Solitudine: benefici, rischi, quando è meglio farsi aiutare?

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La solitudine: caratteristiche e cause

La solitudine è uno stato d’animo universale che ci fa sentire soli e indesiderati.

È un’emozione comune nell’essere umano e non è necessariamente negativa. Può sorgere per una gran varietà di cause, come l’isolamento fisico, un gran cambio nella vita, un divorzio, un lutto, ma anche la bassa autostima e la difficoltà di creare connessioni con le altre persone. Può anche essere una scelta.

Secondo uno studio del 2005, gli italiani rappresentano la terza popolazione al mondo e la prima in Europa che soffre di solitudine e, da una ricerca dell’Eurostat del 2015, è emerso che nel nostro paese una persona ogni 8 si sente sola perché non ha nessuno a cui chiedere aiuto. Negli Stati Uniti sono più di 42 milioni di adulti a soffrire di solitudine cronica, secondo uno studio sulla solitudine dell'AARP.

Sebbene la solitudine sia un sentimento umano, ad oggi possiamo affermare che è una caratteristica dei nostri tempi. Mentre nelle tribù e nelle società del passato vigevano i principi della collaborazione e della collettività, oggi vigono l'individualismo e l'autoaffermazione, che dominano gli stili di vita moderni e si consolidano con i media e i social network.

A questo quadro sociale si aggiunge il fenomeno emergente dell’ipersocialità, soprattutto nei giovani, che viene proprio dall’esigenza di far fronte alla solitudine tipica del nostro tempo, per cui molti vedono necessario mostrarsi pieni di amici e impegnati in attività ricreative, solo per sentirsi socialmente accettati.

Secondo i dati Istat, in Italia più dell’11% delle famiglie sono monogenitoriali e, secondo gli ultimi censimenti, negli Stati Uniti più del 25% della popolazione vive solo e più del 50% non è sposata.

Nelle società occidentali, si sta assistendo a una diminuzione dei matrimoni, dei numeri di figli e ad un impoverimento della qualità e della quantità dei legami affettivi negli ultimi decenni.

La pandemia degli ultimi anni, se da un lato ci ha costretto ad affrontare la nostra solitudine e a prenderne coscienza, dall’altro ha contribuito a creare un bisogno collettivo di reciprocità. In termini evoluzionistici, si potrebbe dire che la solitudine è stato un segnale della necessità a connettersi con gli altri e a cercare relazioni di qualità.
 

La solitudine è una nostra scelta o una scelta degli altri?

C’è una differenza che da sempre è posta al centro dell’attenzione da scrittori, filosofi e poeti, ed è quella tra la solitudine frutto della propria scelta, ricercata e desiderabile, e la solitudine subita, che genera sofferenza e angoscia.

  • La solitudine derivante da una scelta propria è una condizione di intimità propria desiderata e ha come fine una crescita personale ed emotiva. Si ricerca consapevolmente per disconnettersi dall’esterno ed esplorare la propria interiorità e porta a libertà e benessere. Petrarca considerava quest’esperienza “capace di spingere l’animo tra cose celesti”, e sono molti i mistici e gli scienziati che la ritengono la via per raggiungere elevati stati di coscienza e sviluppare capacità superiori.

  • La solitudine subita è invece “un’incertezza angosciosa”, come definita da Pirandello. Si tratta di una solitudine disperata, imposta da circostanze esterne su cui non si ha il controllo. È una condizione che si manifesta quando ci si sente soli anche in mezzo a tanta gente e fa sentire chi la prova triste, rifiutato, abbandonato, frustrato e insoddisfatto. Come dice Enzo Bianchi, “la solitudine è sofferenza maledetta non quando si è soli ma quando si ha il sentimento di contar niente per nessuno”. A volte si presenta alla fine di una relazione, quando ci si ritrova improvvisamente da soli.

Dunque, possiamo distinguere due poli nella solitudine: uno positivo, quello della solitudine scelta, che porta all’elevazione personale, e uno negativo, quello della solitudine subita, che può diventare una vera e propria condanna.
 

Differenza tra solitudine esteriore e interiore

Una simile distinzione è quella tra solitudine esteriore ed interiore.

