Discovering Positano. “La caduta senza rumore dell’Impero Romano d’Occidente”. VIDEO

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Oggi, 20 aprile, Discovering incomincia con un titolo che è già tutto un programma. Non è un’invenzione di Discovering, ma una celebre espressione dello storico Arnaldo Momigliano, definito da Donald Kagan “il più importante studioso al mondo della storiografia del mondo antico”.
Dal punto di vista storiografico, è noto che nel 476, con la deposizione dell’Imperatore Romolo Augusto (detto “Augustolo” in senso dispregiativo e di piccolezza, se messo a confronto con l’autorità dei suoi predecessori) da parte del comandante erulo o gotico (le fonti non sono concordi) Odoacre, viene convenzionalmente indicata la fine dell’impero Romano d’Occidente, la fine dell’antichità e l’inizio di una nuova era denominata appunto Medioevo. Ma i contemporanei, come detto già in un precedente articolo, non avvertirono minimamente l’epocale cesura di quell’evento. Già da tempo l’Impero Romano d’Occidente era sprofondato in una decadenza irreversibile e gli ultimi imperatori non erano che dei fantocci in mano ai generali barbari veri detentori del potere di fatto.
In effetti, ragionando con Momigliano, non si sentì nessun tonfo, perché la caduta non era stata percepita precisamente nell’anno 476 d.C., o meglio era stata già avvertita da molto tempo a causa di un lungo processo (durato dal III secolo circa al V secolo), che aveva portato alla “barbarizzazione” dell’Impero e del suo esercito. Odoacre, inviando le insegne imperiali al Basileus di Bisanzio, al vero Imperatore, Zenone, sanciva formalmente ciò che oramai era il sentire comune, consolidato già da tempo, presso la popolazione: per l’autorità imperiale si guardava unicamente verso Oriente. Solo mezzo secolo più tardi (ormai non ci meraviglia più di tanto), il primo ad accorgersi della rilevanza della detronizzazione dell’ultimo imperatore sarà il funzionario bizantino Marcellino Comes che nel suo Chronicon scrive : “l’Impero romano venne a morte con questo Augustolo”.
Prendendo spunto da questi elementi, non pochi storici moderni, come anche l’autore di questa rubrica, hanno messo in discussione il valore periodizzante di questa data. Tra i maggiori fautori di questa visione critica troviamo proprio Arnaldo Momigliano con la sua suggestiva espressione. Nell’antichità molte civiltà ebbero un rapido crollo immediatamente riconosciuto come tale. Per l’Impero Romano invece mentre già dal IV secolo d.C. autori cristiani come Sant’Ambrogio e San Girolamo insistevano sulla sua decadenza, la scomparsa nel 476 dell’ultimo imperatore non venne vissuta come un elemento traumatico. Dice Momigliano: “Mancò il momento drammatico – la sconfitta militare, l’uccisione del sovrano, la distruzione fisica – che potesse destare echi simili a quelli che accompagnarono la caduta di Ninive, Persepoli, Babilonia, o anche di Sparta e Atene. Se ci fu un momento paragonabile alla caduta di Ninive fu il sacco di Roma del 410 che non per nulla ispirò Sant’Agostino. Tuttavia lo stesso sacco di Roma, visto retrospettivamente, non fu un momento decisivo e questo forse indusse a non drammatizzare”. La caduta di Romolo Augustolo non riguardava che l’Italia. La mediocre figura del tredicenne imperatore deposto, che venne poi mandato a vivere in Campania con la madre dotandolo di una cospicua pensione indussero a non drammatizzare il fatto.
Anche lo storico tedesco Karl Ferdinand Werner nel saggio “Nascita della nobiltà” giunge a simili conclusioni: Odoacre aveva riconosciuto la superiorità di Zenone chiedendo in cambio il riconoscimento del titolo di Praefectus imperiale. L’Impero Romano d’Occidente non aveva subito l’atroce fine sotto i colpi delle invasioni barbariche. L’Impero che non era mai stato formalmente diviso, smise di avere due imperatori e tornò ufficialmente all’unità. Di fatto però l’influenza di Bisanzio su quei territori sarà minima: dopo il tentativo di Giustiniano di riportarla sotto il proprio controllo, l’Italia diverrà territorio di conquista di un popolo inizialmente poco malleabile alla cultura romana: i Longobardi, di cui parleremo prossimamente. Nel prossimo articolo parleremo di cosa accadde in questi anni in Costiera Amalfitana.
Il video “In memoria del potente esercito romano” è sul canale Youtube Positanonews tv. Gennaro Cuccaro, Associazione Positano Arte e Cultura.

