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Petronas Lubricants
A Villastellone non si sono mai fermati

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A Villastellone non si sono mai fermati
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Non dev’essere stato facile prendere il timone di una grande azienda proprio l'1 marzo di questo terribile 2020. Un’azienda, per inciso, con oltre 900 dipendenti, 500 dei quali a Villastellone, una ventina di chilometri da Torino, nel cuore di quel Piemonte che, con Lombardia e Veneto, è stato tra le zone più colpite dalla pandemia del coronavirus. Ma è proprio quello che è capitato a Domenico Ciaglia, designato nuovo managing director per la regione Emea della Petronas Lubricants International proprio quando la tempesta del covid-19 stava per abbattersi sul nostro Paese. L’azienda, che fa parte della petrolifera nazionale malese Petronas ma che ha nel torinese il centro ricerche e la produzione di lubrificanti (anche per il team Mercedes di Formula 1, del quale è partner attivo), non si è però fatta trovare impreparata.

Le prime mosse. "La nostra principale preoccupazione", racconta Ciaglia che, nel recente passato, è stato ceo della Arexons, azienda italiana del gruppo Petronas specializzata nei prodotti per la cura dell’auto, "è stata garantire la sicurezza delle persone: i nostri costanti contatti con l’Asia, in particolare con la Malesia e la Cina dove i colleghi hanno dovuto reagire alla situazione prima di noi, ci hanno messo in preallarme, consentendoci di adottare subito le misure necessarie. Così, la possibilità di lavorare da casa azzerando gli spostamenti, già diffusa in azienda tra i dipendenti non impiegati nelle attività produttive, è stata estesa a tutti gli impiegati, azzerando le necessità di spostamento dei lavoratori. Al tempo stesso è stata avviata la sanificazione dello stabilimento, dei laboratori e degli uffici, ripetuta settimanalmente. A questo si sono aggiunte tutte le procedure di sicurezza necessarie per il personale invece presente nella struttura: uso di guanti e mascherine certificate, misurazione della temperatura corporea delle persone in entrata (anche dei numerosi trasportatori di merci e dei fornitori), adozione di una distanza minima di un metro e mezzo tra le persone, suddivisione della produzione in due turni sfalsati, in modo da evitare l’incontro tra gruppi di lavoratori". "Grazie a queste precauzioni", prosegue Ciaglia, "le nostre sedi di Villastellone e Napoli, dove lavora una sessantina di persone, non si sono mai fermate: anche perché l’attività è stata riconosciuta tra quelle essenziali, visto che forniamo fluidi e lubrificanti pure per macchine agricole, veicoli di soccorso e mezzi di enti statali. Alle indispensabili precauzioni abbiamo aggiunto delle polizze assicurative covid-19 per tutti i dipendenti, valide almeno fino al termine di quest’anno, e un servizio di assistenza psicologica, a disposizione sia delle persone presenti in azienda, inizialmente comprensibilmente timorose, sia di quelle che hanno continuato a lavorare da casa".

Proteggere il business. La pandemia ha pesanti riflessi economici sulle attività delle aziende, come purtroppo stanno dimostrando i dati di questi giorni. "Nei primi tempi, in cui la diffusione del coronavirus sembrava poter interessare soprattutto l’Italia e meno gli altri Paesi europei, abbiamo aumentato la produzione per incrementare lo stock di prodotti e garantire così le forniture ai clienti stranieri, come per esempio la BMW e la Mercedes, i cui stabilimenti sono rimasti aperti per parte del mese di marzo. Pur incontrando problemi logistici ad alcune frontiere, come quella con l’Austria, l’azione diplomatica ha permesso di non interrompere i flussi. Poi, però, la pandemia è dilagata nel Vecchio Continente e il lockdown è stato imposto in quasi tutti gli altri Paesi. Questo ha comportato una flessione del business nel mese di aprile di circa il 50%, con una maggiore incidenza negativa dell’Italia e, in generale, dell’Europa Occidentale (anche per la chiusura degli stabilimenti delle Case e il minor utilizzo dei veicoli), mentre l’Europa Orientale, l’Asia Centrale, l’Africa e il Medio Oriente hanno risentito in misura minore della situazione. A tenere buoni livelli sono stati soprattutto l’esportazione verso certe aree e i consumi di mezzi agricoli e veicoli commerciali, autorizzati alla circolazione”.

Il futuro. Ora che cosa succederà? Le previsioni di Ciaglia tengono conto di una ripresa graduale delle attività negli stabilimenti dei costruttori e di un parziale aumento della mobilità nel nostro Paese, che fanno ipotizzare per il mese di maggio una flessione, rispetto agli standard abituali, di circa il 30%. “Credo che la cosiddetta Fase 2”, commenta il manager, “durerà fino alla fine dell’anno, quindi dovremo prepararci psicologicamente a convivere a lungo con mascherine, guanti e mantenimento delle distanze: in tutta l’area Emea continueremo a favorire lo smart working fino alla fine di maggio e, in alcuni casi, anche oltre, visto che ha dimostrato di essere uno strumento efficace. Alla forza vendita e agli agenti, che sono parte importante della nostra rete, abbiamo fornito dei kit contenenti guanti, occhiali e prodotti per la sanificazione e la pulizia delle vetture”.

Le iniziative. Come molte altre aziende, il gruppo Petronas ha poi preso parte allo sforzo collettivo di solidarietà che ha caratterizzato queste settimane. “Avendo una buona disponibilità di mascherine, acquisite alle prime avvisaglie dei rischi in Asia”, racconta Ciaglia, “nella prima fase in cui, in generale, scarseggiavano, le abbiamo messe a disposizione delle Asl della zona, per esempio quelle di Chieri e Torino; Arexons, inoltre, ha donato 20 mila confezioni di detergente igienizzante Fulcron, rispondente alle raccomandazioni dell’Istituto Superiore di Sanità in tema di neutralizzazione del virus dalle superfici, agli ospedali della Regione Lombardia”. Un modo per stare vicini a chi ha affrontato le prove più difficili nel momento peggiore della pandemia.

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