EROTIC THRILLS - Attrazione fatale

di Adrian Lyne

Il cinema della dipendenza di Adrian Lyne e lo sguardo fatale di Glenn Close per uno dei migliori aggiornamenti anni ‘80 del canone noir.

Attrazione fatale - recensione film

[Questo articolo fa parte di uno speciale monografico dedicato alla figura eversiva, politica, erotica della femme fatale, nato dalla convinzione che «l’immagine, ancor più se sessuale, è sufficiente a creare una narrazione (dei generi, del pensiero, della cultura, del mercato)». L’immagine crea, e il cinema «fa ancora la differenza», nonostante tanta parte del contemporaneo sia volta oggi alla produzione di immagini-corpo depotenziate, depauperate, inviluppate di teoria e rivendicazione intellettuale desessualizzata. Incentrato sul neo-noir (dal revival postmoderno di Brivido caldo all’eccesso parodico di Sex Crimes), questo speciale nasce come risposta a tale condizione imperante e prende corpo da un testo specifico, Brivido caldo – Una storia contemporanea del neo-noir, di Pier Maria Bocchi. A lui abbiamo chiesto un’introduzione, che potete trovare qui, in cui vengano tracciate le linee guida del nostro lavoro, per una riscoperta del potere eversivo del desiderio].

Gli occhi della femme fatale. Si accendono, seducono, ingannano. Il volto diventa spesso una maschera. Lì dietro si nascondono altre identità. Da Bette Davis a Joan Crawford, da Barbara Stanwyck a Veronica Lake, da Rita Hayworth a Lana Turner. Riescono tutte a mascherare abilmente le loro reali intenzioni. Ad ingannarle però a un certo punto sono proprio i loro occhi. La luce sinistra sul volto di Glenn Close quando viene inquadrata per la prima volta in Attrazione fatale è già rivelatrice; respinge infatti lo sguardo incrociato di Dan e il suo collega al ricevimento. È un movimento veloce, ma decisivo. Sembra esserci una specie di disprezzo in quel tentativo di abbordaggio. Ma lì c’è già il volto prima della maschera.

Alex Forrest è un avvocato di successo. Proprio come Dan. Lei è single, lui sposato con una bambina di sei anni. I ‘colpi di fulmine’ nel cinema di Adrian Lyne sono spesso istantanei. Si chiama come il personaggio di Jennifer Beals in Flashdance. Solo che è la sua versione più black. Inoltre sviluppa una dipendenza incontrollabile che il cineasta filma come un misto tra malattia e desiderio. Alex incarna l’amore disperato proprio del melodramma statunitense degli anni ’30. In Attrazione fatale però Alex non riesce a tenere a freno i propri istinti. Quando nel 1987 è uscito il film in sala, si è pensato che la discesa all’inferno era solo quella di Michael Douglas. In realtà, è parallela. Entrambi piombano in un abisso da cui cercano, disperatamente e inutilmente, di risalire. Quello di Lyne, regista colpevolmente prima trascurato e poi dimenticato, è un cinema che porta a contatto con i nostri demoni nascosti. Con Lawrence Kasdan e Bob Rafelson, è forse l’unico cineasta negli anni ’80 ad aver riaggiornato il noir con efficacia e passione, contaminandolo con un’estetica da videoclip che nel corso del tempo è diventata prima elemento di seduzione e poi di ardente passione. Attrazione fatale filma la crescente complicità con un istinto immediato, come nella scena in cui Alex guarda Dan che non riesce ad aprire l’ombrello. Mostra tutte le fasi esaltanti di un’attrazione incontrollabile. Coinvolge la testa e il corpo, insieme. La personalità oscura emerge lentamente, per brevissimi ma significativi frammenti. Dan e Alex stanno passando una giornata di relax al parco. Lui è steso a terra. Fa finta di essersi sentito male. Il volto di lei si rabbuia. «Mio padre è morto d’infarto». Alex davanti a Dan non riesce più a gestirsi. Convivono pulsioni di amore e morte. Il suo sguardo si accende e si spegne. Ma è proprio il motore di tutte le sue azioni. Resta immobile come in una delle scene più celebri del film, quella in cui è sola nella stanza davanti ai biglietti di Madame Butterfly. Ogni rifiuto, anzi ogni fuga di Michael Douglas aumentano il proprio potere distruttivo. Mentre Dan ha sempre più paura, Alex perde ogni freno inibitorio. E per conquistare ad ogni costo l’uomo che ama, è disposta a distruggere la sua famiglia.

atrazione fatale

C’è una scena potentissima nel film. La donna è con la figlia di Dan al luna-park sulle montagne russe. Non è più la doppia personalità del cinema di De Palma. Quella più malvagia si è completamente impadronita di lei. Glenn Close è monumentale, come tutti i personaggi femminili del cinema di Lyne: Jennifer Beals, Kim Basinger e, successivamente, anche Demi Moore e Diane Lane in altre due grandiose variazioni del suo cinema sulla dipendenza, Proposta indecente e Unfaithful – L’amore infedele. Il modo in cui piange, si nasconde i polsi tagliati, riemerge dalla vasca come il mostro di un film di fantascienza degli anni ’50. Alex è forse una delle femme fatale più terrificanti e seducenti del recente cinema. Probabilmente ha costituito un modello anche per altre nel decennio successivo, a cominciare da Rebecca De Mornay di La mano sulla culla di Hanson, e Jennifer Jason Leigh in Inserzione pericolosa di Schroeder. E ha la capacità di diventare onnipresente. Si avvertono i segni del suo passaggio anche quando non c’è: la macchina distrutta nel parcheggio, le telefonate. Il suo respiro è addosso. Dan la vede dappertutto anche quando è completamente da un’altra parte. La sublimazione del suo possesso era il suicidio. In effetti c’era un finale alternativo dove Alex, invece di essere uccisa dalla moglie di Dan, si toglieva la vita e il protagonista veniva arrestato. Ma durante gli screening test questa versione non era piaciuto al pubblico, che l’aveva considerata eccessivamente punitiva nei confronti di Michael Douglas. Nel corso degli anni la figura di Alex è diventata un’icona tra le moderne ‘femme fatale’. In una lista dei 50 personaggi più cattivi della storia del cinema stilata dall’American Film Institute nel 2003 Glenn Close è al settimo posto. Tra le figure femminili è al terzo dietro a Margaret Hamilton (Il mago di Oz) e Louise Fletcher (Qualcuno volò sul nido del cuculo). Il film aveva subito sbancato al box office e nel mondo ha incassato 320 milioni di dollari su un budget di 14 diventando un cult. E nel corso degli anni, pur essendo stato rivisto più volte, ogni azione di Glenn Close provoca la stessa tensione della prima volta.

Autore: Simone Emiliani
Pubblicato il 01/04/2021
USA 1987
Regia: Adrian Lyne
Durata: 115 minuti

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