Today, on April 20, Discovering begins with a title that is already all a program. This isn’t an invention of Discovering, but a famous expression of the historian Arnaldo Momigliano, defined by Donald Kagan, “the most important scholar in the world of historiography of the ancient world.”
From the historiographical point of view, it is known that in 476, with the deposition of the Emperor Romulus Augustus (called “Augustulus” in the pejorative sense and of smallness , if we compare him with the authority of his predecessors) by the Erulus or Gothic master (sources disagree) Odoacer, is conventionally indicated the end of the Western Roman Empire, the end of antiquity and the beginning of a new era actually called the Middle Ages. But the contemporaries, as already said in a previous article, didn’t warn in any way the epochal break of that event. For some time the Western Roman Empire had collapsed in an irreversible decline and the last emperors were just some puppets in the hands of General barbarians that had the real power .
In fact, reasoning with Momigliano, they didn’t hear no one thud, because the fall was not perceived precisely in the year 476 AD, or rather it had already been felt long ago because of a long process (which lasted from about the third century to V century), which had led to “barbarization” of the Empire and of its army. Odoacer, sending the imperial insignia to the Basileus of Byzantium, to the true emperor, Zeno, formally sanctioned what was the common feeling, consolidated for some time, at the population: for the imperial authority the people looked only to the East. Only half a century later (now this does not surprise us that much), the first to notice the importance of the dethronement of the last emperor will be the Byzantine official Marcellinus Comes in his Chronicon writes: “the Roman Empire came to death with this Augustolo “.
Taking cue from these elements, many modern historians, as well as the author of this section, have questioned the value of this date. Among the proponents of this critical view we find right Arnaldo Momigliano with its suggestive expression. In ancient times many civilizations had a rapid collapse immediately recognized as such. For the Roman Empire instead while yet in the fourth century AD Christian writers as St. Ambrose and St. Jerome insisted on its decline, the disappearance in 476 of the last emperor was not experienced as a traumatic element. Momigliano says: ” The dramatic moment missed – the military defeat, the killing of the ruler, the physical destruction – that could awaken similar echoes to those that accompanied the fall of Nineveh, Persepolis, Babylon, or also of Sparta and Athens. If there was a comparable moment to the fall of Nineveh was the sack of Rome in 410 which in fact inspired St. Augustine. However the same sack of Rome, seen in retrospect, wasn’t a decisive moment and this perhaps led to not dramatize “. The fall of Romulus Augustus concerned only the Italy . The mediocre figure of thirteen deposed emperor, which was then sent to live with his mother in Campania, providing him with a substantial pension persuaded to not dramatize the fact.
Also the German historian Karl Ferdinand Werner in the essay “Birth of the nobility” arrives at similar conclusions: Odoacer had recognized the superiority of Zeno asking in exchange the acknowledgment of the title of imperial Praefectus. The Western Roman Empire had not suffered the terrible end under the blows of the barbarian invasions. The Empire that had never been formally divided, stopped to have two emperors and returned officially to the unit. But in fact, the influence of Byzantium on those territories will be minimal: after the attempt of Justinian to bring it under his control, Italy will become territory of conquest of a people initially not malleable to Roman culture: the Lombards, which we will discuss soon . In the next article we will talk about what happened in these years on the Amalfi Coast.
Video “In memoria del potente esercito romano” is on Youtube channel Positanonews tv.
Gennaro Cuccaro, Association Positano Arte e Cultura.

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