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    La mummia di Ramses. Il faraone immortale

    Apertura mostra giovedì 9 febbraio- 2023 alle ore 16.00

    Chiusura mostra mercoledì 14 giugno 2023

    Museo del Vicino Oriente Egitto e Mediterraneo e del Centro SAPeri&Co –

    palazzo del Rettorato – piazzale Aldo Moro, 5 Roma

     

     

    Si è aperta oggi a Roma la mostra “La Mummia di Ramses. Il faraone immortale” la mostra è pensata appositamente per bambini, infatti, la parola d’ordine della mostra è “Vietato non toccare!” appunto normalmente, fin troppe volte, giustamente, i bambini nei musei si sentono dire di non toccare.

    Questa mostra, invece, ha un approccio diverso: è per così dire completamente montessoriana.

    Lo scopo della mostra è avvicinare grandi e piccoli alla cultura, qui è tutto un toccare con mano. Si potrebbe dire che qui si ha l’unica occasione di poter stringere la mano al più grande faraone della storia.

    Anche se non è molto risaputo Ramses II è già da secoli, in un certo qual modo, presente nella città di Roma, grazie all’Obelisco Flaminio che si trova nel centro di Piazza del Popolo, infatti, è inciso il nome di suo padre Seti I e di Ramses II, suo figlio, l’obelisco proveniente dalla città di Eliopoli celebra i due faraoni; sembra quasi un atto dovuto andare a vedere la riproduzione della mummia scala 1:1 del faraone Ramses II.

    Lo staff del Museo VOEM e quello del Centro Interdipartimentale FabLab  “SAPeri&Co” di Sapienza  hanno armonizzato la tecnologia più sofisticata con interventi artistici digitali e manuali di altissima qualità.

    La mostra ha per scopo di riprodurre la mummia nel suo aspetto il più possibile simile al vero, anche per poter affrontare quei problemi di conservazione che caratterizzano questi reperti. Sulla mummia è stata quindi appositamente prodotta un’epidermide artificiale costituita di materia organica (nanocellulosa).

    Come ricorda il prof. Nigro: “Il progetto è partito quasi per caso parlando con Sabrina Lucibello che è la direttrice del laboratorio, ho visto che stavano facendo delle cose innovative con una pelle artificiale fatta con dei batteri quindi di materiale organico io l’ho guardata e ho detto che a me sembrava la pelle delle mummie. Da questa mia battuta poi è nata l’dea di creare una riproduzione di una mummia con rigore scientifico dandosi degli obbiettivi precisi: il primo era di usare solo materiali ecocompatibili, il secondo di usare una tecnologia digitale, ed il terzo obiettivo era di comunicare qualcosa di molto impattante”.

    La mostra possiede la peculiarità di esporre per la prima volta nella storia la copia di una mummia organica e dove è possibile utilizzare tutti i sensi: vista, tatto (è possibile toccare), olfatto ( si può annusare le sostanze dell’imbalsamazione), odito ( è possibile ascoltare la voce del faraone che racconta la sua vita), gusto ( le fragranze sono talmente intense che si riescono a percepire anche nel gusto).

    La bravura del prof. Nigro è stata quella di avere la capacità di creare una mostra con esperti transdisciplinari che hanno creato un qualcosa di unico che si esprime in una mostra a tutto tondo.

    La mostra sul faraone Ramses II, infatti, è stata organizzata nell’ambito del progetto “Saperi&Antichità” promosso dal Centro SAPeri&Co della Sapienza Università di Roma, e vede la sua sede espositiva principale presso il Museo del Vicino Oriente, Egitto e Mediterraneo ubicato all’interno della sala Piacentiniana nell’edificio del Rettorato della Sapienza Università di Roma.

    Obiettivo principale del progetto è quello di riprodurre i reperti archeologici dal punto di vista materico, oltre che morfologico, grazie alla combinazione di tecniche di fabbricazione digitale e biofabbricazione, che consentono di restituire un feedback aptico realistico grazie all’utilizzo di materiali dalle diverse caratteristiche sensoriali.

    Per la prototipazione della copia della mummia di Ramses II è stata usata una combinazione di tecnologie di manifattura additiva, quali la stampa Test di stampa 3D e copertura con la nanocellulosa delle componenti della copia della mummia di Ramses II.