  • La solitudine esteriore è quella che ci fa mantenere isolati per un momento di tempo limitato. È legata a una fase particolare della vita che si sta attraversando, all’umore, all’empatia che si ha verso le persone che ci circondano e anche alle circostanze esterne. Decidere di passare un periodo fisicamente in solitudine è comune per tutte le persone ed è molto diverso da sperimentare un senso di vuoto, isolamento profondo e solitudine interiore.

  • La solitudine interiore corrisponde alla solitudine subita, uno stato mentale che porta a sentirsi soli nonostante le attività che si facciano e la gente che si frequenti. Chi la prova spesso non si sente integrato nel mondo, pensa di non appartenere alla società e di non essere accettato e compreso. È una condizione angosciosa ed oscura ed è persistente nel tempo. Neanche l’affetto più sincero dei cari non aiuta a sbarazzarsene. Le cause possono essere profonde, legate alla bassa autostima e ai traumi passati. Può accompagnarsi a tristezza, pensieri negativi ed ansia.

Tuttavia, anche la solitudine interiore può essere una fase della vita in cui si prende distanza dalla realtà esteriore per comprendere e realizzare qualcosa di importante. Secondo lo psichiatra E. Borgna “la solitudine interiore, è faticosa da raggiungere e da vivere, ma è necessaria alla vita di ogni giorno e non solo alla vita mistica, perché rende possibile ascoltare l’infinito che è in noi”.
 

I benefici dello stare soli

La solitudine a volte è uno stato positivo, che va ricercato, e non evitato. Prendersi del tempo per sé stessi è rigenerante e salutare. Sono diversi gli studi che affermano che la solitudine è necessaria per lo sviluppo di capacità mentali e comportamenti evoluti. È uno strumento di autoanalisi e crescita personale, che ci porta a entrare in contatto con ogni parte di noi stessi, a conoscere ed osservare i propri limiti e bisogni, a scoprire le proprie potenzialità, a riflettere sulla propria condizione umana e a fare il punto della situazione della propria vita.

Alcuni dei benefici che si attribuiscono alla solitudine sono libertà, creatività, intimità e spiritualità.

Altre conseguenze positive sono il percepirsi altamente soddisfatti, il sentirsi responsabili della propria vita e lo sperimentare una libertà assoluta. Da soli, prendiamo decisioni in totale libertà e siamo pienamente consapevoli che il successo o il fallimento dipendano solo dalle nostre azioni e dai nostri pensieri.

Spesso si preferisce affidare ad altre persone le scelte importanti della vita, per diminuire il grado di compromesso e sentirsi più leggeri, ma questo in realtà ci toglie libertà.

Inoltre, coltivare la capacità di stare bene in solitudine, potenzia le relazioni con gli altri. La condivisione della propria vita con un’altra persona diventa una scelta consapevole e non è il tentativo di colmare un vuoto affettivo. Scrive Giorgio Nardone nel suo libro sulla solitudine: “Senza solitudine non c’è relazione, se non sai stare da solo, non sai stare con nessun altro, se non sai stare con l’altro non sai stare con te stesso. Questa è l’essenziale ambivalenza del nostro esistere”.
 

Soffrire di solitudine: quando la solitudine diventa un problema?

Tuttavia, numerosi studi dimostrano che ci sono situazioni in cui la solitudine ha delle conseguenze negative sulla salute fisica e mentale.

  • La solitudine e l'isolamento sociale rappresentano un rischio per la salute pubblica e il loro impatto sta crescendo vertiginosamente, secondo una ricerca presentata alla 125° Convenzione annuale dell'American Psychological Association. Stando ai dati emersi da due meta-analisi presentate da Holt-Lunstad, ci sono prove solide che l'isolamento sociale, il vivere da soli e la solitudine aumentino significativamente il rischio di mortalità prematura. Inoltre, l'entità del rischio supera quella di molti principali fattori di rischio accettati: è stato dimostrato che la solitudine è più dannosa dell’obesità e del fumo!

  • Un altro studio a conferma di ciò, condotto da ricercatori della Brigham Young University, ha dimostrato che le relazioni sociali migliorano la salute e addirittura aumentano le probabilità di sopravvivenza del 50%. Secondo Holt-Lunstad, il fatto di avere relazioni con gli altri fa sviluppare un senso di responsabilità nei loro confronti e stimola a prendersi cura di sé stessi. Perciò, la solitudine porterebbe a trascurarsi.

