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Attualità | 11 febbraio 2022, 13:25

Il Comune di Vallecrosia ha commemorato il 'Giorno del Ricordo' (foto)

L'evento è stato realizzato assieme agli Alpini in congedo dei gruppi Vallecrosia, Bordighera, Camporosso Val Nervia

Il Comune di Vallecrosia ha commemorato il 'Giorno del Ricordo' (foto)

Il Comune di Vallecrosia con gli Alpini in congedo dei gruppi Vallecrosia, Bordighera, Camporosso Val Nervia, ieri, 10 febbraio, hanno celebrato congiuntamente la giornata del ricordo.

"La cerimonia si è tenuta alle 10.30 - si spiega nel comunicato - presso la stele che ricorda i Martiri delle Foibe ubicata nella Piazza della Stazione, sulla Via Aurelia, tra Camporosso e Vallecrosia.

Sono intervenuti una rappresentanza della Giunta e del Consiglio Comunale di Vallecrosia, gli Alpini in congedo, i Carabinieri e la Polizia Locale di Vallecrosia, i Consiglieri della Regione Veronica Russo e Enrico Ioculano, il professore Arrigo e una delegazione di studenti dell'Istituto scolastico Andrea Doria, il Generale di Corpo d'Armata in congedo Marcello Bellacicco e il dott.ing. Giovanni Chersola rappresentante dell'associazione esuli Istriani Giuliana dalmata. Sono stati commemorati tutti i Martiri delle Foibe, barbaramente trucidati dalla milizia Jugoslava del Maresciallo Tito.

Il Vice Sindaco di Vallecrosia dott.ssa Marilena Piardi ha portato il saluto e, citando il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha ricordato che 'Il giorno del Ricordo', istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dell’Armata Jugoslava. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.

Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie nazi-fasciste che, è bene ricordare, purtroppo, furono perpetuate pure da parte di alcuni miliziani italiani, ma che poi da parte Slava si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione italiana inerme e incolpevole.

La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.

Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.

Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa anche se talvolta, soprattutto per ragioni di contrapposto estremismo politico, divisiva e strumentalizzata.

Questa triste storia della persecuzione nei confronti degli Italiani ha conquistato, doverosamente, la dignità della memoria.

Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante o, dall'altra parte, di esasperata insinuazione dell’odio verso le popolazioni che attualmente abitano quelle terre ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia, degli eventi e degli effetti. Questi ci insegnano che l’odio, la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.

Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro è stato rivolto un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale, opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. Esse ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e accrescere gli istituti della democrazia, come di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.

In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale".

C.S.

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