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Il mistero della macabra maschera a forma di becco dei medici della peste

Nel XVII secolo le persone credevano nelle "straordinarie" capacità della maschera di purificare l’aria avvelenata. Si sbagliavano.

DI Erin Blakemore

pubblicato 15-11-2023

Il mistero della macabra maschera a forma di becco dei medici della peste

Durante la peste europea del XVII secolo, i medici indossavano maschere con il becco, guanti in pelle e lunghi cappotti nel tentativo di respingere la malattia. Il loro look iconico e minaccioso, così come ritratto in questa incisione del 1656 di un medico Romano, è riconoscibile ancora oggi.

FOTOGRAFIA DI ARTEFACT, ALAMY

Un tempo la peste era una delle malattie più temute al mondo, in grado di spazzare via centinaia di milioni di persone in una pandemia globale inarrestabile che affliggeva le sue vittime con dolorosi linfonodi ingrossati, pelle annerita e altri macabri sintomi.

Nell’Europa del XVII secolo i medici che si prendevano cura delle vittime indossavano un abito che, da allora, ha assunto connotazioni sinistre: si coprivano dalla testa ai piedi e indossavano una maschera con un lungo becco d’uccello. L'utilizzo di queste ultime era dovuto alle errate convinzioni sulla reale natura della malattia. 

Durante quel periodo di focolai di peste bubbonica – una pandemia che si ripresentò in Europa per diversi secoli – le città schiacciate dalla malattia assumevano medici della peste che praticavano su ricchi e poveri quella che erano soliti chiamare “medicina”: prescrivevano presunte miscele protettive e antidoti per la peste, assistevano i malati e svolgevano le autopsie sui cadaveri, e alcuni facevano tutto questo indossando le maschere con il becco.

Il mistero della macabra maschera a forma di becco dei medici della peste

A Charles de Lorme, il medico della peste che curò i reali del XVII secolo, viene spesso attribuita questa uniforme.

FOTOGRAFIA DI The Picture Art Collection, Alamy

Questo “costume” è solitamente attribuito a Charles de Lorme, un medico che riuscì a curare molti reali europei durante il XVII secolo, inclusi re Luigi XIII e Gastone di Francia, figlio di Maria de’ Medici. Il suo abbigliamento era composto da un cappotto ricoperto da cera profumata, calzoni alla zuava legati agli stivali, una camicia infilata nei pantaloni e cappello e guanti in pelle di capra. I medici della peste portavano anche una verga che permetteva loro di colpire (o allontanare) gli appestati.

Il modo in cui coprivano il capo era particolarmente insolito: dovevano infatti indossare occhiali, spiegava de Lorme, e una maschera con un naso “lungo una ventina di centimetri, a forma di becco, pieno di profumo e con due soli buchi – uno per lato accanto alla rispettiva narice – ma sufficienti a respirare, e che portava insieme all’aria l’effluvio delle erbe contenute nel becco.

Anche se questo abbigliamento veniva indossato in tutta Europa, in Italia il look era così iconico che “il medico della peste” divenne un simbolo della commedia dell’arte e delle celebrazioni del carnevale, diventando così un costume popolare. 

Il mistero della macabra maschera a forma di becco dei medici della peste

I veneziani si vestono da medici della peste per celebrare il carnevale cittadino.

FOTOGRAFIA DI Giacomo Cosua, NurPhoto/Getty

Ma il proibitivo abbigliamento non era solo un'interpretazione modaiola dello spettro della morte: aveva lo scopo di proteggere i medici dal miasma. Infatti, precedentemente alla teoria dei germi della malattia, questi credevano che la peste si diffondesse attraverso l’aria avvelenata, la quale poteva creare uno squilibrio negli umori di una persona o nei suoi fluidi corporei. Si pensava che i profumi dolci e pungenti fossero in grado di disinfestare le aree colpite dalla peste e di proteggere chi respirava; mazzolini di fiori, incenso e altri profumi erano infatti molto comuni all’epoca.

I medici della peste riempivano le loro maschere con la teriaca, un composto di oltre 55 erbe e altre componenti come la polvere di carne di vipera, la cannella, la mirra e il miele. De Lorme pensava che la forma a becco della maschera facesse sì che l’aria avesse tempo sufficiente per impregnarsi delle erbe protettive prima di colpire le narici e i polmoni dei dottori.

In effetti, la peste è causata dallo Yersinia pestis, un batterio che può essere trasmesso dagli animali agli umani e attraverso il morso delle pulci, il contatto con fluidi o con tessuti contaminati e attraverso l’inalazione di goccioline infette (liberate dagli starnuti o dai colpi di tosse di persone con la peste polmonare).

Prima che la loro causa venisse scoperta, per il globo si sono diffuse tre orribili pandemie di massa: la peste di Giustiniano (che nel 561 A.D. uccise fino a 10,000 persone al giorno), la Peste Nera (che uccise un terzo degli europei tra il 1334 e il 1372 e continuò con scoppi intermittenti fino al 1879) e la terza pandemia (che tra il 1894 e il 1959 colpì buona parte dell’Asia). 

Infine, l’abbigliamento dei medici della peste – e i loro metodi – non furono di grande aiuto. “Sfortunatamente”, scrive lo storico Frank M. Snowden, “le strategie terapeutiche dei medici della prima peste moderna riuscivano ben poco a prolungare la vita, ad alleviare la sofferenza o a produrre cure efficaci”.

Anche se li rendeva immediatamente riconoscibili, l'abbigliamento dei medici della peste non forniva loro alcuna reale protezione; quest'ultima è stata infatti ottenuta solo con l’avvento della teoria dei germi della malattia e dei moderni antibiotici. 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.