    Il prototipo è stato modellato digitalmente da zero utilizzando la più recente foto della mummia come riferimento, intervenendo sulla morfologia degli elementi corporei e sul loro posizionamento. In seguito, il modello 3D ottenuto è stato sezionato in diverse parti, individuando la tecnologia più adeguata alla realizzazione di ogni elemento a seconda della complessità delle relative geometrie. Per gli elementi caratterizzati da un maggior livello di dettaglio, come il volto e le estremità degli arti, è stata utilizzata la stampa 3D FDM, mentre gli elementi con un minor grado di definizione sono stati realizzati tramite fresatura di pannelli in polistirolo.

    Gli elementi stampati in 3D sono stati modellati a mano con uno strato di argilla per riprodurre i dettagli anatomici, ed infine rivestiti con uno strato di nanocellulosa batterica, materiale biofabbricato risultante dal processo di fermentazione di una coltura simbiotica di batteri e lieviti. Le caratteristiche della nanocellulosa la rendono infatti particolarmente adatta a riprodurre da un punto di vista tattile, visivo e olfattivo le qualità della pelle mummificata.

    Le tecnologie di biofabbriazione si basano sull’utilizzo di processi biologici per la riproduzione di materiali, sfruttando i naturali meccanismi di crescita e di riproduzione dei microorganismi.

     

    Storia di Ramses II e la Battaglia di Qadesh

    Il faraone Ramses II nacque nel 1300 a.C. nella città di Avaris (l’antica capitale degli Hyksos) sul delta del Nilo da Seti I (destinato a regnare dal 1294 al 1279 a.C.) e da Tyula. Suo nonno Ramses I è il fondatore di una nuova dinastia, la XIX. Ramses I era amico di Horemheb l’ultimo faraone della XVIII dinastia che lo adottò in quanto senza eredi. Ramses II si trova ad essere un uomo particolare in tempi particolari. Egli era più alto della media egizia superava l’1.85 ed aveva i capelli ramati ed incarnato chiaro.

    Il periodo storico particolare è dato dalla fine della tumultuosa XVIII dinastia che ebbe faraoni come Amenofis IV, passato alla storia come Akhenaten, il faraone eretico che introdusse il monoteismo del disco d’oro di Ra in Egitto e che vide come successori Neferneferuaton, Tutankhamon, Ay, Horemheb che, come già detto, adottò Ramses I il quale diede vita ad un’altra dinastia nel 1291. Ramses I era già in età avanzata e non ebbe modo di lasciare grandi opere.

    Quindi, lo scopo principale del regno di Ramses I e Seti I, fu ristabilire l’ordine in Egitto e riaffermare la sovranità egizia su Canaan e Siria, gravemente compromessa dall’espansione della potenza ittita. Anche se Seti I salì al trono in età non giovanissima, a 35 anni d’età, la sua attività edilizia fu notevole. Tuttavia, ebbe parte del suo regno caratterizzato dalla cooregenza di suo figlio Ramses II che si dimostrò subito all’altezza degli incarichi. La politica estera di Seti I fu contraddistinta da guerre di riconquista nei territori di Nubia, Libia, Canaan, per riprendere i territori persi sotto la XVIII dinastia e soprattutto sotto il faraone Amenofi IV.

    La XIX dinastia, secondo alcuni studiosi, viene vista come la dinastia della cattività ebraica in Egitto e dell’esodo. Stando ai fatti narrati dalla Bibbia Ramses I sarebbe il faraone della strage degli innocenti; Seti I sarebbe il faraone che cresce Mosè a corte e poi Ramses II sarebbe il faraone delle piaghe d’Egitto e del conseguente esodo. La Bibbia non ci dà i nomi dei faraoni né tantomeno date certe, ma solo nomi di città e luoghi che portano a pensare alcuni studiosi che questi potrebbero essere i faraoni dei fatti narrati nell’Antico Testamento. Tuttavia, oggi molti studiosi non ritengono storicamente attendibili i fatti narrati nel libro dell’esodo, in quanto si reputa sia stato scritto in un secondo momento storico dagli ebrei in Giudea nel VI-V secolo a.C., su base di racconti e scritti precedenti, per darsi una unità storica.

    La battaglia di Qadesh, combattuta nel 1275 a.C., vide contrapposte le forze armate egizie e quelle ittite sotto la guida di Muwatalli II, sappiamo che le perdite furono ingenti da ambo le parti, i documenti da cui provengono le informazioni sono “il Poema della Battaglia di Qadesh”, “il Bollettino”, “la stele delle benedizioni di Path”, “il trattato di pace” che costituisce il primo trattato internazionale di pace documentato. Il testo in tavolette d’argilla è esposto nella sede delle Nazioni Unite a New York.

