Chi ha già avuto molte esperienze di colloqui di lavoro sa quanto sia facile cadere nella trappola dei soliti cliché, ovvero, quelle risposte banali e scontate che forse non sembreranno tali sul momento ma che di certo non fanno un grande effetto sul recruiter. 

Se è vero che il candidato perfetto per un lavoro non esiste, a volte uno sforzo in più può fare la differenza.

Non si tratta semplicemente di presentarsi al meglio, cercando di mettere in mostra le proprie qualità, anzi. La maggior parte delle volte a essere davvero apprezzate da un intervistatore sono onestà e semplicità, oltre a una buona dose di concretezza e di esempi che provino effettivamente le qualità che il candidato sostiene di possedere – dalle capacità di problem solving alle ottime doti organizzative.

In questo articolo vedremo quindi cosa sarebbe meglio non dire ad un colloquio di lavoro e quali sono le frasi che sarebbe meglio evitare.

colloquio di lavoro
colloquio di lavoro

cosa evitare durante un colloquio di lavoro?

Un aspetto su cui prestare particolare attenzione quando si affronta un colloquio di lavoro riguarda la trasparenza. Non essere del tutto sinceri con il selezionatore potrebbe, infatti, rivelarsi un boomerang, in quanto molte informazioni sono facilmente verificabili (leggi anche: le bugie da non dire in fase di colloquio)

Scendendo nel dettaglio, gli aspetti sui quali bisognerebbe essere il più trasparenti possibile sono indubbiamente le competenze tecniche (conoscenza di programmi o di lingue straniere), le esperienze professionali precedenti e le aspirazioni.

Ad esempio, sarebbe opportuno dire subito e chiaramente se un ruolo non è nelle proprie corde, invece di far emergere le criticità quando ormai è troppo tardi per tornare indietro. Anche in questo caso, la strategia migliore è quella di essere trasparenti, illustrando quelle che sono le proprie aspirazioni professionali e le proprie motivazioni.

Alcuni selezionatori, poi, possono porre dei quesiti che sono delle vere e proprie domande a trabocchetto, finalizzate a mettere in difficoltà il candidato e a verificare la sua capacità di adattamento e reazione.

Queste domande, infatti, inducono il candidato ad andare fuori tema. Ciò che bisogna evitare, di conseguenza, sono risposte non pertinenti, dispersive e non funzionali a quelle che sono le richieste della posizione lavorativa per la quale ci si sta presentando.

Le risposte devono quindi essere brevi, coerenti, ma soprattutto devono far capire chiaramente al recruiter il motivo per il quale il candidato sarebbe la figura più appropriata per quello specifico ruolo e cosa lo distingue dai competitor (leggi anche: domande al colloquio di lavoro, quali sono le più frequenti).

le frasi da non dire ad un colloquio di lavoro.

L'efficacia di un colloquio di lavoro risiede, come detto, non solo nelle competenze professionali del candidato, ma anche nella sua capacità di comunicare in modo appropriato e persuasivo. 

Alcune espressioni possono risultare controproducenti e compromettere l'impressione generale che un candidato lascia al recruiter. Evitare frasi inadatte, di conseguenza, è cruciale per garantire un colloquio di successo. 

In primo luogo, è fondamentale astenersi da dichiarazioni troppo personali o confidenziali, poiché queste possono compromettere la percezione di professionalità del candidato. Inoltre, espressioni negative o eccessivamente critiche nei confronti di precedenti esperienze lavorative possono sollevare dubbi sulla capacità del candidato di gestire situazioni in modo costruttivo. 

La scelta di parole e tono deve essere attenta e finalizzata ad evitare qualsiasi forma di arroganza o eccessiva autodefinizione. L'obiettivo è presentare il proprio profilo in modo positivo e competente, dimostrando al contempo rispetto e consapevolezza delle dinamiche professionali. In questo contesto, una comunicazione chiara, rispettosa e professionale diventa fondamentale per il successo del colloquio di lavoro.

Di seguito, vediamo allora alcuni esempi concreti di frasi che sarebbe meglio evitare perché potrebbero dare un’idea fuorviante della propria professionalità e delle proprie competenze.

ho sempre sognato di fare questo lavoro/ questo lavoro è la mia passione. 

Questo tipo di affermazione, specialmente se viene fatta spontaneamente dal candidato, dovrebbe essere come minimo dosata con enorme attenzione. Non tutte le professioni possono essere “i lavori della vita” o quello che si è sempre sognato. 

Bisogna avere ben chiaro qual è il contesto e soprattutto la posizione per la quale ci si sta candidando. Si tratta sia di una questione sia di credibilità che di serietà e professionalità.

tra dieci anni mi vedo ancora a fare questo lavoro. 

Normalmente questa potrebbe essere considerata un’espressione di assoluta fedeltà all’azienda. Eppure l’effetto finale può anche essere molto diverso agli occhi di un selezionatore, per il quale, infatti, questa affermazione potrebbe denotare stagnazione, mancanza di ambizione e di voglia di crescere sul lavoro. 

Bisogna, piuttosto, chiedersi cosa si può dare all’azienda e quale potrebbe essere il proprio valore aggiunto, per riuscire a dare una risposta di impatto, in grado di impressionare il recruiter (leggi anche: come rispondere alla domanda: dove ti vedi tra 5 anni?).

il mio difetto più grande è che lavoro troppo. 

La frase, oltre a suonare artificiale e molto preparata, non depone certo a favore dell’onestà del candidato. Le proprie competenze, infatti, vanno sempre e comunque dimostrate nella pratica quotidiana e non a parole.

Un’alternativa indubbiamente migliore è quella di mettere in rilievo l’esperienza lavorativa accumulata e ciò che di positivo si è ottenuto negli anni attraverso l’impegno profuso nel proprio lavoro e nelle esperienze precedenti. In un colloquio di lavoro è utile ricordare come regola generale che l’onestà e la sincerità sono sempre preferibili a ciò che si ritiene che un intervistatore voglia sentirsi dire (leggi anche: pregi e difetti ad un colloquio di lavoro).

conosco bene ciò di cui si occupa la vostra azienda. 

Se durante il colloquio viene chiesto cosa si conosce dell’attività svolta dall’azienda per la quale ci si sta candidando, invece di imparare a memoria le cose lette nella sezione “Chi Siamo” sul sito dell’organizzazione per ripeterle all’intervistatore, sarebbe preferibile fare ricerche più approfondite. Ad esempio, informandosi sul settore di riferimento in generale, sui competitor e sul valore aggiunto che si potrebbe portare all’azienda in un contesto del genere (leggi anche: perché dovremmo scegliere lei? Come rispondere).

In alternativa si può semplicemente ammettere di non conoscere i dettagli, ma solo gli aspetti principali dell’attività, senza mentire su quelle che sono le effettive conoscenze che si possiedono.

sono bravo a risolvere problemi.

Risolvere problemi è certamente un tratto che viene apprezzato dalla maggior parte dei recruiter, a patto che sia supportato da esempi e casi concreti in cui si è effettivamente dimostrato di essere in grado di risolvere una situazione difficile. Inutile fare vuote dichiarazioni generali. Parlare di casi particolari e mostrare all’intervistatore di cosa si è stati capaci fino ad ora è sicuramente la strategia migliore per fare una buona impressione.

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