L'ultimo post di Pino Scaccia

L'ultimo post di Pino Scaccia

In ricordo di Pino Scaccia, un reporter che ha sempre osato, andando a raccontare dove (e quello che) gli altri guardavano dal di fuori.
L'ultimo post di Pino Scaccia
In ricordo di Pino Scaccia, un reporter che ha sempre osato, andando a raccontare dove (e quello che) gli altri guardavano dal di fuori.

Notizia di poche ore fa: il Covid si è portato via, all’età di 74 anni, il giornalista RAI Pino Scaccia. Vogliamo ricordare Scaccia per un motivo particolare, lasciando ad altri tutte le belle parole che si è meritato grazie alla sua lunga e ricca carriera. Vogliamo ricordarlo per il suo modo di affrontare i confini, andando oltre, entrando in dimensioni che altri preferivano guardare e descrivere dall’esterno.

Anche online, quando “online” era avanguardia, azzardo, ignoto.

Pino Scaccia, giornalismo oltre il confine

Scaccia non solo è stato un reporter di guerra, ma è stato uno dei primi blogger in Italia. Trasformò la sua pagina in un modo di raccontare, aprendo un nuovo canale di dialogo con gli utenti quando ancora la gran parte dei colleghi guardava alla Rete come ad un confine povero, vuoto, senza un linguaggio proprio, senza una storia, senza un contenuto. Oltre quel confine, invece, Pino Scaccia era già un personaggio, aveva già una mappa, sapeva già orientarsi.

Oggi viene a mancare e ci lascia con un ultimo post datato 16 maggio 2020 e dedicato alla “Normalità”. La prima ondata era alle spalle, la seconda se lo sarebbe portato via. E lui, che di confini se ne intendeva, ci suggerì di osare, perché tutto questo avrebbe segnato un prima ed un poi. Il “poi”, purtroppo, sarà senza di lui.

Dopo mesi con il virus ci sembra che il mondo sia questo mondo, che la vita debba andare avanti così.  Ci metteremo molto, a fatica, a ripristinare la normalità pregressa. Sono anche convinto che fra tre giorni, quando si aprirà un varco, soltanto un manipolo d’incoscienti si avvierà in massa verso la nuova situazione. Ma la maggior parte di noi stenterà a riadattarsi, metteremo in acqua un piede per volta, spaventati dal mare. Non si tratta di essere più buoni o più cattivi, saremo quel che siamo sempre stati, ma torneranno paure ancestrali proprio nel momento della libertà riconquistata. Tornando alle guerre, ho sempre pensato quanto sia difficile spiegare la pace a un ragazzo che vive in zone a rischio, ma ho anche pensato quanto sia molto più difficile spiegare la guerra a un nostro ragazzo.

Ecco, noi abbiamo scoperto la guerra. Sarà complicato riadattarci alla pace.

RIP.

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Pubblicato il
28 ott 2020
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