stati eseguiti in modo improprio. I processi e la tecnologia si evolvono con il passare del tempo, il che supporta l’idea che gli archeologi potrebbero voler rallentare un po’ l’attività.

“C’è un costo in termini di opportunità nello scavare molto oggi, perché domani potremmo avere competenze, strumenti, informazioni, tecnologie e anche capacità fisiche migliori”, afferma Poehler. “E se lo facciamo oggi, ci priviamo dell’opportunità di farlo in futuro”.

I segreti nascosti dal terremoto di Pompei: continuare a scavare è davvero la scelta migliore?

Una tranquilla veduta di Pompei in una giornata di maltempo. La questione di come attirare i turisti con nuove scoperte e allo stesso tempo proteggere questa antica città rimane oggetto di frizioni in ambito politico.

FOTOGRAFIA DI LORENZO MOSCIA, ARCHIVOLATINO/REDUX

“Sorpresa e meraviglia”

Le autorità hanno già avviato diverse attività per preservare e restaurare ciò che è già stato portato alla luce della città. Il Grande Progetto di Pompei, iniziato nel 2012 come progetto congiunto con l’Unione Europea, ha impiegato 105 milioni di euro per mettere in sicurezza i terrapieni, ripristinare le mura e proteggere le strutture dall’esposizione agli agenti atmosferici, tra gli altri obiettivi. Il progetto si è concluso nel dicembre 2019, ma la questione di come attirare i turisti con nuove scoperte e allo stesso tempo proteggere la città rimane oggetto di frizioni nell’ambito politico.

Le scoperte fatte durante il progetto di restauro, tuttavia, si sono rivelate altrettanto interessanti: i lavori per migliorare la stabilità della Regio V (una delle nove zone di Pompei) nel 2018 hanno portato alla luce degli affreschi, tra cui uno vicino alla Casa delle Nozze d’Argento, un maestoso esempio del tipo di vita che conduceva l’aristocrazia, che presenta una coppia di delfini.

Più tardi, nel corso dello stesso anno, gli archeologi hanno scoperto quello che hanno soprannominato il “Giardino incantato”, un lararium (ovvero la parte della casa riservata al culto degli dei) riccamente decorato, che raffigurava un uomo con la testa di cane, probabilmente un riferimento al dio egizio Anubi.

“Ogni volta che pianifichiamo degli scavi a Pompei o semplicemente pensiamo di sbirciare sotto il livello del suolo, possiamo aspettarci di provare sorpresa e meraviglia”, afferma Poehler, “per i resti assolutamente meravigliosi e i preziosi scorci del passato che verranno fuori”.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.