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Le tartarughe marine possono trasportare sul guscio oltre 100.000 minuscoli animali

Uno studio sulle affascinanti e molteplici creature che vivono sulle tartarughe marine potrebbe aiutarci a conoscere meglio questi rettili.

DI CORRYN WETZEL

pubblicato 21-12-2023

Le tartarughe marine possono trasportare sul guscio oltre 100.000 minuscoli animali

Una tartaruga comune (o Caretta caretta) nuota sfiorando le alghe. Smuovendo il fondo marino, questi animali possono “offrire un passaggio” a decine di migliaia di minuscoli “autostoppisti”, ossia piccoli animali quali nematodi, crostacei e idroidi.

FOTOGRAFIA DI BRIAN SKERRY, NAT GEO IMAGE COLLECTION

Nelle loro migrazioni tra gli oceani del mondo, le tartarughe marine percorrono migliaia di chilometri, ma non viaggiano mai da sole: una ricerca del 2020 dimostra che sul loro carapace trasportano un sorprendente numero di diverse e abbondanti popolazioni di minuscole creature.

Un articolo pubblicato il 20 maggio 2020 sulla rivista Diversity mostra che le tartarughe marine comuni (Caretta caretta) trasportano una media di 34.000 esemplari di meiofauna, piccolissimi organismi di dimensioni inferiori a un millimetro. Su una tartaruga sono stati rilevati quasi 150.000 piccoli individui (fra cui nematodi, larve di crostaceo e gamberetti).

“Sul carapace di una tartaruga c’è letteralmente un intero mondo”, afferma Jeroen Ingels, ecologo marino dell’Università Statale della Florida. È incredibile trovare “una tale diversità di esseri su un altro organismo vivente”.

Ingels e il suo team hanno scoperto oltre un centinaio di nuove specie di meiofauna - principalmente nematodi - che non erano mai state trovate sulle tartarughe Caretta caretta né sulle altre. Il team ha fatto questa scoperta analizzandone 24 arrivate sulla St. George Island, in Florida, nel giugno 2018.

Ingels afferma che nonostante fosse noto che le tartarughe portano con sé dei “compagni di viaggio”, questa quantità e questo livello di diversità non erano mai stati osservati prima del 2020.

Lo studio di questi minuscoli “autostoppisti” potrebbe aiutare i ricercatori a tracciare le rotte di queste e di altre tartarughe marine - infatti certi esemplari di meiofauna appartengono unicamente a regioni specifiche - e tale dato potrebbe essere utile per la loro tutela. Dalla ricerca si può ricavare anche una spiegazione su come questi piccoli animali si spostino negli oceani (che per ora rimane un mistero).

Mondi galleggianti

“La meiofauna può occupare tutti quei piccolissimi spazi che altri organismi non possono occupare”, dice Ingels, quindi è prevedibile che si trovi sulle tartarughe. Afferma, però, che il fatto di averne trovate in così gran numero è stata una sorpresa.

Questi microscopici animali includono i nematodi, che assomigliano a piccolissimi vermi e che si trovano pressoché ovunque, dalle profondità marine alle più alte vette montane. Sono state trovate anche creature simili a gamberetti chiamate anfipodi, minuscoli crostacei chiamati copepodi e predatori simili a meduse detti idroidi.

Ingels afferma che la vita sul carapace è competitiva: gli esseri marini più grandi (come gamberetti e granchi) “trasportati” sul guscio delle tartarughe sono molti e si cibano dei più piccoli abitanti del guscio. I nematodi mangiano i batteri e i detriti che si depositano sul guscio e, in alcuni casi, anche altri nematodi.

Le tartarughe marine possono trasportare sul guscio oltre 100.000 minuscoli animali

Questa è una specie di caprellide, tipo di anfipodo abbondantemente presente sui carapaci delle tartarughe Caretta caretta. I ricercatori ne hanno trovati oltre 100.000 su 24 tartarughe marine comuni.

FOTOGRAFIA DI DR. JEROEN INGELS

“È un microscopico mondo di esseri diversi che interagiscono tra loro e di cui sappiamo ben poco”, afferma Ingels.

Alcuni degli organismi più grandi, come i cirripedi, possono incrostare e danneggiare il carapace delle tartarughe e aumentare l’attrito dinamico; ma possono anche essere d’aiuto nella mimetizzazione. La minuscola meiofauna, invece, non ha effetti nocivi. “Senza dubbio le tartarughe sono attaccate da parassiti e animali dannosi, ma la meiofauna non fa parte di questi”.

Nathan Robinson, esperto di tartarughe marine della Fundación Oceanogràfic di Valencia, in Spagna, che non ha preso parte alla ricerca, afferma che è logico che i gusci siano abbondantemente ricoperti di esseri viventi: “Sono una piattaforma ideale, una sorta di mezzo di trasporto per spostarsi nell’oceano”, dice. “Permettono a queste creature di essere continuamente trascinate in meravigliose correnti piene di cibo”. Ovviamente, si tratta di un enorme vantaggio per gli organismi filtratori come i cirripedi e le spugne.

