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Scoperto il primo dinosauro affetto da una malattia respiratoria

Strane escrescenze nelle ossa del collo fossilizzate di un sauropode suggeriscono che, circa 145 milioni di anni fa, l’animale potrebbe aver sofferto di un’infezione ai sacchi aeriferi.

da Riley Black

pubblicato 15-02-2022

https://i.natgeofe.com/n/0332addf-13a8-42eb-bd59-c47aa3d05632/Fig4.jpg
FOTOGRAFIA DI Woodruff et al. (2022) e Corbin Rainbolt
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Una malattia respiratoria di cui forse soffriva un dinosauro sauropode, soprannominato Dolly, potrebbe aver causato sintomi come tosse, respiro affannoso, secrezioni nasali, febbre e perdita di peso.

FOTOGRAFIA DI Woodruff et al. (2022) e Corbin Rainbolt

C’era una volta, centoquarantacinque milioni di anni fa, un dinosauro sauropode probabilmente molto malato. Oltre al muco che gli colava dalle narici, questo erbivoro del Giurassico aveva febbre e tosse che scuotevano il suo lungo collo muscoloso.

La malattia forse gli risultò addirittura fatale lasciando tracce visibili nelle sue ossa fossilizzate. Ora questi strani resti, secondo l’ipotesi dei paleontologi, costituiscono la prima prova di una malattia respiratoria in un dinosauro.

Agli scienziati che studiavano i resti dell’animale non è stato subito chiaro cosa avesse afflitto il povero sauropode, soprannominato “Dolly”. Nel 2018 il paleontologo Cary Woodruff del Great Plains Dinosaur Museum in Montana, negli Stati Uniti, stava studiando questo erbivoro simile al Diplodocus quando ha notato qualcosa di strano: nelle cavità delle vertebre cervicali del dinosauro vi erano escrescenze di forma simile ai broccoli.

“Ho osservato moltissime vertebre di sauropode e ho visto tante cose strane, ma mai nulla di simile a queste strutture”, spiega Woodruff.

Il paleontologo ha pubblicato le foto sui social media e ha ottenuto rapidamente alcuni riscontri da ricercatori secondo cui queste strutture erano simili a escrescenze riscontrate in uccelli e altri rettili viventi. Alcuni di quegli scienziati si sono uniti a Woodruff per studiare i fossili che mostrano i segni di una malattia nei polmoni del dinosauro, come ha concluso il team in un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

“La malattia, in tutte le sue forme, accompagna gli animali fin dall’inizio della loro evoluzione”, spiega Ewan Wolff, coautore dello studio e paleopatologo presso il Museum of the Rockies in Montana.

I fossili come Dolly permettono quindi agli esperti di tracciare l’evoluzione delle malattie moderne.

“Gli esemplari come questo possono aiutare a fare luce sul tipo di malattie che colpivano i dinosauri milioni di anni fa”, spiega il paleontologo dell’Università del Wisconsin Oshkosh Joseph Peterson, che non ha fatto parte del team dello studio.

Una diagnosi per il dinosauro

Diagnosticare la malattia di un dinosauro non è facile, specialmente quando il “paziente” è morto da quasi 150 milioni di anni. Esistono moltissime malattie che possono provocare infezioni respiratorie, perciò gli scienziati hanno dovuto restringere il campo delle possibilità.

Strumenti come raggi X, TAC e sottili sezioni di ossa possono rivelare la microstruttura del fossile e aggiungere informazioni essenziali, ma la prova fondamentale che quel dinosauro avesse un’infezione respiratoria proviene dal confronto delle sue ossa con quelle di altri animali.

Gli uccelli sono dinosauri viventi e i coccodrilli sono i parenti più prossimi ancora in vita dei dinosauri come gruppo, fa notare Wolff, quindi le malattie o le risposte immunitarie di questi animali forse hanno qualcosa in comune con quelle dei dinosauri non-aviani, tra cui anche Dolly. I sauropodi come Dolly, inoltre, presentavano un complesso sistema di sacchi aeriferi dentro e attorno alle ossa, che facevano parte dell’apparato respiratorio, proprio come si nota nei moderni uccelli.

In base al loro studio di Dolly e altri organismi, Woodruff, Wolff e colleghi suggeriscono che la causa più probabile sia una patologia simile alla polmonite, conosciuta con il nome di aerosacculite, ovvero l’infiammazione o l’infezione dei sacchi aeriferi che può essere provocata da batteri, funghi o virus. I polli moderni, ad esempio, possono prendere l’aerosacculite dal batterio E. coli quando vengono allevati in condizioni igieniche precarie.

“Gli autori portano numerose prove a sostegno della tesi sull’aerosacculite”, spiega la paleontologa della Washington State University Cynthia Faux, non coinvolta nel nuovo studio. Arrivare a una diagnosi definitiva è difficile, anche negli animali viventi, ma il modo in cui le ossa del dinosauro hanno risposto alla malattia ricalca il modo in cui i vertebrati viventi reagiscono alla medesima condizione.

“Possiamo applicare le nostre conoscenze sull’attuale risposta delle ossa alla malattia agli animali preistorici e trarne conclusioni logiche”, spiega Faux.

Una malattia brutale

In base alle osservazioni dell’aerosacculite negli uccelli viventi, Woodruff e colleghi ritengono che Dolly abbia sofferto per la malattia. “Tosse, difficoltà respiratoria, letargia, febbre, starnuti e diarrea, sono tutti sintomi della malattia respiratoria manifestati oggigiorno negli uccelli”, prosegue Woodruff.

La malattia potrebbe essere stata una sentenza di morte per Dolly. Anche se non c’è modo di sapere con certezza come è morto il dinosauro, Woodruff osserva che i diplodochi come Dolly probabilmente si spostavano in branchi, ma un animale malato potrebbe essere rimasto indietro o aver lasciato il gruppo. A quel punto è possibile che sia stata la malattia stessa a uccidere l’animale, oppure che un predatore affamato abbia visto il dinosauro malato come un facile pasto.

Saperne di più sulle malattie di cui hanno sofferto i dinosauri potrebbe aiutare gli scienziati a capire alcuni aspetti finora ignoti del comportamento di queste antiche creature, aggiunge Peterson.

Wolff fa notare che l’aerosacculite si diffonde tra gli uccelli, ad esempio, in condizioni di spazi angusti dove un’elevata concentrazione di feci e uova possono diffondere i batteri e causare la malattia. I sauropodi come Dolly notoriamente nidificavano in colonie, prosegue Wolff, luoghi che possono aver facilitato la propagazione dell’aerosacculite. 

Le ossa malate di Dolly, inoltre, offrono un collegamento con il passato unico nel suo genere: alcune malattie nei reperti fossili, tra cui cicatrici da morso guarite oppure ossa rotte, possono essere difficili da collegare a specifici eventi, spiega Woodruff, ma le malattie respiratorie sono una condizione molto familiare agli esseri umani.

“Tutti noi abbiamo avuto molti degli stessi sintomi e siamo stati male proprio come Dolly”, conclude Woodruff. “Personalmente, non ho mai trovato un altro fossile che mi suscitasse altrettanta empatia”.