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Favola della domenica – Il cerchio magico

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    C’era una volta un bambino di nome Giorgio che amava molto il gioco del cerchio magico. Glielo aveva insegnato il suo amico Stefano.

    Con lui, Giorgio giocava a pallone e non aveva mai avuto idea che l’amico fosse capace di magie. Un giorno, con fare misterioso, Stefano tirò fuori dalla tasca un fiammifero grande come un bastoncino. Lo sfregò sulla scatola e mormorò alcune parole: ‘Guarda attentamente, adesso..’ disse. Immediatamente dopo lo sollevò ruotandolo in cerchio. Si formò una sfera infuocata che si spense da sola dopo qualche secondo.

    “Che succede?” esclamò Giorgio, allarmato.

    “Aspetta e vedrai”.

    Del cerchio ormai spento era rimasto solo fumo e un sottile filo trasparente.

    “C’è una cosa che desideri? Perché da questa sfera può uscire qualunque oggetto, anche animato.”

    “Sai fare magie o cosa..?”

    “In un certo senso io sono un mago. Coraggio, esprimi un desiderio.”

    Sospettando che l’amico si stesse burlando di lui, Giorgio espresse il desiderio di avere un gatto. Una volta ne aveva trovato uno in un fosso e la mamma non gli aveva dato il permesso di tenerlo con sé.

    Con un salto, Stefano passò attraverso il filo circolare e dalla parte opposta comparve un gatto grigio che, agilmente, si posò a terra; poi si avvicinò a Giorgio facendo le fusa.

    “Misericordia!” esclamò il ragazzo, stupefatto “allora è vero che sei un mago”. Accarezzò la bestiola che si addormentò tra le sue braccia. “E’ incredibile! Come hai fatto?”

    “Te l’ho detto, sono un mago; ci sono tante persone che, come me, possono far apparire cose o animali.”

    “Me lo insegneresti?”

    “Sì; prima di tutto, devi promettere di mantenere il segreto e poi, ci devi credere fino in fondo.”

    “Certo che ci credo, però ora vorrei provare anch’io.”

    “Aspettiamo fino a domani, devi essere pronto. Come chiamerai il micetto?”

    “Pompeo.”

    Il giorno dopo Giorgio era disperato, il suo gatto era sparito.

    “E’ normale, non piangere” disse Stefano “gli animali rimangono fintanto che ne hanno voglia. Può darsi che un giorno o l’altro si rifaccia vivo. Allora, vuoi provare anche tu a fare magie?”. Tese all’amico la scatola di fiammiferi.

    Giorgio annuì, con qualche riserva; a lui, ricevere regali che sparivano dopo poco tempo, non piaceva per niente. Comunque, prima volle sapere da dove venisse la magia del cerchio.

    “Dal nostro cuore” rispose l’amico, “nessuno ti ha detto che l’uomo è un essere eccezionale che può realizzare tutto ciò che vuole?”

    “No, certo; sarebbe troppo bello. Tu come hai fatto a scoprirlo?”

    “Tempo fa ho incontrato un saggio orientale che mi ha spiegato come esista un mondo invisibile al quale siamo collegati e che può conferire poteri magici, se lo vogliamo.”

    “E’ impossibile, non ci credo.”

    “Fidati, io ho provato e ci sono riuscito.”

    “Ti colleghi creando un cerchio di fuoco?”

    “Sì, il fuoco è un modo per smuovere l’energia che c’è nell’universo, ma possiamo trovarla anche dentro di noi.”

    “E il cerchio?”

    “Il cerchio rappresenta il passaggio da uno stato di impotenza fisica a uno di possibilità eccezionali.”

    “E’ fantastico, voglio provare anch’io” ripeté Giorgio prendendo la scatola.

    Stefano guidò la sua mano con il fiammifero acceso fino ad ottenere un cerchio infuocato che formò un anello fatto di filo sottile e trasparente.

    “Ora puoi oltrepassarlo e chiedere ciò che vuoi. Fai attenzione, però, se chiedi cose che danneggiano gli altri, il cerchio si chiuderà e non si formerà più.”

    “Sarebbe a dire?”

    “Che, per collegarsi al mondo di cui ti ho parlato, bisogna provare sentimenti di generosità, di amore e di gioia per le grandi potenzialità della natura. Passando nel cerchio devi  emozionarti chiedendo qualcosa a cui tieni veramente.”

    “Pensi che potrei ritrovare Pompeo?”

    “Certo, puoi provarci.”

    Giorgio, con trepidazione, si concentrò pensando intensamente al gattino scomparso, come l’amico gli aveva consigliato, poi saltò con decisione dentro al filo circolare.

    Gli cadde tra le braccia il micio desiderato. “Ehilà, ci sei riuscito!” esclamò Stefano.

    Giorgio non gli rispose, stava abbracciando Pompeo.

    “Wow! Sono un mago anch’io” esclamò poco dopo.

    “Attenzione” lo ammonì l’amico “stai dimenticando qualcosa.”

    Giorgio lo guardò, incerto: “Che cosa?”

    “Ciò che hai ottenuto non ti è dovuto; la riconoscenza è la dote principale di un mago; se vuoi continuare ad usare il cerchio magico, devi ringraziare le forze invisibili della natura.”

    Giorgio si concentrò e ringraziò il mondo magico e generoso che gli aveva fatto ritrovare Pompeo, poi disse: “Mi spieghi meglio come funziona la magia?”

    “La magia è un atto compiuto con molto desiderio e con convinzione, aggiunto all’emozione di ottenere ciò che desideri e alla gratitudine per la Natura Intelligente che l’ha donato.”

    “Non è facile, ma proverò a seguire i tuoi insegnamenti. Ti ringrazio, amico mio”.

    Così Giorgio imparò a concentrarsi sul mondo magico e, se qualche volta non riusciva ad ottenere ciò che chiedeva, lo attribuiva alla sua scarsa fede nelle forze della natura e nei suoi poteri. Pompeo continuò a vivere con lui.

    Maria Rosaria Fortini

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