  • Secondo uno studio di L. Jaremka e N. Sunami pubblicato su Policy Insights from the Behavioral and Brain Science, bisognerebbe considerare la solitudine, il disagio coniugale e la mancanza di sostegno sociale come un’unica categoria di minacce al senso di appartenenza. Queste sono dannose per la salute, in quanto provocano una disregolazione del sistema immunitario per via dell’aumento dei livelli di stress e una disregolazione dell’appetito a causa di alterazioni ormonali.

  • Da un’inchiesta pubblicata sul quotidiano inglese The Guardian è emerso che chi soffre di solitudine ha il 14% di possibilità in più di sviluppare pensieri suicidari.

  • Da una recente ricerca condotta da medici tedeschi su più di 15mila persone tra i 35 e i 74 anni, è venuta fuori una lunga lista di effetti collaterali del sentirsi soli: rischi cardiovascolari, aumento della pressione arteriosa, incremento dell’ormone dello stress (cortisolo), ansia e altri sintomi.

  • La solitudine predispone ad invecchiamento precoce, alcolismo, dieta non salutare, alterazioni del sonno, comportamenti antisociali, diminuzione della memoria, abuso di internet e ludopatia.

  • La solitudine può peggiorare alcune malattie, mentre avere buoni rapporti sociali sembra essere correlato al rallentamento della progressione dell’Alzheimer.

 

Quando e come chiedere aiuto?

Ci sono dei casi in cui la solitudine non va trascurata, perché può diventare un disturbo psicologico serio e può portare a depressione, ansia, abuso di sostanze e persino pensieri suicidari. Il rischio è quello che si venga a creare uno spazio oscuro e confortevole da cui è difficile uscire e che la solitudine si cronicizzi.

Quando questa sensazione permane nel tempo e porta a un disagio interno estremo e insopportabile, è importante chiedere aiuto a un professionista. Una consulenza psicologica offre uno spazio sicuro dove aprirsi, parlare, e osservare le difficoltà. È molto efficace per comprendere i meccanismi dietro al proprio malessere e trovare strategie per affrontarlo.


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Bibliografia e sitografia

  • Julianne Holt-Lunstad, The American Psychological Association, “Loneliness: A Growing Public Health Threat,” Walter E. Washington Convention Center, 801 Mount Vernon Pl., N.W., Washington, D.C.

  • https://ourworldindata.org/

  • https://ec.europa.eu/eurostat/web/products-eurostat-news/-/DDN-20170628-1

  • Trabucchi M., 2018, Cura. Una parola del nostro tempo, Roma, San Paolo Edizioni

  • Cacioppo JT, Cacioppo S., (2014), Social relationships and health: the toxic effect of perceived social isolation, in Social and Personality Psychology Compass, Feb 1;8(2):58-72.

  • Cacioppo J,T., Patrick W., (2008), Loneliness: Human Nature and the Need for Social Connection, W.W. Norton & Co, Chicago.

  • De Leo D., Trabucchi M., (2019), Maledetta solitudine. Cause ed effetti di un’esperienza difficile da tollerare, Edizioni San Paolo, Milano.

  • https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3874845/

  • http://sitn.hms.harvard.edu/flash/2018/loneliness-an-epidemic/

  • Christopher R. Long and James R. Averill, Solitude: An Exploration of Benefits of Being Alone, pp. 21–44. 05 March 2003 https://doi.org/10.1111/1468-5914.00204

  • Daniele Loro, Esperienza interiore e riflessioni educative, Studium Educationis, anno XII - n. 2 - giugno 2011

  • Beutel, M. E., Klein, E.M., Brähler, E. (2017). Loneliness in the general population: prevalence, determinants and relations to mental health. BMC Psychiatry, 17, 97.

  • Yanguas, J. , Pinazo-Henandis, S., Tarazona-Santabalbina, F. J. (2018). The complexity of loneliness, Acta Biomed, 89(2): 302–314

  • Giorgio Nardone, La solitudine, casa ed ponte alle grazie, 2020

 

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