Tecniche di ricerca

Ingels e i suoi colleghi studiano le tartarughe marine sulla St. George Island perché è uno dei più frequentati luoghi di nidificazione nel Golfo del Messico settentrionale. Per trovare gli animali, usano lampade frontali a luce rossa (che hanno una lunghezza d’onda meno fastidiosa per le tartarughe che non interferisce con la visione notturna umana). Per poter lavorare con le tartarughe, inoltre, i ricercatori devono ricevere un’apposita formazione e certificazione dalla Commissione per la tutela della fauna selvatica e dei pesci della Florida (Fish and Wildlife Conservation Commission).

Ingels e i suoi compagni ricercatori eseguono rapidamente la raccolta dei campioni dalle tartarughe, avvicinandole solo mentre stanno tornando verso il mare. “È fondamentale non interrompere le tartarughe in fase di deposizione delle uova”, dice Ingels.

Durante il prelievo del campione, gli scienziati si accovacciano vicino all’animale e usano delle spatole in plastica per prelevare delicatamente gli “abitanti” del guscio che riescono a vedere. Poi, usano delle spugne imbevute di acqua per raccogliere gli organismi più piccoli e non visibili a occhio nudo.

Le tartarughe marine possono trasportare sul guscio oltre 100.000 minuscoli animali

In foto, i ricercatori sono in fase di rimozione dei piccoli “ospiti” del carapace di questa tartaruga. Questa fotografia è stata scattata durante le attività di ricerca consentite dalla Commissione per la tutela della fauna selvatica e dei pesci della Florida (Fish & Wildlife Conservation Commission) in condizioni non nocive per l’animale (normalmente, infatti, non è consentito avvicinarsi o toccare le tartarughe marine). Questa scena era illuminata con luce rossa, un tipo di luce meno fastidiosa per gli animali, e l’immagine è stata convertita in bianco e nero solo in una seconda fase di elaborazione.

FOTOGRAFIA DI DR. MATTHEW WARE

In laboratorio, poi, vengono usati dei setacci a maglia fine per filtrare gli organismi più grandi come i molluschi e i piccoli granchi dalla minuscola meiofauna. Infine, sotto il microscopio viene suddiviso e identificato ogni essere vivente.

“La prima volta che osservi un campione del genere è sempre un’esperienza molto emozionante perché non sai cosa stai per vedere”, dice Ingels.

A giugno 2020 lo studioso non ha potuto osservare le tartarughe Caretta caretta di ritorno nel sito di nidificazione a causa delle restrizioni dovute alla pandemia di coronavirus; ma nel 2021 ha continuato a osservare con entusiasmo le creature che tornavano assieme alle tartarughe (specialmente quelle già studiate e contrassegnate). 

Un passaggio dalle tartarughe 

Lo studio solleva la questione su come questi piccoli animali riescano, innanzitutto, ad arrivare sul guscio delle tartarughe, e su quanto queste siano importanti nel loro spostamento.

È probabile che molti degli organismi che “prendono un passaggio” salgano a bordo mentre queste ultime nuotano e si cibano sul fondo marino, ambiente in cui la meiofauna abbonda; come Ingles afferma, poi, una volta sui gusci possono decidere di stabilire qui la loro casa permanente.

Theodora Pinou - biologa che studia le tartarughe marine e professoressa alla Western Connecticut State University che non ha partecipato allo studio - dice che le tartarughe probabilmente ospitano così tanti organismi semplicemente per via delle loro attività e degli ambienti in cui vivono, non tanto per caratteristiche specifiche che rendono i loro gusti particolarmente ospitali.

“Non penso che l’elemento di attrazione sia la tartaruga in sé”, afferma Pinou. Quest'ultimo ha rilevato che quelle che vivono nell’Oceano Atlantico presentano più ospiti delle loro simili che vivono nell’Oceano Pacifico, e sospetta che questa differenza sia data dalle diverse condizioni ambientali e dai diversi livelli di abbondanza di meiofauna.

Indipendentemente da come arrivino sul carapace delle tartarughe, per le piccole creature, i rettili sono un mezzo di trasporto, e distribuiscono questi “autostoppisti” lungo le loro rotte migratorie. Ciò potrebbe spiegare come mai tanti piccoli animali siano così ben distribuiti: rimane infatti ancora una sorta di mistero, in quanto molte di queste creature non possono spostarsi nuotando su lunghe distanze né sopravvivere a lungo in oceano aperto.

“Un pezzo di pendunculata galleggiante o di banchisa possono trasportare certi organismi, ma nel caso delle tartarughe l’ordine di quantità e frequenza è completamente diverso”, aggiunge Ingels.

Tracciatori biologici

I lunghi viaggi delle tartarughe marine rendono il loro tracciamento difficile e oneroso. Ingels spera che lo studio di questi piccoli “ospiti” e di quello di cui si nutrono possa fornire indizi su dove le tartarughe li hanno intercettati o su quali siano i loro spostamenti. 

Ancora sono poche le ricerche suquesto tipo sulla meiofauna, ma gli studiosi hanno esaminato la struttura chimica dei cirripedi sulle tartarughe verdi e Caretta Caretta. Questo lavoro mostra che gli isotopi - o le varianti chimiche - all’interno dei cirripedi forniscono indicazioni sulle condizioni che caratterizzano i luoghi in cui sono stati trasportati, come ad esempio sulla temperatura e sulla salinità (che possono essere usate per fare ipotesi sulle rotte migratorie).

“Più guardi da vicino questi animali, più vedi quanto c’è da scoprire”, afferma Robinson.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente in lingua inglese su nationalgeographic.com.