    Le perdite furono ingenti da ambo le parti, ma le truppe egiziane, composte dalle divisioni Ammon, Ra, Horus, e Seth rischiarono di essere completamente distrutte. La divisione di Ammon guidata dal sovrano in persona, in particolare, venne colta di sorpresa e cadde in una imboscata ittita e venne divisa in due. Ma come ci narra la stele:

    Ecco, io prego ai confini delle terre straniere,

    e la mia voce risuona in Ermonti:

    ode Ra, ed è venuto perché io l’ho invocato.

    Mi dà la sua mano ed io giubilo.

    Ha gridato dietro di me: “Avanti, avanti”.

    Io sono con te, io sono tuo padre, la mia mano è con te!

    Io sono più utile di centinaia di migliaia di uomini,

    io sono il signore della vittoria che ama il valore”.

    La battaglia di Qadesh terminò con esito molto incerto, tuttavia, come si nota, il poema enfatizza l’appoggio che Ammon dà al sovrano egiziano durante questa battaglia divenuta epica grazie soprattutto alla organizzazione propagandistica di Ramses II che lo celebra come favorito di Ammon.  Infatti, Ramses II, come lo definisce Jan Assman, è il vero erede di Akhenaton che, in maniera molto scaltra, Ramses II seppe, a differenza di Akhenaton, adorare Ra elargendo attenzioni anche alle altre divinità.

    Ramses II, il Grande, una volta forte e vigoroso e, pur essendo per i suoi sudditi di natura divina, invecchiò come ogni mortale e con la vecchiaia si presentarono molte malattie: aveva una forte scoliosi, li caddero i denti e soffriva di ascessi ed altri problemi legati ad una grave forma di artrite. In vecchiaia dovette soffrire molto a causa dei suoi malanni.

    Nel 1213 a.C , Al ridosso dei festeggiamenti del  67° anno di regno di Ramses II, il grande faraone, morì all’età di 91 anni, nonostante molti egiziani credevano che fosse eterno, infatti la maggior parte degli egizi avevano conosciuto solo lui come faraone, tanto lungo era stato il suo regno.

    Dopo questo grande faraone, i faraoni che li succedettero cercarono di ispirarsi a lui, Ramses II fu preso come modello di “ottimo faraone”, ma nessuno degli undici Ramses che li succedettero riuscì veramente ad eguagliarlo.

    Ramses II fece scrivere, come monito, su una sua statua questa frase: “Se qualcuno vuole sapere quanto grande io sia e dove giaccio, superi qualcuna delle mie imprese”.

    In meno di 200 anni dopo Ramses II l’impero crollò sotto Ramses XI e con esso cessò la sua dinastia ed il Nuovo Regno.

    Infatti, sotto il regno dei successori di Ramses II, si ebbe un lento declino, fino a giungere intorno al 1175 a.C., con l’invasione e le scorribande dei Popoli del Mare, ad una vera e propria crisi permanente che a mano a mano portò il popolo egizio e, forse soprattutto gli operai che conducevano i lavori delle tombe egizie, al saccheggio sistematico dei tesori regali sepolti nelle tombe dei faraoni e dignitari. La fame portò gli egizi al più grande sacrilegio concepibile: profanare la tomba e la mummia di un faraone.

    Ormai già nel 1080 a.C. gran parte delle tombe regali erano state profanate dai razziatori di tombe ed i favolosi tesori faraonici finirono nelle mani dei predatori di tombe. Questo degrado, politico e sociale, interno all’ Egitto dei faraoni, portò alla ribellione delle sue province orientali e meridionali. Il colpo più duro fu l’indipendenza della Nubia, ricca di miniere d’oro, e fonte di ricchezza dell’Egitto.

    Fu così che, per preservare le mummie, i sacerdoti di Karnak prelevarono 40 mummie di faraoni e dignitari   per nasconderle in un luogo segreto e fra esse c’erano: il fondatore del Nuovo Regno, il faraone Ahmose I; Tutmoses III il faraone guerriero; e Ramses II ultimo grande faraone. Casualmente saranno scoperte dopo 3000 anni a Deir el-Bahri.

    Emiliano Salvatore

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