Stefano De Grandis: Bovisa, un quartiere tra passato e futuro. Passeggiata fotografica tra tracce e paesaggio


La passeggiata in Bovisa è un vero e proprio “attraversamento dei margini”. Una scoperta lenta attraverso le tracce lasciate da una gloriosa epoca industriale e i semi di un nuovo quartiere ancora in divenire. I margini sono, in primis geografici. La Bovisa è infatti una delle porte di entrata in città, è periferia, è confine, ma non solo. All’interno del suo tessuto urbano si possono scoprire micro paesaggi-margine, tra aree verdi al confine di fabbriche dismesse, lotti di terreno incolti, generalmente luoghi abbandonati dall’uomo, come a dimostrare un futuro in essere, ma che fatica a realizzarsi. Questo attraversamento si snoda tra la parte “cittadina”, quella più vicina alla città, attorno a piazza Bausan, per proseguire oltre la ferrovia, vero e proprio spartiacque, e dove gli imponenti gasometri ci ricordano quel passato industriale. I margini li ritroviamo anche nella storia del paesaggio umano della Bovisa. In queste zone si muovono i personaggi della “comedia umana“ di Giovanni Testori, storie di lavoratori migranti dal sud, che in una Milano in pieno boom economico, lottano per sopravvivere. Un passato che non c’è più, ma del quale, aprendo bene gli occhi, si può ancora vedere e immaginare i movimenti.

Una passeggiata per cogliere, insieme allo sguardo di un fotografo, quella realtà nascosta che solitamente non cogliamo. Il percorso si snoda tra via Baldinucci, via Candiani, passando per il politecnico, poi supera la ferrovia e si va al Parco della Goccia fino alla Facoltà di Ingegneria e ai gasometri.

I partecipanti alla Passeggiata saranno invitati a scattare le loro foto durante il percorso. Le più belle saranno esposte sul sito Passeggiatedautore.it

APPUNTAMENTO

Sabato 6 Aprile

ore 10.30

Fontana di Piazza Bausan

Atm 2, 82, 92 – Passante Milano Bovisa

7 euro

info/prenotazioni: info@passeggiatedautore.it – 3392220777

Atm 2, 82, 92 – Passante Milano Bovisa

L’AUTORE

Stefano De Grandis è un fotogiornalista con base a Milano. Dopo la formazione universitaria umanistica, e l’esperienza come giornalista redattore, entra nel mondo della fotografia seguendo a Milano la cronaca nazionale, occupandosi di temi di stringente attualità, pubblicando sui principali quotidiani e settimanali nazionali. Durante l’attività di fotogiornalista ha maturato anche le competenze nel campo della foto commerciale,nella documentazione di eventi pubblici (ufficio stampa,) che privati o di comunicazione aziendale. Negli anni ha lavorato per Metro Cash and Carry, l’Oreal (Lancome), Tranitalia, FCA, Ferrari, Fiera Vicenza, Fondazione Veronesi, Fondazione Golinelli, Fondazione Milan, Vanke expo 2015, Padiglione Francia expo 2015, Avio, RCS, La7, Cairo editoriale, Renner, MyGlass, Italian Trade Agency, RAI, Easy Jet.

All’estero ha lavorato in Sudamerica, Cina, Turchia, Egitto, Francia, Albania e Medio Oriente. Ha insegnato tecnica fotografica e progettualità presso Spazio Labò centro di fotografia a Bologna. Tra 2017 e 2018 è stato coordinatore nazionale dei fotografi e photoeditor per l’agenzia di stampa LaPresse. Si occupa di temi principalmente italiani e sta lavorando a un progetto di fotografia e scrittura narrativa. Continua a collaborare con l’agenzia LaPresse e diversi giornali nazionali. Insegna fotografia documentaria nel corso di fotografia e nuovi media presso CFP Bauer di Milano.

Pubblicazioni: Panorama, L’Espresso, Internazionale, IL, Vanity Fair, Gioia, Gente, Oggi, Riders, Sette, LeMonde, Corriere della Sera, La Repubblica, Il Giornale, Dove, Corriere Bologna, Repubblica Bologna, Resto del Carlino. Ha iniziato la sua carriera di fotografo nel 2002 e ha collaborato con Agenzia Fotogramma, Prospekt, e Parallelo Zero. http://stefanodegrandis.photoshelter.com

Stefano De Grandis

IL LIBRO

Giovanni Testori: Il fabbricone

E’ il primo vero romanzo di Testori, un romanzo corale ambientato in un palazzo popolare della periferia milanese negli anni cinquanta, il Fabbricone. Qui protagoniste sono le voci delle persone che lo abitano, che di continuo dalle finestre si rimandano l’una l’altra. Costruito su storie plurali, il libro si dipana anche intorno a una trama centrale: la storia d’amore tra la Rina e il Carlo. Come novelli Romeo e Giulietta, i due innamorati devono difatti superare le ostilità delle famiglie di origine, i Villa e gli Oliva, schierate su opposte sponde politiche. I Villa sono comunisti: il padre accoglie i figli la sera mentre legge in poltrona “Rinascita” e rimprovera il figlio Antonio, che cerca di farsi una propria strada attraverso la boxe, di non frequentare più la sezione del partito. Completano il nucleo familiare la madre, la figlia Liberata, militante convinta, e appunto Carlo (un nome datogli in onore di Carlo Marx), innamorato di Rina. Speculare ai Villa, la famiglia di lei, gli Oliva, cattolici ferventi e democristiani fino al midollo, a partire dal nonno, pugnace combattente in ogni situazione. Nonostante le speranze degli uni e degli altri, alla fine la vita imporrà però la propria impronta sui sogni di redenzione sociale e individuali mentre, quasi a sigillare simbolicamente le vicende, un acre e intenso odore proveniente dalle tubature riempirà ogni interstizio del grande caseggiato popolare.

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